domenica 6 marzo 2011

La marcia su Fermo


Quest’amministrazione comunale, in linea con le nefandezze nazionali dei saluti romani al Campidoglio e del bunga-bunga della mente, è riuscita nel compito, non proprio arduo, visto che quest’italietta piccolo-borghese non è mai uscita dal ventennio, di sdoganare di nuovo quell’istanza razzista, intrisa di retorica patriottarda, di familismo e di autoritario onore, che risponde al nome di fascismo. Capita così che alcuni ragazzetti in preda a crisi identitarie in un paesotto rinchiuso in se stesso si esaltino e trovino quelle risposte nelle certezze monolitiche ed ottuse dei disvalori fascisti. Capita anche perché a questi terremotati mentali vengono concessi spazi comunali in comodato gratuito, mentre alle forze antifasciste, in linea con la nostra temuta Costituzione, si negano. Di avvisaglie ce ne sono state fin troppe, ma giovedì 3 marzo, prima, durante e dopo l’incontro alla Sala dei Ritratti con Cremaschi (incontro organizzato dalle forze di sinistra partecipanti ad Uniti contro la crisi), si sono verificati dei fatti di squadrismo becero ed ignorante che non possono essere più sottaciuti. Velocemente: alcuni ragazzi con spillette raffiguranti croci celtiche e simboli nazisti hanno provocato, con tanto di coltello al seguito, alcuni partecipanti all’iniziativa. Hanno tentato di entrare nel Palazzo dei Priori (in risposta a chi parla di una sinistra che provoca, quando la storia italiana ci insegna che i provocatori sono loro, come sono sempre loro le bombe che hanno insanguinato il nostro belpaese), ed hanno poi proseguito tutta la notte creando vari disordini in alcune birrerie fermane. Come se non bastasse tutto questo, l’indomani ci siamo svegliati osservando i muri di Corso Cefalonia imbrattati di croci celtiche e scritte neofasciste. In ultimo, a mo’ di ciliegina sulla torta, uno di questi ragazzi è stato visto (ci sono diversi testimoni) parlottare col nostro Sindaco poco prima dell’inizio della provocazione.

Tutto questo è assolutamente inammissibile e inaccettabile in una città civile di un Paese antifascista che ha fatto la Resistenza. Come avvenne per il fascismo del ventennio, gli italiani non si accorgono mai per tempo di cosa sta avvenendo, se ne accorgono sempre quando oramai è troppo tardi. Nella speranza che le esperienze del passato servano a farci pensare storicamente ed evitare gli stessi errori commessi, invito quella parte della cittadinanza che ancora si riconosce nei valori antifascisti della nostra Costituzione ad indignarsi, ad alzare la voce e respingere nelle fogne della storia questa marmaglia fascista che sta appestando la nostra città.

Simone Tizi, Segretario del Circolo di Fermo del PRC

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