martedì 29 marzo 2011
giovedì 24 marzo 2011
LIBIA: CREMASCHI (CGIL), OGGI E' UN GIORNO TRISTE PER LA DEMOCRAZIA
«Oggi è un giorno tristissimo per la democrazia italiana. Per la prima volta nella storia della Repubblica il Parlamento decide all'unanimità la partecipazione dell'Italia a una guerra. Non era mai avvenuto». Queste le parole di Giorgio Cremaschi commentando il via libera della Camera alla missione in Libia, con maggioranza e opposizione d'accordo sulla linea della guerra.
«Sempre il dissenso pacifista, che sicuramente anima milioni di persone, aveva trovato una sua espressione parlamentare. Oggi non è più così, abbiamo un Parlamento che è estraneo a una parte importante del paese, che viene così posta fuori dal sistema istituzionale. Per questo è un giorno nero della democrazia e dovrebbe essere lo stesso Presidente della Repubblica a rilevare questa drammatica chiusura delle istituzioni alla società civile».
«Sempre il dissenso pacifista, che sicuramente anima milioni di persone, aveva trovato una sua espressione parlamentare. Oggi non è più così, abbiamo un Parlamento che è estraneo a una parte importante del paese, che viene così posta fuori dal sistema istituzionale. Per questo è un giorno nero della democrazia e dovrebbe essere lo stesso Presidente della Repubblica a rilevare questa drammatica chiusura delle istituzioni alla società civile».
Tarzan
Un centinaio di aderenti ai movimenti per la casa hanno occupato da poco l’appartamento con vista sul Colosseo di Claudio Scajola, il cui acquisto è entrato nell’inchiesta che ha portato alle dimissioni dell’ex ministro. A renderlo noto è il consigliere comunale di Roma in Action, Andrea Alzetta, che dichiara: “Ecco la soluzione per l’emergenza abitativa, togliere ai ricchi”.
Andrea Alzetta detto Tarzan, consigliere comunale del PRC di Roma
Andrea Alzetta detto Tarzan, consigliere comunale del PRC di Roma
domenica 20 marzo 2011
La fine dello Stato
Eric J. Hobsbawm
La Fine dello stato
Un grande storico riflette lucidamente su un tema tabù: la crisi della democrazia.
Lo Stato ha esaurito la sua funzione storica? Uno Stato che, come sta accadendo a quelli occidentali, ha rinunciato alla leva obbligatoria e ha privatizzato progressivamente settori come la scuola, la sanità, la previdenza, su quali elementi può ancora reggersi? E non è proprio la crisi dello Stato, un tempo detentore del monopolio della violenza, a scatenare l’esplosione del terrorismo?
Sono le domande cruciali che si pone Hobsbawm in questo testo breve e incisivo. In un’epoca in cui le democrazie sono in crisi di rappresentatività in Occidente e stentano ad affermarsi altrove, sembra esserci spazio solo per quel “nazionalismo accelerato”, fondato su vere o presunte basi etniche o religiose, che costituisce con il suo braccio armato, il terrorismo, una delle più gravi minacce che incombono sul nostro futuro.
Con la profondità di pensiero e l’appassionata verve polemica che ne fanno uno dei più autorevoli storici del nostro tempo, Hobsbawm ci fornisce alcune chiavi di lettura indispensabili per comprendere il mondo in cui viviamo.
NOTE BIOGRAFICHE
Eric J. Hobsbawm (Alessandria d’Egitto, 1917) è uno dei più grandi storici contemporanei. Fra i suoi libri pubblicati da Rizzoli ricordiamo, oltre al bestseller Il secolo breve (1995), De Historia (1997), L’età della Rivoluzione (1999), Gente non comune (2000), Gente che lavora (2001) e l’autobiografia Anni interessanti (2002) e Imperialismi (2007).
Lo Stato ha esaurito la sua funzione storica? Uno Stato che, come sta accadendo a quelli occidentali, ha rinunciato alla leva obbligatoria e ha privatizzato progressivamente settori come la scuola, la sanità, la previdenza, su quali elementi può ancora reggersi? E non è proprio la crisi dello Stato, un tempo detentore del monopolio della violenza, a scatenare l’esplosione del terrorismo?
Sono le domande cruciali che si pone Hobsbawm in questo testo breve e incisivo. In un’epoca in cui le democrazie sono in crisi di rappresentatività in Occidente e stentano ad affermarsi altrove, sembra esserci spazio solo per quel “nazionalismo accelerato”, fondato su vere o presunte basi etniche o religiose, che costituisce con il suo braccio armato, il terrorismo, una delle più gravi minacce che incombono sul nostro futuro.
Con la profondità di pensiero e l’appassionata verve polemica che ne fanno uno dei più autorevoli storici del nostro tempo, Hobsbawm ci fornisce alcune chiavi di lettura indispensabili per comprendere il mondo in cui viviamo.
NOTE BIOGRAFICHE
Eric J. Hobsbawm (Alessandria d’Egitto, 1917) è uno dei più grandi storici contemporanei. Fra i suoi libri pubblicati da Rizzoli ricordiamo, oltre al bestseller Il secolo breve (1995), De Historia (1997), L’età della Rivoluzione (1999), Gente non comune (2000), Gente che lavora (2001) e l’autobiografia Anni interessanti (2002) e Imperialismi (2007).
domenica 13 marzo 2011
domenica 6 marzo 2011
La marcia su Fermo
Quest’amministrazione comunale, in linea con le nefandezze nazionali dei saluti romani al Campidoglio e del bunga-bunga della mente, è riuscita nel compito, non proprio arduo, visto che quest’italietta piccolo-borghese non è mai uscita dal ventennio, di sdoganare di nuovo quell’istanza razzista, intrisa di retorica patriottarda, di familismo e di autoritario onore, che risponde al nome di fascismo. Capita così che alcuni ragazzetti in preda a crisi identitarie in un paesotto rinchiuso in se stesso si esaltino e trovino quelle risposte nelle certezze monolitiche ed ottuse dei disvalori fascisti. Capita anche perché a questi terremotati mentali vengono concessi spazi comunali in comodato gratuito, mentre alle forze antifasciste, in linea con la nostra temuta Costituzione, si negano. Di avvisaglie ce ne sono state fin troppe, ma giovedì 3 marzo, prima, durante e dopo l’incontro alla Sala dei Ritratti con Cremaschi (incontro organizzato dalle forze di sinistra partecipanti ad Uniti contro la crisi), si sono verificati dei fatti di squadrismo becero ed ignorante che non possono essere più sottaciuti. Velocemente: alcuni ragazzi con spillette raffiguranti croci celtiche e simboli nazisti hanno provocato, con tanto di coltello al seguito, alcuni partecipanti all’iniziativa. Hanno tentato di entrare nel Palazzo dei Priori (in risposta a chi parla di una sinistra che provoca, quando la storia italiana ci insegna che i provocatori sono loro, come sono sempre loro le bombe che hanno insanguinato il nostro belpaese), ed hanno poi proseguito tutta la notte creando vari disordini in alcune birrerie fermane. Come se non bastasse tutto questo, l’indomani ci siamo svegliati osservando i muri di Corso Cefalonia imbrattati di croci celtiche e scritte neofasciste. In ultimo, a mo’ di ciliegina sulla torta, uno di questi ragazzi è stato visto (ci sono diversi testimoni) parlottare col nostro Sindaco poco prima dell’inizio della provocazione.
Tutto questo è assolutamente inammissibile e inaccettabile in una città civile di un Paese antifascista che ha fatto la Resistenza. Come avvenne per il fascismo del ventennio, gli italiani non si accorgono mai per tempo di cosa sta avvenendo, se ne accorgono sempre quando oramai è troppo tardi. Nella speranza che le esperienze del passato servano a farci pensare storicamente ed evitare gli stessi errori commessi, invito quella parte della cittadinanza che ancora si riconosce nei valori antifascisti della nostra Costituzione ad indignarsi, ad alzare la voce e respingere nelle fogne della storia questa marmaglia fascista che sta appestando la nostra città.
Simone Tizi, Segretario del Circolo di Fermo del PRC
giovedì 3 marzo 2011
Non in nostro nome
In uno scenario già compromesso da un incendio in pieno centro, con taniche stranamente di metallo rimaste come un avvertimento, una pioggia invernale ed un po’ di vento in più riescono a mettere in ginocchio un intero territorio, provocando, purtroppo, anche delle vittime umane. Terreni privati dei loro puntelli naturali radicati ed ancoranti, quegli alberi che servono a drenare. Terreni invasi dal cemento (in Italia se ne aggiunge un metro quadrato al secondo), trascurati, non arati, che invadono intere corsie di strade quando piove un po’ più del normale - non ultima la variante de Lu ferru, ma troppo spesso il tratto tra Fermo e PS Giorgio. Piccoli fiumi che esondano senza argini. Un territorio antropizzato in maniera selvaggia, senza rispetto alcuno per la natura, per le sue esigenze, porta con sé conseguenze devastanti, che non sono prevedibili all’oggi, ma che sono evitabili attraverso un consumo del territorio decisamente opposto a quello attuato fino ad ora. E come un coltello che gira dentro la piaga si parla di motodromi, altri mostri che andrebbero a squarciare intere colline, appesantendo ulteriormente un territorio che oggi ci ha gridato la sua insofferenza, che è anche un avvertimento, un tragico avvertimento.
In questi giochi di potere che hanno portato a questa antropizzazione selvaggia del territorio, a questa precarietà, a questa balìa degli eventi, noi non ci siamo mai entrati, e non ci entreremo mai. Ci dissociamo, prendiamo le distanze. Abbiamo taciuto ieri, perché era il momento d’un rispettoso silenzio, ma lo urliamo oggi, perché vorremmo non assistere più alla reazione di una natura che è neutra ma inesorabilmente vendicativa, di una vendetta laica.
Simone Tizi, Segretario del Circolo di Fermo del PRC
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