sabato 23 febbraio 2008

L'urbanistica a Fermo: scempio continuo

La seconda Amministrazione Di Ruscio sembra irriducibile nel suo lucido disegno di stravolgere, in peggio, il volto della città di Fermo. Con la scusa del nuovo ruolo di capoluogo di provincia ormai imminente, con quella indulgenza (un tempo atavica della destra, oggi non solo più della destra) verso gli appetiti privati per la cementificazione e la speculazione, con l’idea che cementificare è sinonimo di sviluppo siamo arrivati al capolinea della politica urbanistica nella nostra città. Si sperava, in qualche misura, che l’interesse per i caratteri unici architettonici e paesaggistici di questo centro urbano e non solo, che andrebbero tutelati in ogni modo, fossero culturalmente patrimonio della intera collettività. Che l’interesse per un habitat locale modellato da una civiltà secolare, attenta ad un armonioso connubio tra natura e cultura, fosse elemento qualificante per tutto il territorio della nuova provincia che sarebbe criminale rovinare in un momento in cui esso è riscoperto da stranieri che lo scelgono come una nicchia ancora relativamente non toccata dai mali dell’urbanistica esasperata degli ultimi tempi. Tutto questo per l’attuale Amministrazione è solo….. superfluo. L’importante è costruire, è espandere l’urbanizzazione senza limiti e senza ripensamenti, consumare il suolo e sottostare al volere dei privati, quelli più facoltosi, o delle impresi costruttrici. Questo modo di guardare al territorio ci ricorda quelle famiglie nobili decadute degli anni cinquanta che per tirare avanti si vendevano per quattro soldi i mobili antichi degli antenati magari perché un po’ scollati e li sostituivano con prodotti in laminato nuovi fiammanti.

Una bella centrale a biomasse ad un passo dal litorale di San Tommaso (un po’ di polveri sottili tutto l’anno per gli abitanti della zona, per turisti solo d’estate e passa la paura). Un motodromo, poco distante dalla centrale a biomasse, per pochi intimi, ma con circa 230.000 mc di cemento per edifici di ogni genere. Una azienda di riciclaggio di pneumatici alla Girola, di dubbia opportunità e interesse per la collettività ma di forte interesse per il privato, momentaneamente bloccata dai residenti che hanno fatto una colletta per comprarsi l’area, ma che statene certi si farà perché così è stato deciso nelle segrete stanze. E’ sconcertante vedere che per questa Amministrazione ogni forma di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini nelle scelte e decisioni è puro fastidio. Con un Sindaco che fa della demagogia la Sua principale arma, stretto tra malcontento generale ed interessi particolari. Non è invece affatto un bel vanto per Fermo quell’impressionante buco praticato a lato della porta di Sant’Antonio: per quanto non siamo esperti di edilizia, non crediamo che sia un’impressione del tutto da incompetenti quella che le persone normali ricavano dalla vista dell’enorme asportazione di terreno eseguita nell’area Vallesi. Anche al semplice colpo d’occhio appare del tutto chiaro quanto deve essere stata irresistibile la volontà di ricavare da quell’esiguo spazio il maggior lucro possibile allargando quello utile oltre ogni immaginazione e nell’unica direzione possibile, cioè sotto terra. Un vero pugno nello stomaco ad un tessuto urbano che nella sua secolare esistenza non ha mai visto un intervento così devastante. E l’effetto è ancora più deturpante se visto alle spalle di quella fuga di arcate medioevali rinvenute durante lo scavo proprio sul limite della zona da cementificare (ma la Soprintendenza delle Belle Arti, l’Amministrazione Provinciale, la Regione o il Ministero perché non dicono nulla?).

Buon per noi che qualcosa di altrettanto devastante pensato in una zona ancora più centrale, quella interessata dal project financing del mercato coperto, sembra per ora accantonata, purtroppo non, ahimé, per un rinsavimento dell’Amministrazione, ma per difficoltà sopraggiunte.

A fronte di questo scempio continuo, ci è sembrato utile acquisire alcune informazioni un po’ più tecniche e siamo andati a chiederle a Giorgio Benni, consigliere comunale di opposizione (Rifondazione Comunista).

Per cominciare gli abbiamo chiesto come si pone l’Amministrazione Comunale di Fermo rispetto al Piano Regolatore in occasione di queste opere dissennate decise di recente.

Benni: ”Rispetto al mandato precedente, dopo tutte le polemiche sulle 1000 osservazioni e sui tempi di approvazione del PRG, c’è la novità che oggi abbiamo il piano regolatore operante. E’ entrato in vigore nel 2006 e questo, si sperava, avrebbe dovuto far cambiare impostazione alla Amministrazione sul modo di gestire l’urbanistica con varianti specifiche che quasi settimanalmente venivano portate in Consiglio Comunale, ma purtroppo non è stato così.

In che senso? “Nel senso che una volta approvato un piano regolatore, le varianti specifiche non hanno più senso di essere in quanto la seria programmazione avviene attraverso uno strumento generale che da la visione dell’intero territorio. Se prima del 2006 potevano anche essere una necessità, oggi non lo sono più. Il fatto è invece che questa Amministrazione ci ha preso gusto e continua a sfornare varianti come se non esistesse alcun piano regolatore. Anche per l’impianto motoristico sportivo approvato di recente in quel di San Marco alle Paludi si è ricorso ad una variante; ci sono poi una serie di sportelli unici in variante al PRG di dubbia opportunità come quello recentemente approvato alla ditta Cardinali per un impianto di riconversione auto lungo la strada Fermo-Porto S. Giorgio.

Ma non occorrono motivazioni particolari per adottare una variante? “E’ evidente. Ma nel caso di Fermo la motivazione non è affatto particolare, perché è sempre quella, basta ascoltare gli interventi, per la verità pochi, dei consiglieri di maggioranza per sentir ripetere solo ed esclusivamente la parola “sviluppo”. E’ un ritornello che sentiamo ogni volta, e anche in questo caso. E’ evidente che manca una vera motivazione, come invece non dovrebbe mancare in presenza di un piano regolatore che ha già previsto tutto e non è accaduto nulla nel frattempo di così straordinario da obbligare a rivederne le linee."

Per quanto riguarda il motodromo, l’idea è partita dal Comune o da privati? “Sappiamo che la ditta Agrisesa con sede a Monte Urano, proprietaria di un appezzamento di terreno lungo il fiume Tenna all’altezza di San Marco alle Paludi, ha proposto una variante su una superficie di 1.204.120 metri quadri con una previsione di una volumetria di 220.000 metri cubi. Orbene, quest’area è inclusa in una zona a vocazione agricola e non priva di un qualche valore naturalistico; non si presta affatto a opere come quelle ipotizzate e il solo pensarle è un oltraggio al buon senso.”

Eppure la Giunta ha approvato il progetto; ma come intende inserirlo in quell’area? “Il fatto è che si tratta appunto di un progetto che non si concilia con l’area prescelta, ma nemmeno con gli interessi locali (prescindendo da quelli del proprietario dell’area). Ma ad aggravare lo squilibrio di tutta la zona di San Marco alle Paludi s’aggiunge un altro insensato progetto dell’Amministrazione consistente nella realizzazione della centrale a biomasse per la produzione di energia e, come se non bastasse, un impianto di depurazione. Si tratterebbe di un impatto devastante sulla popolazione locale, sul tessuto economico agricolo della parte interna e turistico della fascia costiera, che non ha di certo bisogno di piste da corsa, ma di un ambiente riposante e attraente dal punto di vista paesaggistico. C’è veramente da augurarsi che la Provincia blocchi questo progetto insensato e del tutto incompatibile con il Piano Territoriale di Coordinamento.”

Si può nutrire una fondata speranza al riguardo? “Me lo auguro sinceramente, lo ripeto. Ma non sempre la Provincia ha tenuto conto delle ragioni dell’opposizione della popolazione locale ai progetti di questa giunta. Non ad esempio nel caso dell’area Vallesi, nonostante la presenza di una petizione popolare. Ma in questo caso bisogna anche ammettere che l'opposizione nel suo complesso ha mancato di mordente.

Non si può più fare nulla quanto all’area Vallesi, che in effetti appare uno scempio come mai si poteva immaginare? “Assai poco o niente. C’è stato, è vero, un ritrovamento archeologico importante, che non può non stravolgere il progetto originario. Ebbene a questo riguardo sarebbe un dovere di correttezza per la Giunta portare la questione in Consiglio per discuterne con l’opposizione, vista la sua delicatezza, sulle modiche da apportare al progetto approvato visti i ritrovamenti. Come si fa a costruire parcheggi dietro un’arcata del 1300? Ma avrà questa giunta una tale sensibilità? Finora non ne ha dato segno.

Ma in che modo è stato giustificato questo progetto dell’area Vallesi? “Con la necessità di fornire parcheggi al Tribunale. Ma l’esperienza di decine e decine di centri storici come il nostro ha dimostrato che è velleitario – spesso controproducente – disporre parcheggi dentro il centro storico. Si congestiona semplicemente il traffico a causa del poco spazio interno dei piccoli centri come Fermo. E questo vale particolarmente per l’area Vallesi: basta andarci e ci si renderà conto che la posizione dell’arco di S.Antonio è tale da impedire un andirivieni comodo delle autovetture e a ciò si è aggiunto il ritrovamento archeologico. Insomma si può prevedere fin d’ora che non se ne verrà a capo di nulla o quasi. Ma a quel momento si sarà di fronte ad uno scempio che questa città non ha mai conosciuto prima d’ora.

E a proposito dell’impianto di riciclaggio di pneumatici? “Questa storia sembra e ci auguriamo tutti ormai archiviata, ma con il Sindaco che cambia continuamente opinione non è facile farsi grandi aspettative. Posso solo dire che era stata trattata come fattibile tramite lo Sportello Unico delle Attività Produttive (che è una procedura semplificata e del tutto straordinaria, per arrivare a varianti urbanistiche necessarie ad insediamenti commerciali e artigiani). Ma per questa scorciatoia burocratica vale lo stesso discorso fatto prima per le varianti in genere: nemmeno lo Sportello unico ha ragione di esistere in presenza di un piano regolatore operante. Se vi si ricorre, lo si fa solo in un ottica di totale mancanza di regole, ossia solo per soddisfare esigenze particolari e parziali, non inserite in un piano complessivo. Si può immaginare quale caos urbanistico ne può venir fuori. E per una variante che viene bocciata dalla gente interessata e per questo poi ritirata dall’Amministrazione – è il caso dell’impianto della Girola – ne viene subito fuori un’altra non meno devastante. L’approvazione avvenuta nel Consiglio Comunale del 11.12.2007 della variante al PRG adottata sempre dallo Sportello Unico per consentire alla ditta Metano Puglia di Mauro Cardinali di realizzare un impianto per la conversione delle auto a metano e a idrogeno lungo la strada Fermo-Porto S. Giorgio all’altezza di S. Petronilla. A parte il fatto che la conversione di auto da benzina a idrogeno sembra più nel mondo dei sogni almeno per ora, resta il fatto che l’impatto sul territorio non è accettabile per le implicazioni che tale struttura comporterà anche sulla viabilità con l’innesto in una strada di grande pericolosità come la ex S.S. 210. Con un piano regolatore che ha già individuato le zone industriali ed artigianali, con un PIP della Girola che può essere ampliato, queste scelte dell’Amministrazione Comunale non hanno altro significato che quello di dire sempre si alle richieste dei privati, quali che siano e qualunque ne sia il costo per la collettività; ecco è questo il grande limite di questa Amministrazione ”.

Ci fermiamo qui, ma solo per ritornarci la prossima volta. Intanto, come sempre, la Redazione ospiterà interventi di qualunque parte sull’argomento, anche della parte qui più chiacchierata, l’Amministrazione Comunale; sempre che ne senta la necessità.

Nessun commento: