martedì 28 dicembre 2010
mercoledì 22 dicembre 2010
Il vero male

Fernando Pessoa, Il banchiere anarchico
lunedì 20 dicembre 2010
Liberate Kabul
di Massimo Fini - 18 dicembre 2010
Un'ottantina di celebrità del mondo dello spettacolo, della letteratura, della politica ha firmato sul Times un appello, inviato formalmente all'ayatollah Alì Kamenei e al presidente iraniano Ahmadinejad, intitolato "liberate Ashtiani", più universalmente nota come Sakineh. È una bella compagnia.
venerdì 10 dicembre 2010
Boicottiamo l'istruzione, la cultura borghese
Non potevo nemmeno pensare di studiare una sola delle dotte discipline che portano ad avere questo o quell'impiego, poiché mi apparivano tutte estranee ai miei gusti o contrarie alle mie opinioni. Coloro che stimavo più di chiunque altro al mondo erano Arthur Cravan e Lautréamont, e sapevo perfettamente che tutti i loro amici, se avessi accettato di fare studi universitari, mi avrebbero disprezzato non meno che se mi fossi rassegnato a svolgere un'attività artistica. E se non avessi potuto avere quegli amici, non avrei certamente ammesso di potermene consolare con altri. Mi sono fermamente tenuto, dottore in niente, lontano da ogni parvenza di partecipazione agli ambienti che passavano allora per intellettuali o artistici. (Guy Debord)
domenica 5 dicembre 2010
Prima poesia

Un arcobaleno viene a versarsi nella mia finestra, sono elettrizzato.
Erompono canzoni dal mio petto, il mio primo pianto si ferma, il mistero riempie l'aria.
Cerco le mie scarpe sotto il letto.
Una grassa donna negra diventa mia madre.
Ancora non ho denti falsi. Improvvisamente dieci bambini mi sie-
dono in grembo.
Mi faccio crescere la barba in un sol giorno.
Bevo un'intera bottiglia di vino a occhi chiusi.
Disegno sulla carta e sento di essere ancora due. Voglio che tutti mi
parlino.
Rovescio l'immondizia sul tavolo.
Invito migliaia di bottiglie nella mia camera, le chiamo insetti di
giugno.
Adopero la macchina da scrivere come cuscino.
Un cucchiaio diventa forchetta davanti ai miei occhi.
I mendicanti mi danni tutti i loro soldi.
Non ho bisogno di altro che di uno specchio per il resto della mia
vita.
I miei primi cinque anni li ho vissuti in pollai senza abbastanza bacon.
Mia madre mostrava la sua faccia da strega di notte e raccontava
storie di barbe blue.
I miei sogni mi sollevano dal mio letto.
Ho sognato che saltavo nella canna di una rivoltella per far la lotta
con un proiettile.
Ho incontrato Kafka e lui è saltato sopra una casa per fuggire da me.
Il mio corpo è diventato zucchero, versato nel tè ho trovato il signifi-
cato della vita.
Non avevo bisogno d'altro che di inchiostro per essere un negro.
Cammino per la strada in cerca di occhi che accarezzino la mia faccia.
Ho cantato negli ascensori credendo di andare in paradiso.
Sono sceso all'86° piano, ho camminato per il corridoio in cerca di mozziconi freschi.
Il mio sperma diventa un dollaro d'argento sul letto.
Guardo fuori dalla finestra e non vedo nessuno, vado giù nella strada,
guardo verso la mia finestra e non vedo nessuno.
Allora parlo all'idrante dei pompieri, e gli chiedo "Hai delle lacrime
più grandi delle mie?"
Nessuno in giro piscio dove capita.
Mie trombe di Gabriele, mie trombe di Gabriele: spiegate i canti di
gioia, il mio gaio giubilo.
(peter orlovsky)