Pescara, censurati i manifesti UAAR
La richiesta del circolo UAAR di Pescara di affiggere manifesti con la scritta Crocifisso a scuola? No grazie è stata respinta dall’amministrazione comunale. Il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia (centrodestra) ha dichiarato che “in qualità di legale rappresentante dell’amministrazione comunale” ha ritenuto “inopportuna” la concessione dell’autorizzazione, in quanto i manifesti “non intendono diffondere una propria convinzione di carattere religioso, ma piuttosto a mettere in discussione la credibilità di un simbolo, il crocifisso, storicamente condiviso dall’intera cristianità”. Il sindaco ha aggiunto che, a suo dire, “il dettato costituzionale” fa riferimento “proprio al ‘comune sentire’, ossia ai principi ampiamente condivisi dai cittadini e profondamente radicati nella collettività”. Ha inoltre ricordato che “il Regolamento comunale per le pubbliche affissioni, all’articolo 35 bis, comma 1, stabilisce che è facoltà dell’Ufficio competente rifiutare l’affissione di materiale pubblicitario il cui contenuto possa integrare ipotesi di reato. A tale proposito si pone l’attenzione sulla possibilità, ovviamente da approfondire nelle opportune sedi, che i contenuti dei manifesti in questione siano tali da configurare un delitto contro le confessioni religiose, di cui al titolo IV del Codice penale”.
Contro la decisione del sindaco si sono già espressi i consigliere regionali Maurizio Acerbo e Viola Arcuri di Rifondazione Comunista, i quali hanno definito la decisione del sindaco “illegittima e incostituzionale; perché in un paese democratico non è possibile sottoporre a censura le opinioni di cittadini, associazioni o partiti [...] queste cose accadono in Iran o in Arabia Saudita”. Il loro invito a revocare il provvedimento è accompagnato dalla constatazione di quanto sia “paradossale che, mentre sono regolarmente affissi manifesti del movimento Fascismo e Libertà con tanto di fascio littorio, l´UAAR debba attendere il visto della censura”.
L’UAAR si riserva ovviamente di tutelare in ogni sede il proprio costituzionale diritto alla libertà di espressione e di coscienza.
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