di : New Yorker
mercoledì 15 febbraio 2012 - 10h34
"Sono davvero sorpreso da come fa Assad a restare ancora al potere. In passato suo padre era l’unico leader arabo che mi ha battuto. Nel 1973, se non era per Anvar Sadat, il padre del giovane Assad avrebbe potuto battere l’Occidente sul campo, perché la Siria da allora, come lo è anche adesso, era il nucleo più potente della resistenza araba all’Occidente.
Sono sicuro che senza l’aiuto di Sadat ci sarebbe stata una guerra contro Israele e gli arabi avrebbe potuto vincere contro Israele. Noi abbiamo fatto tutto ciò che era possibile contro l’Iran e contro la Siria. Personalmente ero al corrente di tutte le offerte che abbiamo fatto a Assad per allontanarsi dall’Iran, ma lui non ha ceduto e confesso che in lui ho visto l’immagine del padre che mi aveva battuto in modo simile nel 1973.
Ora è dal maggio 2011 che stiamo cercando di destabilizzare il suo regime, ma non riusciamo a stanarlo e questo mi ricorda quella formidabile forza che era l’impero mongolo che aveva preso tutta l’Asia Centrale e il Medioriente in un lampo, ma si fermò dietro le mura di Damasco. La cosa che mi sorprende è che la Siria, pur restando un paese senza grandi risorse e quasi povero, dispone di infrastrutture cosi forti e cosi stabili; ha i generi alimentari immagazzinati per oltre 5 anni ed è auto sufficiente per servizio sanitario ed energetico.
Inoltre, dall’esercito siriano composto da più di 500 mila unità, siamo riusciti ad ottenere solamente 1500 defezioni in tutti questi mesi e non riusciamo a dividerla internamente pur essendo un paese composto da circa 40 etnie diverse. Senza dubbio la grande maggioranza dei siriani sta con Assad e il paese ha l’appoggio dell’Iran, Russia e Cina. Non ci resta che insistere con la strategia di farla scoppiare dall’interno.
Dobbiamo continuare a mantenere alte le fiamme che abbiamo acceso e farla bruciare internamente. Noi non possiamo rinunciare ai nostri interessi e dobbiamo continuare e destabilizzare la Siria per ottenere ciò che vogliamo."
mercoledì 15 febbraio 2012 - 10h34
"Sono davvero sorpreso da come fa Assad a restare ancora al potere. In passato suo padre era l’unico leader arabo che mi ha battuto. Nel 1973, se non era per Anvar Sadat, il padre del giovane Assad avrebbe potuto battere l’Occidente sul campo, perché la Siria da allora, come lo è anche adesso, era il nucleo più potente della resistenza araba all’Occidente.
Sono sicuro che senza l’aiuto di Sadat ci sarebbe stata una guerra contro Israele e gli arabi avrebbe potuto vincere contro Israele. Noi abbiamo fatto tutto ciò che era possibile contro l’Iran e contro la Siria. Personalmente ero al corrente di tutte le offerte che abbiamo fatto a Assad per allontanarsi dall’Iran, ma lui non ha ceduto e confesso che in lui ho visto l’immagine del padre che mi aveva battuto in modo simile nel 1973.
Ora è dal maggio 2011 che stiamo cercando di destabilizzare il suo regime, ma non riusciamo a stanarlo e questo mi ricorda quella formidabile forza che era l’impero mongolo che aveva preso tutta l’Asia Centrale e il Medioriente in un lampo, ma si fermò dietro le mura di Damasco. La cosa che mi sorprende è che la Siria, pur restando un paese senza grandi risorse e quasi povero, dispone di infrastrutture cosi forti e cosi stabili; ha i generi alimentari immagazzinati per oltre 5 anni ed è auto sufficiente per servizio sanitario ed energetico.
Inoltre, dall’esercito siriano composto da più di 500 mila unità, siamo riusciti ad ottenere solamente 1500 defezioni in tutti questi mesi e non riusciamo a dividerla internamente pur essendo un paese composto da circa 40 etnie diverse. Senza dubbio la grande maggioranza dei siriani sta con Assad e il paese ha l’appoggio dell’Iran, Russia e Cina. Non ci resta che insistere con la strategia di farla scoppiare dall’interno.
Dobbiamo continuare a mantenere alte le fiamme che abbiamo acceso e farla bruciare internamente. Noi non possiamo rinunciare ai nostri interessi e dobbiamo continuare e destabilizzare la Siria per ottenere ciò che vogliamo."
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