mercoledì 1 ottobre 2008

No no man


Steven Jesse Bernstein è stato un poeta punk, autore misconosciuto di un unico e grandioso disco postumo di spoken poetry. Steven Jesse è nato a Los Angeles il 4 novembre del 1950. Trasferitosi poi nel ’75 a Seattle, intraprende la sua vita artistica eccentrica fatta di letture violente, da performer sadico e pazzo. Saliva sul palco con un coltello che usava per intimorire e minacciare il pubblico, e se stesso. Ballerino drogato ed alcolista. Recitava in maniera rutilante, vomitava parole accecanti e disturbanti. Questo lavoro, Prison, è frutto dell’ammirazione che il produttore Steve Fisk aveva per quest’artista dall’esistenza breve ma significante. Fisk usa tappeti sonori di jazz, hip hop, grunge, ambient e distorsioni pesanti e scure, che fanno da cornice alla voce meravigliosamente spietata e impassibilmente cupa di Steven Jesse. L’intento fu quello di realizzare “un ambiente sonoro che sia la sua voce, intorno alla sua voce, come un’incessante ripetizione”. Il risultato è straniante ed irripetibile. E’ come la sceneggiatura di un film hard-core, i testi sono deliri metropolitani, gioventù bruciate e tormentate, visioni oniriche ed oscene della putrida miseria sociale.


Steven Jesse Bernstein - Prison (Sub Pop, 1992)


P.s. Questo brano da Prison è stato inserito come samples nella colonna sonora di Natural born killers di Oliver Stone.


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