sabato 5 aprile 2008

Lacrime e sangue


Otto mesi di reclusione e pena sospesa: tanto vale la vita di un ragazzo morto sul lavoro, la sofferenza dei suoi familiari, genitori, fratelli, amici. Questo è l’avaro prezzo che la nostra classe imprenditrice continua a pagare (o meglio a non pagare) per non aver garantito la sicurezza dei lavoratori. Un altro tributo di sangue e di lacrime in nome del profitto.


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1 commento:

Anonimo ha detto...

pecuniae oboediunt omnia