venerdì 29 maggio 2009

Il ricordare diventa un atto rivoluzionario, quando tutti dimenticano


Il ricordare diventa un atto rivoluzionario, quando tutti dimenticano. Infatti gli uomini di questo Paese, delle sue provincie e delle sue città - esattamente delle provincie e delle città come la nostra -, hanno smesso di pensare storicamente. Purtroppo noi tutti lo stiamo facendo, da molto tempo. Per questo è giunto il momento di non vergognarsi più del proprio passato, dei propri valori, della propria storia, delle lotte e delle conquiste ottenute attraverso l’ideale di chi vuole far prevalere l’interesse e il bene comune sugli interessi privati.

E’ ora che qualcuno ricominci a parlare dei valori comunistici, dei valori che l’ideale comunista rappresenta: equità e redistribuzione. Cioè di un sistema sociale per cui i beni del mondo dovrebbero essere goduti in comune da tutti, nessuno escluso.

Oggi non ci sono più dei modelli economici di scuola socialista che perseguano equità, redistribuzione e piena occupazione. Il modello economico capitalistico non è equo, non redistribuisce ricchezze e non persegue la piena occupazione, perciò ogni movimento che si rifà al modello capitalistico non può essere considerato come tale. La stessa democrazia in un mondo governato dal libero mercato diventa una forma diluita di nazismo o di fascismo, come scriveva Gandhi nel 1940.

L'individuo può essere libero solo se tutti gli altri lo sono, solo quando tutti gli altri esseri umani hanno un tetto e cibo a sufficienza ogni giorno. Altrimenti non c'è libertà ma sopruso. Ogni accumulazione è un sopruso. Il modello economico comunista non limita niente e nessuno, propone unicamente la certezza che tutti possano usufruire delle risorse equamente, persegue la piena occupazione e l’uguaglianza sociale. Invece il modello economico capitalista crea diseguaglianza, non limita l’arricchimento dei singoli, che si possono permettere di accumulare ricchezze infinite, sottraendone agli altri.

Per questo noi oggi dobbiamo essere fieri di una lista unitaria comunista. Dobbiamo essere fieri di questi compagni che ci hanno messo la faccia e si sono rimboccati le maniche per rappresentare ancora una volta il bene di tutti. Dobbiamo essere fieri di questi candidati, scelti con passione tra giovani e donne, operai e studenti. Lavoratori onesti e scrupolosi, compagni ricolmi di virtù.

Uno dei primi cinici, l’ateniese Antistene, già nell’antica Grecia osava dire che: “Perduto è quello stato che più non distingue fra delinquenti ed onesti.”

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