mercoledì 2 aprile 2008

Un popolo di democristiani

Decipimur specie recti

Ce l’hanno fatta! Ci sono riusciti. Ebbene sì, il famigerato Grande Centro, dal sapore un po’ occultato di Prima Repubblica, è pronto. In fondo non se n’era mai andato del tutto, i suoi uomini non ci avevano lasciato, gli Andreotti e i De Mita sono sempre stati con noi (resta con noi, non ci lasciar, la notte mai più scenderà), tra fraterni baci mafiosi, pretini e sinistre democristiane.

In effetti erano anni che certi loschi figuri - che si autodefiniscono progressisti - ricercavano l’affollamento al centro, cioè verso quel non luogo, quella terra di nessuno (o di tutti) ove Prodi e Berlusconi diventano uguali, e destra e sinistra s’assomigliano, ma senza più quel grande partito comunista a far da contrappeso, a salvare l’Italia. E oggi ci sono riusciti definitivamente.

E così i nostalgici della politica in chiave di scambio, intrigo, inghippo, congiura di palazzo, equilibri tra correnti e gruppi di consenso, clientelismo e piccolo cabotaggio saranno accontentati. Saranno accontentati anche i milioni di italiani cresciuti a pane ed anticomunismo (l’equivalente del maccartismo in Italia era Gladio); quelli d’estrazione piccolo borghese, sempre molto politically correct, che hanno gli armadi pieni zeppi di scheletri, ma l’importante è che non si vedano!; quelli dell’antipolitica, improntati al qualunquismo spinto del “rubano tutti” e “sono tutti uguali”; quelli della generazione passiva, che affollano le piazze ma non hanno mai messo piede in una sezione di partito. E poi quelli cattolici ma senza impegno, cioè gli italiani inclini alla preghiera ma che vanno poco in chiesa; hanno una Bibbia ma non la leggono; dicono di conoscere i dieci comandamenti ma faticano a ricordare il primo e si chiedono se il decalogo lo abbia dettato Dio o Mosè, e che al tempo stesso dichiarano apertamente di seguire “poco” o “per niente” i precetti della propria chiesa.

Insomma, un partito nuovo fatto di nomi nuovi, Veltroni e Bindi, che richiama l’italiano medio, quello mediamente cattolico e mediamente borghese, alla sua vera essenza di menefreghista moderato, ma non moderatamente. Un partito che piace a Berlusconi, e ai suoi “forzaitalioti”, e che forse li ospiterà - la moglie praticamente già c’è. Un partito che riunirà i centristi di destra e quelli di sinistra sotto un unico grande tendone, una sorta di “Circo Barnum” dalle eccezionali dimensioni e capacità divinatorie populiste. Un partito che rassicurerà tutti coloro i quali vogliono continuare a vivere senza grandi idee, impegni e grossi impicci, che preferiscono chi ci farà diventare sempre più vassalli degli USA e sempre più invasi dal Vaticano, sulle questioni politiche e non solo, a chi porta avanti i problemi scomodi di una parte sempre più povera del Paese, e sempre più senza voce in capitolo, senza rappresentanti e senza più speranze. Un partito che si basa sul nulla, sul vuoto ideologico che altro non è che la totale mancanza di idee, punti di riferimento importanti, modelli economici umani che non professino la lotta dell’uomo contro l’uomo, e non diano un prezzo ad ogni cosa. Un’apertura malcelata verso una coscienza liberale travestita con i buoni sentimenti.

Infine parliamo degli uomini. Sono persone che hanno inseguito sempre i voti moderati, che hanno seppellito la sinistra socialista e realmente differente (cioè quella che rappresentava un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico, proprio quello di cui parlava Pasolini, non quello delle intercettazioni Unipol-Bnl) per ricompattare il centro, questo rassicurante prato verde abitato da democristiani di sinistra e democristiani di destra, esattamente lo stesso target di persone che votava la vecchia DC. Ossia quel popolo di democristiani che, invece di far progredire e traghettare verso un reale cambiamento, cercano, come si faceva nella Prima Repubblica, di assecondare per prendere voti. Il tutto senza considerare la mano lunga della Chiesa (diversi leader sono dell'Opus Dei), e l'americanismo di fondo di molti futuri dirigenti del partito, che ci renderà sempre più provincia dell’Impero.

Velo pietoso, poi, sulla farsa della votazione in sé: tra gente che ha votato più volte e papocchi indicibili, alla fine ha vinto chi doveva vincere, chi era preposto da tempo. Perdita di tempo e sperpero di danaro assolutamente inutili. E Retequattro è ancora lì dove non dovrebbe stare, e nessuno fa niente, se ne frega un intero popolo di democristiani.

(Albert Camus diceva che l’America è una colonia di terremotati mentali, ecco, non sono riuscito a trovare una definizione più calzante per figurare gente che si sposta verso il centro, ricercando vecchi partiti fatti di moderati e perbenisti che tralasciano i problemi fondamentali, estremi, irrisolti - che di moderato non hanno nulla, e dal moderatismo non ricaveranno nulla -, e che vanno a votare in massa per scegliere una persona già scelta da un partito che nasce dalle spoglie di margherite, querce ed ulivi.)

Segnatevi questa data: 14 ottobre 2007


Non sapranno mai, queste bellezze da vignette,
questi prodotti avariati, nati da un secolo cialtrone,

questi piedi da stivaletti, queste dita da nacchere,

soddisfare un cuore come il mio.
[…]

Da L’ideale, Charles Baudelaire


(articolo scritto per il n° 7 de Lo Scavatore)


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