Centoventi ettari di fertile campagna e di bel paesaggio nel mezzo del quadrilatero Fermo-Sant’Elpidio a Mare-Porto Sant’Elpidio-Porto San Giorgio, stanno per essere sommersi da una coltre di cemento e asfalto nella forma di un faraonico motodromo del quale la maggior parte degli abitanti della zona, francamente, non sente il bisogno. Il Comitato per la Bellezza si unisce alla denuncia contro questa iniziativa che porta ad altro inutile consumo di suolo e di paesaggio e che colpisce una zona di alto valore paesaggistico, storico e naturalistico. Il motodromo in questione, dovrebbe infatti sorgere alle porte di Fermo, in località San Marco, a trecento metri dall’Abbazia di San Marco alle Paludi, a poca distanza da una storica torre medievale, ai margini del Parco fluviale Alexander Langer. In questo ambiente incontaminato, attualmente destinato ad agricoltura estensiva, la società Agrisea, sostenuta dal sindaco di Fermo, intende realizzare il megaimpianto sportivo che, nelle più rosee prospettive, quando sarà in piena attività, darà lavoro al massimo a quaranta addetti. Quanti posti di lavoro – anche a voler ragionare soltanto in questi termini economicistici – può invece produrre un paesaggio ben conservato sotto forma di turismo culturale, di agriturismo, di residenze qualificate in antichi borghi e casali, di agricoltura specializzata, di “immagine” internazionale? Certamente molti ma molti di più. E senza dissipare un solo ettaro di suoli liberi e di paesaggio.
Qui, invece, 120 ettari rischiano di venire ‘consumati’, asfaltati e cementificati, per creare 40 ipotetici posti di lavoro (30.000 metri quadrati a testa), in una regione che in termini di impianti dedicati al motociclismo risulta già piuttosto fornita, senza contare la relativa vicinanza con quelli di Montorio al Vomano, nel Teramano, di Magione nel Perugino e di Misano Adriatico, fra Riccione e Cattolica, nel Riminese, per non parlare poi del Mugello e Vallelunga abitualmente frequentati dai centauri marchigiani.
La preoccupazione delle associazioni ambientaliste fermane e marchigiane è dunque più che fondata e condivisibile: il pericolo che la colata di cemento si abbatta su una zona di particolare pregio è incombente. Il richiamo alla mobilitazione per la difesa del suolo e del paesaggio è un dovere civico che ogni cittadino dovrebbe ascoltare e sostenere: soltanto nel decennio 1995-2006 in Italia sono spariti sotto un coltre di cemento e asfalto terreni agricoli o boschivi liberi pari alla superficie dell’intera Umbria. Si può soltanto immaginare con raccapriccio quale enorme porzione di Bel Paese abbia fatto la stessa fine dal 1946 al 1995. Con l’aggravante che il più recente “boom” edilizio, durato dal 2000 al 2007, non ha neppure scalfito l’emergenza-casa per le giovani coppie, per gli immigrati, per i ceti più deboli, concentrandosi per lo più su condominii a caro prezzo e su seconde e terze case. Facciamo pertanto appello alla sensibilità e all’intelligenza politica di quanti alla Regione Marche, in Provincia e in Comune sono politicamente preposti alla pianificazione urbanistica e paesaggistica e alla promozione turistica affinché questo nuovo grave scempio venga risparmiato al paesaggio fermano e marchigiano la cui particolare bellezza è ormai nota a livello internazionale. Uno straordinario valore “in sé” che va tutelato e quindi attentamente preservato.
La preoccupazione delle associazioni ambientaliste fermane e marchigiane è dunque più che fondata e condivisibile: il pericolo che la colata di cemento si abbatta su una zona di particolare pregio è incombente. Il richiamo alla mobilitazione per la difesa del suolo e del paesaggio è un dovere civico che ogni cittadino dovrebbe ascoltare e sostenere: soltanto nel decennio 1995-2006 in Italia sono spariti sotto un coltre di cemento e asfalto terreni agricoli o boschivi liberi pari alla superficie dell’intera Umbria. Si può soltanto immaginare con raccapriccio quale enorme porzione di Bel Paese abbia fatto la stessa fine dal 1946 al 1995. Con l’aggravante che il più recente “boom” edilizio, durato dal 2000 al 2007, non ha neppure scalfito l’emergenza-casa per le giovani coppie, per gli immigrati, per i ceti più deboli, concentrandosi per lo più su condominii a caro prezzo e su seconde e terze case. Facciamo pertanto appello alla sensibilità e all’intelligenza politica di quanti alla Regione Marche, in Provincia e in Comune sono politicamente preposti alla pianificazione urbanistica e paesaggistica e alla promozione turistica affinché questo nuovo grave scempio venga risparmiato al paesaggio fermano e marchigiano la cui particolare bellezza è ormai nota a livello internazionale. Uno straordinario valore “in sé” che va tutelato e quindi attentamente preservato.
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