giovedì 3 marzo 2011

Non in nostro nome


In uno scenario già compromesso da un incendio in pieno centro, con taniche stranamente di metallo rimaste come un avvertimento, una pioggia invernale ed un po’ di vento in più riescono a mettere in ginocchio un intero territorio, provocando, purtroppo, anche delle vittime umane. Terreni privati dei loro puntelli naturali radicati ed ancoranti, quegli alberi che servono a drenare. Terreni invasi dal cemento (in Italia se ne aggiunge un metro quadrato al secondo), trascurati, non arati, che invadono intere corsie di strade quando piove un po’ più del normale - non ultima la variante de Lu ferru, ma troppo spesso il tratto tra Fermo e PS Giorgio. Piccoli fiumi che esondano senza argini. Un territorio antropizzato in maniera selvaggia, senza rispetto alcuno per la natura, per le sue esigenze, porta con sé conseguenze devastanti, che non sono prevedibili all’oggi, ma che sono evitabili attraverso un consumo del territorio decisamente opposto a quello attuato fino ad ora. E come un coltello che gira dentro la piaga si parla di motodromi, altri mostri che andrebbero a squarciare intere colline, appesantendo ulteriormente un territorio che oggi ci ha gridato la sua insofferenza, che è anche un avvertimento, un tragico avvertimento.

In questi giochi di potere che hanno portato a questa antropizzazione selvaggia del territorio, a questa precarietà, a questa balìa degli eventi, noi non ci siamo mai entrati, e non ci entreremo mai. Ci dissociamo, prendiamo le distanze. Abbiamo taciuto ieri, perché era il momento d’un rispettoso silenzio, ma lo urliamo oggi, perché vorremmo non assistere più alla reazione di una natura che è neutra ma inesorabilmente vendicativa, di una vendetta laica.

Simone Tizi, Segretario del Circolo di Fermo del PRC

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