Gli ultimi sviluppi della
politica fermana che hanno portato alla farsa del mancato rimpasto della Giunta
comunale, voluto a parole da FM e SEL, per ragioni diverse, oserei dire
opposte, impongono una riflessione, ed una specificazione chiarificatrice del
percorso che ha portato le forze di questo centro-sinistra, oggi slegate a
livello comunale e nazionale, ad unirsi per proporsi in alternativa alla
vecchia amministrazione capeggiata dall’ex sindaco Saturnino Di Ruscio.
Procediamo con ordine:
Mentre molte forze politiche di
un ipotetico centro-sinistra si sedevano al tavolo della coalizione ancor prima
di scegliere le componenti della coalizione stessa, acriticamente, a
prescindere, quasi per osmosi, il Partito della Rifondazione Comunista fermano
poneva un problema di non poco conto, un problema derivante dalla coalizione di
centro-sinistra che aveva appena vinto le elezioni provinciali senza l’UdC all’interno,
ma con l’apparentamento di una componente centrista come il Centro del Fermano,
compagine guidata da Gaetano Massucci, che ha da subito abbandonato la
coalizione stessa (forse proprio per candidarsi a sindaco di Fermo, chissà),
creando non pochi problemi di ordine politico alla nascente amministrazione
provinciale di Fabrizio Cesetti. Memori di queste scompostezze centriste e
della continuità dell’UdC con la politica del centro-destra di Di Ruscio, il
PRC fermano ha chiesto un incontro con l’allora segretario cittadino del PD,
Peppino Buondonno, e il segretario provinciale, Cinzia De Santis. Questo dopo
diversi passaggi interni al partito per trovare una linea comune da proporre, e
da perseguire. All’incontro il PRC ha posto il veto sull’ingresso dell’UdC in
coalizione, conditio sine qua non per
iniziare un percorso assieme ad un possibile centro-sinistra, nei fatti ancora
tutto da definire, nonostante i soliti noti si erano da subito seduti sulle
rispettive sedie, poi diventate immancabilmente poltrone.
Ottenute le rassicurazioni del
caso mezzo stampa (nell’ottobre 2010 esce il comunicato del PD che garantisce
l’assenza dell’UdC dalla nascente coalizione di centro-sinistra), il PRC
accetta di sedersi al tavolo politico. All’inizio si sono seduti anche alcuni
esponenti de il Centro del Fermano, ma da subito se ne sono allontanati,
nell’inconcludenza delle loro richieste e nella evidente distanza
programmatica.
Dopo alcune discussioni accese
inerenti il candidato Sindaco, si è giunti ad una sintesi sul nome della
professoressa Nella Brambatti, persona
che sembrava mettere d’accordo tutti ed evitare le inutili Primarie, dalle
quali esce sempre un candidato meno forte (vedi Bersani vs. Renzi alle ultime
Primarie del PD), contrariamente a quello che si vorrebbe far credere.
Mentre tutto sembrava andare
per il verso giusto, con un candidato Sindaco condiviso e in anticipo, nella
consapevolezza di un centro-destra spaccato e alla deriva, con il Centro del
Fermano uscitosene volontariamente, un fatto destinato a sconvolgere la
coalizione e la futura amministrazione giunge come un fulmine a ciel sereno.
Una serie di transfughi dell’UdC, negli anni passati contigui
all’amministrazione Di Ruscio, e capeggiati dall’avvocato Giovanni Lanciotti,
sembrano intenzionati a salire sul possibile carro dei vincitori (poi risultato
tale, come sappiamo), e fanno pressione sulla coalizione nascente di
centro-sinistra, attraverso la civica Fermo Insieme, di Bibi Iacoponi e Paolo
Calcinaro, nata ai tempi del sostegno a Buondonno sindaco. Anche in quel caso
gli unici a storcere il naso fummo noi del PRC, nella fattispecie il
sottoscritto, decisamente contrario e convinto che sarebbero poi stati un
problema. Ma il Circolo del partito decise di non ostacolare questo percorso
nuovo, che avrebbe portato di lì a poco alla nascita di Fermo si Muove, con
l’abdicazione di fatto sia di Bibi Iacoponi che di Paolo Calcinaro,
quest’ultimo poi rientrato in gioco grazie all’incredibile risultato
elettorale, che lo ha visto essere il più votato dai fermani.
Col senno di poi oggi tutti si
sono resi conto che questo è stato il punto di non ritorno, l’orizzonte degli
eventi del buco nero dell’amministrazione Brambatti. Qualcuno già subodorava, e
proprio nell’opporsi alla nomina di Giovanni Lanciotti alla presidenza del
Consiglio produceva il primo atto in discontinuità con la vecchia politica.
Questo atto, assieme alla
critica della nomina di un assessore all’Urbanistica in contrasto con i
requisiti richiesti dallo stesso nuovo sindaco Brambatti, cioè quelli delle
preferenze e/o delle competenze, culmina con l’uscita del PRC dalla coalizione
di centro-sinistra, dopo aver constatato anche la nomina del consigliere eletto
Andrea Morroni alla presidenza della II Commissione consiliare, in contrasto
con ogni logica di garanzia.
Tutte queste “spiacevoli
sviste”, tanto per citare un assessore di questa giunta, hanno portato alle
problematiche di oggi, che sembrano potersi risolvere con un semplice rimpasto.
Una linea politica non discontinua con la precedente amministrazione e
macchiata d’incapacità e pressappochismo non può risolversi spostando dei nomi
come semplici pedine d’un gioco da tavolo. Non basta, non serve. In un nostro
articolo uscito nel 2012 si riportava questo: Cambiare non un modello ma solo gli interlocutori: è questa per la
“sinistra“ la più grossa e grave sconfitta.
Questi giochetti non portano
più a nulla, i cittadini sono stanchi, e credo molto più consapevoli ora. La
coalizione di centro-sinistra che amministra Fermo non rispecchia le dinamiche
della politica italiana, che oggi vedono le larghe intese tra coloro che da noi
continuano a dividersi sul nulla, consapevoli di aver fatto poco e male come
amministrazione passata, e poco e male anche come amministrazione presente.
Siamo al capolinea.
Il tempo, come sempre, è
galantuomo. Oggi le scelte del PRC fermano sono riconosciute da tutti come le
uniche possibili allora, e come tali vengono rispettate. Ma questo non basta, e
non consola nessuno. Vedere questa amministrazione inconcludente non può che
preoccupare, e nemmeno le dimissioni da segretario cittadino e il suo abbandono
ultimo del PD da parte dell’uomo (Buondonno) che più ha impersonato questa
metodologia politica ci può consolare, semplicemente perché il nostro Paese e
la nostra città attraversano un momento di crisi talmente profondo da far
passare in secondo piano queste dinamiche sterili e infruttifere. Troppo
facile, troppo tardi, il mio laconico commento a questa vicenda.
Da semplice cittadino più che
da ex segretario del PRC, mi auguro che alcune di quelle forze politiche di
sinistra che a livello nazionale si stanno ravvedendo, pur non essendo immuni
da colpe, nella formazione di “Italia. Bene comune”, nell’accettazione di tutti
i diktat europei e delle Primarie interne al PD, oltre che nell’invocazione del
voto utile in funzione antiberlusconiana (l’inganno più vergognoso degli ultimi
anni, culminato nell’evidenza dell’inciucio); mi auguro che queste forze -
dicevo - si armino di coerente coraggio e segnino un punto fermo, decretando la
fine del fiancheggiamento amministrativo del PD anche a livello locale,
segnando definitivamente la distanza tra la politica come megafono della protesta
di popolo (redistribuzione, beni comuni, difesa del lavoro, reddito minimo), e
la mera politica di Palazzo (inciuci, rimpasti, tatticismi, interessi privati).
Simone Tizi