martedì 25 maggio 2010

Morire di lavoro, ingiustizia e indifferenza

I protagonisti di questa vicenda marchigiana sono tre. Una famiglia, la giustizia e un sindaco. Andiamo per ordine.

Andrea Gagliardoni è un ragazzo di 23 anni. Lavora presso la Asoplast di Ortezzano. Ogni giorno per recarsi in azienda fa 80 km per andare e 80 per tornare. Il 20 giugno del 2006 si alza alle 3.45, il suo turno comincia alle 5. Una macchina tampografica inizia a dare problemi, come aveva fatto altre volte in passato. Andrea mette la macchina in stand-by, ma la pressa riparte ed i tamponi siliconici gli spezzano l’osso del collo. I carabinieri comunicano alla madre Graziella Marota dell’incidente alle 12.20 mentre era a lavoro.

La giustizia entra in scena. Per la morte di questo ragazzo sono stati indagati per omicidio colposo l’amministratore delegato della ditta, per aver disattivato l’unico sistema di sicurezza per velocizzare la produzione, e il progettista della macchina per aver costruito e apposto un marchio CE ad una macchina non conforme ai requisiti essenziali di sicurezza previsti dall’allegato 1 del D.P.R. 459/96 delle norme UNI. Questi due signori vengono condannati ad 8 mesi con la sospensione della pena.

La madre di Andrea alla notizia rimase sconvolta. La natura vuole che siano i figli a sopravvivere ai genitori, quando accade il contrario il dolore è indefinibile e incolmabile. Una donna distrutta e logorata da un dramma che non le ha nemmeno dato giustizia. quando muore Andrea, Graziella è sotto choc. Non sa cosa deve fare, ma Andrea deve avere una sepoltura. Allora si fa prestare un loculo da un’amica, che è per l’intera famiglia una seconda mamma. Dopo 4 anni, la signora che ha avuto problemi di salute vorrebbe il suo loculo. Graziella va dal sindaco, ma questi gli dice che non è possibile traslare Andrea finché la signora non muore. Inizia una via crucis al comune, senza nessuna risposta. Il sindaco resterà irreomiovibile persino di fronte agli avvocati della trasmissione di Mi manda rai 3 che gli dicono che non esistono regolamenti che avvalorano la sua tesi.

Il 19 giugno ore 14.30 a Porto sant’Elpidio si terrà un presidio affinchè il sindaco prenda una decisione che vuole tutta l’Italia.

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