sabato 16 ottobre 2010

Le bestie dalla Serbia, falso evento


di Wu Ming 5

Il Demos non sa che farsene della democrazia. Questo mi viene in mente se ripenso alle scene televisive di Italia-Serbia. Non sono Valerio Marchi, e le mie analisi tendono al generale, sempre. Non sono così addentro al “fenomeno ultras” da potermi spacciare per esperto, ero solo uno che andava in curva negli anni ’80. E’ proprio in questi frangenti che la voce di Valerio manca. Non che ci sia silenzio attorno alla vicenda. Anzi, c’è il frastuono. I titoli dei giornali: “Vergogna”, “Ecco le Bestie”. Le Bestie. Cioè quelli che portano fino in fondo il discorso imperante nel campo simbolico: identità, radici, essere-qualcuno, amico-nemico. Il medesimo discorso di molti partiti al governo in Europa. Mi viene in mente che parecchi dei nazionalisti serbi in azione a Genova devono essersi trovati, da bambini, sotto i bombardamenti democratici dell’occidente, cioè del Mondo. Non è un discorso giustificazionista: chi non comprende il nemico è destinato a soccombere. Vedete bene che qui, sì, il calcio davvero non c’entra. E neanche gli ultras. E’ utile quindi un sforzo di analisi, cercare il frattempo, riflettere, ragionare: tutte cose che non si possono fare sotto la spinta urgente della cronaca.
Nell’ansia di chiudere i conti con l’egualitarismo, l’ideologia-mondo ha esaltato il discorso della soggettività fino al parossismo. Non si tratta solo di identità etnico-religiose. Pensiamo al fiorire di identità sessuali, comportamentali, sottoculturali degli ultimi anni. Ogni discorso generale sull’uomo e sul suo ruolo nel mondo viene tacciato di Totalitarismo. Il Demos non sa che farsene della democrazia: la democrazia come confronto di opinioni pilotate interessa ormai solo chi pilota le opinioni e chi è incapace di pensiero critico. Chi crede che lo sfacelo ambientale, politico, sociale e morale che va sotto il nome di capitalismo sia “naturale”, e chi di questo sfacelo si nutre. Il populismo di destra, il riaffacciarsi paradossale della bestia proletaria sulla scena europea dà una risposta feticistica e brutale a questi problemi. E’ certamente falso evento, perché la sua rivolta, declinata dentro i parlamenti, nelle TV di regime o negli stadi non può toccare il reale. E’ pericoloso, proprio perché non è alternativo alla democrazia liberale. Ci convive, pronto a sussumerla e a perseguire gli stessi scopi: ognuno al suo fottuto posto. Quello che abbiamo visto in TV, l’ultrà serbo arrampicato sulle reti, dice, oggi più che mai: socialismo o barbarie.

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