martedì 20 aprile 2010

Faccio il tifo per il vulcano



Io faccio il tifo per il vulcano islandese Eyjafjallajökull . È bene che ogni tanto la natura, indifferente, imparziale e moralmente amorale, ricordi all’uomo, che nella sua demenziale ubris, sta diventando la bestia più stupida del Creato, non è il padrone del mondo. Il vulcano islandese esplose già, con la stessa violenza, due secoli fa ma nessuno se ne accorse tranne i pochi abitanti di quelle terre lontane, mentre oggi sta mandando in tilt l’intero pianeta. Due secoli fa gli aeroplani non esistevano. Ma non è solo una questione puramente tecnologica. Già nel primo secolo a. C. il filosofo greco Posidonio sapeva che qualsiasi accadimento in qualsiasi parte dell’universo influisce su qualche altra cosa nell’universo. Quella che era un’intuizione concettuale noi moderni l’abbiamo fatta diventare una realtà concreta. Abbiamo creato un sistema talmente complesso, integrato e universale che qualsiasi fatto negativo in qualsiasi parte del mondo lo inceppa. E questo vale non solo per gli accadimenti imparziali della natura ma anche, e forse soprattutto, per quanto noi stessi facciamo. La Grecia è in crisi? Solo una cinquantina di anni fa la cosa avrebbe riguardato solo i greci e, dato che non sono quelli antichi, ma quelli di oggi, stupidi come tutti gli uomini di oggi, avremmo potuto fregarcene. Invece se crolla la Grecia crolla economicamente l’Unione europea e, di lì a poco, l’economia mondiale, almeno quella del mondo industrializzato e di quello che, a calci in culo e magari con l’aiuto di qualche "bomba blu", stiamo spingendo a forza sulla "via dello Sviluppo".

Siamo stati così cretini, e avidi, noi occidentali, la "cultura superiore", da voler piegare il mondo intero, o quasi, a un unico modello per cui se per caso, per fatto di natura o altro, questo si inceppa o si dimostra sbagliato non abbiamo vie di fuga. Qualsiasi macchina, appena un po’ sofisticata, ha almeno due motori, se se ne rompe uno si va con l’altro. Noi abbiamo un solo motore, abbiamo omologato il pianeta a un’unica dimensione, ad un unico sistema, ad un unico modello. Che è sbagliato in re ipsa perché si basa sulle crescite esponenziali, che esistono in matematica, non in natura. Verrà il giorno, non più tanto lontano, in cui questo sistema imploderà su se stesso. Basterà che uno spillo cada in Giappone. Si salveranno solo quei pochi popoli che ne sono rimasti fuori. Gli indigeni delle isole Andemane che, pur essendo i più vicini, dopo Sumatra, all’epicentro dello tsunami, non hanno avuto né un morto né un ferito. Perché non hanno mai accettato di contaminarsi con lo “sviluppo” e invece di affidarsi a ottusi strumenti tecnologici sanno ancora guardare il mare con occhio umano, ascoltarlo con orecchie umane, sentirlo con cuore umano. Forza Eyjafjallajökull.

Massimo Fini
da il Fatto Quotidiano del 20 aprile

1 commento:

Anonimo ha detto...

Certi articoli no-global la nostra dissoluta (disciolta e viziosa) sinistra li lascia a Massimo Fini.