Corre l’anno 1939, Billie Holiday si esibisce al Cafè Society di New York, uno dei pochi locali che permette anche alla gente di colore di entrare. Un posto molto speciale dove si incontrano intellettuali e musicisti. Nel locale di Sheridan Square, la Holiday incontra per la prima volta Abel Meeropol, poeta, scrittore, compositore e fervido attivista politico-marxista.
Su un tavolo del Cafè Society, Meeropol, sotto lo pseudonimo di Lewis Allen, e la Holiday scrissero i versi di Strange Fruit.
Una canzone bellissima, drammatica, agghiacciante sui linciaggi dei neri negli Stati Uniti del Sud: “gli alberi del Sud producono uno strano frutto, sangue sulle foglie e sangue sulle radici, un corpo nero che ondeggia nella brezza del Sud, uno strano frutto che pende dai pioppi… qui c’è un frutto che i corvi possono beccare, che la pioggia inzuppa, che il vento sfianca, che il sole marcisce, che l’albero lascia cadere, qui c’è uno strano e amaro raccolto”. Gli strani frutti sono i corpi degli impiccati che penzolano dai pioppi.
Strange Fruit è una canzone durissima, le tragedie del razzismo e del Ku Klux Klan, naturalmente, allora non erano i migliori temi da mettere in musica. Un brano di denuncia sociale quando le battaglie per i diritti civili non erano neanche all’orizzonte. Nessuna casa discografica, infatti, all’inizio accetta di pubblicare il brano. La cantante, però, crede molto nel brano e continua a cantarlo. Lentamente il brano sconfigge censure e paure.
La Holiday ha la voce ideale per cantare i versi di Allen. Una voce rotta, dolente, spezzata, fortemente evocativa e fiera. Nelle sue interpretazioni sensualità e tragedia si combinano secondo un’espressione intensa che difficilmente pare obbligata ad assecondare i gusti del pubblico. Tecnicamente si ispira allo stile sassofono di Lester Young, anticipa le battute, avvolge la melodia di base con tante piccole note, sospiri o pause.
Billie Holiday fu condannata ad essere una donna ai margini infelice, prima bimba povera e molestata, dopo, da giovane cantante aveva visto i corpi neri penzolare dagli alberi; più volte, soprattutto negli Stati del Sud, le era stata negato l’uso della toilette dei locali nei quali si esibiva. A causa del colore della sua pelle fu costretta ad abbandonare diverse orchestre...
Tratto da Billie Holiday eseguirà... Strange fruit. La storia e il mito di una canzone all'origine del Movimento per i diritti civili di David Margolick, Edizioni Arcana (2000).
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Su un tavolo del Cafè Society, Meeropol, sotto lo pseudonimo di Lewis Allen, e la Holiday scrissero i versi di Strange Fruit.
Una canzone bellissima, drammatica, agghiacciante sui linciaggi dei neri negli Stati Uniti del Sud: “gli alberi del Sud producono uno strano frutto, sangue sulle foglie e sangue sulle radici, un corpo nero che ondeggia nella brezza del Sud, uno strano frutto che pende dai pioppi… qui c’è un frutto che i corvi possono beccare, che la pioggia inzuppa, che il vento sfianca, che il sole marcisce, che l’albero lascia cadere, qui c’è uno strano e amaro raccolto”. Gli strani frutti sono i corpi degli impiccati che penzolano dai pioppi.
Strange Fruit è una canzone durissima, le tragedie del razzismo e del Ku Klux Klan, naturalmente, allora non erano i migliori temi da mettere in musica. Un brano di denuncia sociale quando le battaglie per i diritti civili non erano neanche all’orizzonte. Nessuna casa discografica, infatti, all’inizio accetta di pubblicare il brano. La cantante, però, crede molto nel brano e continua a cantarlo. Lentamente il brano sconfigge censure e paure.
La Holiday ha la voce ideale per cantare i versi di Allen. Una voce rotta, dolente, spezzata, fortemente evocativa e fiera. Nelle sue interpretazioni sensualità e tragedia si combinano secondo un’espressione intensa che difficilmente pare obbligata ad assecondare i gusti del pubblico. Tecnicamente si ispira allo stile sassofono di Lester Young, anticipa le battute, avvolge la melodia di base con tante piccole note, sospiri o pause.
Billie Holiday fu condannata ad essere una donna ai margini infelice, prima bimba povera e molestata, dopo, da giovane cantante aveva visto i corpi neri penzolare dagli alberi; più volte, soprattutto negli Stati del Sud, le era stata negato l’uso della toilette dei locali nei quali si esibiva. A causa del colore della sua pelle fu costretta ad abbandonare diverse orchestre...
Tratto da Billie Holiday eseguirà... Strange fruit. La storia e il mito di una canzone all'origine del Movimento per i diritti civili di David Margolick, Edizioni Arcana (2000).
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2 commenti:
Billie Holiday è un'artista che ho scoperto da poco, ma che mi ha conquistato... sarà l'età.. ma il jazz riesco ad ascoltarlo meglio oggi che non anni fa quando mi aggiravo chiodo e maglietta degli Iron Maiden....
Passavo da qui e il tuo/vostro blog mi piace davvero molto...
Beh, sì, apprezzare certe sonorità col passare del tempo è un percorso comune a molti. Ciao e benvenuto.
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