sabato 27 giugno 2009

La bufala delle "elezioni rubate"


La parola al popolo iraniano

La bufala delle "elezioni rubate"

Massimo Fini

Aggiungo che non se ne può più di quest'informazione di regime piegata dalle bieche convenienze politiche ed economiche. Non se ne può più della censura, di quello che fa comodo negare, e dall'eccessiva visibilità, di quello che fa comodo far vedere. La distorsione dell'informazione crea la distorsione della Storia, e noi non possiamo cadere in questa trappola:

La pena di morte c'è in più della metà degli Usa. In Iran hanno votato scgliendo liberamente con larga maggioranza.

In Italia sotto il fuoco della polizia sono morte decine e decine di manifestanti, questo senza scomodare Carlo Giuliani.

Riguardo la democrazia:

Gandhi nel 1940 scriveva che «la democrazia occidentale, nelle sue attuali caratteristiche, è una forma diluita di nazismo o di fascismo»

Ed io la penso come Gandhi. Difatti sono nell'ultimo raid fatto dagli Usa in Afghanistan sono morte cento persone, in gran parte civili, sempre in nome e per conto della stessa democrazia di cui parlava Gandhi.

Riguardo i popoli, non mi sembra che in Iran ci sia la Resistenza, non vedo partigiani. E poi, come scriveva Jack London:

[...] Non aggiungerò che poche parole conclusive. La libertà, l’indipendenza sono beni supremi che non possono essere accordati o imposti a razze e classi. Se le razze e le classi non sono capaci di sollevarsi, di lottare con la forza del loro spirito e dei loro muscoli per la libertà e l’indipendenza del mondo, non riusciranno mai, quando verrà il momento, ad accedere a quei beni supremi – e se quei beni supremi saranno loro offerti con condiscendenza, su un piatto d’argento, da individui superiori, non sapranno che farsene, non se ne serviranno e resteranno ciò che sono sempre state in passato: razze inferiori, classi inferiori.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Le foto qui sopra rappresentano, accanto ai manifestanti di Musavi, alcune delle centinaia di vittime dei servizi segreti già dello Shah, Savak, poi sussunti pari pari dal primo ministro di Khomeini, Mir-Hussein Musavi, per annegare in un oceano di sangue centinaia di migliaia di rivoluzionari comunisti e islamisti di sinistra che avevano cacciato lo Shah e fatto trionfare una rivoluzione laica e progressista. Si dovebbero aggiungere le immagini del milione di morti provocati da Musavi negli otto anni di guerra all’Iraq commissionatagli da Ronald Reagan per ridurre l’Iraq alla ragione imperialista e punirlo per aver costituito il Fronte del Rifiuto arabo contro la resa egiziana a Israele. [...]

[...] Conviene, comunque, ricordare ai chierichetti diritto-umanisti, più o meno consapevole mercenariato imperialista, i connotati precisi della nemesi iraniana Mir Hussein Musavi (vedi anche il mio precedente post sulla rivoluzione verde). Angolo persiano dell’esagono USA che comprendeva Michael Ledeen (neocon del Pentagono)-Kashoggi (miliardario saudita, fiduciario Cia)- Ghorbanifar (mercante d’armi iraniano)-Oliver North (esecutore Iran-Contra)-Ronald Reagan (mandante Iran-Contra), l’ex-premier 1980-85 negli anni ’80 si è arricchito del traffico d’armi e droga con cui Israele, Khomeini e la Cia finanziarono l’assalto Usa al Nicaragua sandinista (20mila morti), nonché la guerra dell’Iran all’Iraq su mandato USraeliano. Tutto questo accadeva sotto l’ombrello di alcuni istituti specializzati in operazioni sporche destinate a rimuovere fisicamente avversari e a effettuare cambi di regime senza l’intervento ufficiale delle forze armate. Nella Coalizione per la Democrazia in Iran figuravano, oltre ai partner di Musavi sopra citati, esperti di destabilizzazioni come lo JINSA (Istituto Ebraico per la Sicurezza nazionale), l’ex-capo della Cia James Woolsey, l’American Enterprise Institute, l’Hudson Institute, il National Endowment for Democracy, più una prezzemolata di ultrà del bellicismo Usa. Tutta roba già attivatasi con soldi, logistica e capobastoni neocon come Brzezinski, Richard Perle, Elliott Abrams. Robert Kagan, William Kristol, per le varie rivoluzioni colorate, a partire da Belgrado e dalla Cecenia e a finire con il Darfur e ora l’Iran. Come anche documentato egregiamente da un’ agghiacciante puntata di “Report” di qualche tempo fa...