sabato 31 maggio 2008
Il Divo...
Puntata fantastica di Annozero ieri sera. Travaglio a dimostrare come Andreotti sia stato dichiarato mafioso in nome del popolo italiano, poi salvato dalla prescrizione. E tra cirini pomicini e martellini riescono a dire che anche la mafia era anticomunista.
Ricapitolando:
CIA = anticomunista
Gladio = anticomunista
Chiesa = anticomunista
P2 = anticomunista
Mafia = anticomunista
Dc = anticomunista
V'è rimasto ancora qualche dubbio?
venerdì 30 maggio 2008
Il vento contro
mercoledì 28 maggio 2008
La religione col bollino
In base a queste regole, per esempio, «i vescovi dovranno dire ai fedeli che ciò che offrono è solo una forma di intrattenimento, non provata scientificamente». Ciò significa, spiega il Times di Londra, che all'ingresso dei luoghi di culto dovranno essere affissi cartelli per avvertire i potenziali fedeli di non prendere la religione troppo sul serio. Avvertimenti analoghi dovranno comparire su pubblicazioni religiose e siti Internet, nonché su depliant e pubblicità in favore dell'8 per mille. I violatori rischiano una multa fino a un milione di euro se il caso finisce davanti a un tribunale civile, e fino a due anni di prigione per i casi recidivi dibattuti in sede penale. La direttiva minaccia di scatenare polemiche furiose da parte dei religiosi che non si sentono dei millantatori, per non parlare dei milioni di persone che pregano quotidianamente o si fidano più del Papa che della scienza medica.
«Chiederci di esporre cartelli che avvertano il pubblico che ciò che diciamo non è scientifico è contrario alla nostra fede! - protesta, con l'adrenalina che le cola dal naso, Penelope Pitstop, portavoce della Chiesa Anglicana Riformata e Accettata - E trasmette ai fedeli l'idea falsa che non crediamo in quello che diciamo! La religione usa un linguaggio simbolico. Ricevo lettere da filosofi, scrittori, professori universitari, tutti affascinati dalla religione. La religione funziona!». Dice al Times un sacerdote cattolico, Peter Paper, sorbendo un moscatello frizzante pigiato da grappoli abortiti: «Regolamentare una simile materia è come pretendere di poter imporre regole a Dio».
Il modo in cui verrà fatta rispettare la nuova normativa, peraltro, non è ancora chiaro. Commenta l'avvocato Heinz Felfe, dello studio legale David, Foster, Wallace & Gromit di Londra: «Le nuove direttive spingono verso la criminalizzazione di azioni che in passato sfuggivano a una censura legale. Non è colpa della religione se dietro questa pratica antica, nata agli albori dell'umanità, sono fiorite tutta una serie di attività che hanno più a che fare col plagio a fini di lucro che con la fede. E poi chi l'ha detto che c'è verità solo nel positivismo? Mettiamolo alla scienza il cartello che può essere una truffa, la scienza che asservita al tecnologico e all'economico sta distruggendo il pianeta. O tutti o nessuno».
Di parere diverso Alma Roodedraat, la scienziata olandese che da sempre si batte contro i raggiri a base di irrazionale: « Un cartello per avvertire che le religioni non sono cose serie? Mi sembra giusto. La gente va tutelata, c'è una responsabilità diffusa. Per esempio i telegiornali in Italia danno spesso notizia delle gesta del Papa. In questo modo si fa credere allo spettatore che nella religione ci sia qualcosa di fondato. La verità è che gli interessi economici in gioco sono enormi. A New York, qualche mese fa, la Chiesa cattolica ha costretto una galleria d'arte a chiudere una mostra in cui era esposto un Gesù di cioccolata. L'arcivescovo di New York ha detto: 'È oltraggioso fare Gesù con del cibo!' E le ostie allora? I cattolici in tutto il mondo mangiano ostie. La Chiesa vuole il monopolio degli snack?».
qui
Xenofobia: Amnesty boccia l'Italia
Un corposo capitolo sul nostro Paese nel rapporto annuale sui Diritti umani
Nel mirino la tendenza ad attribuire a gruppi etnici le colpe di singoli
Xenofobia: Amnesty boccia l'Italia
Sottolineati i fatti "impunirti" del G8. All'attacco anche l'Anti Defamation League
E la critica è "biapartisan" e coinvolge tanto Veltroni quanto Fini
qui
Quell'atroce passato che può ritornare
APPELLO CONTRO UN NUOVO RAZZISMO DI MASSA.
martedì 27 maggio 2008
Ancora un'aggressione fascista
Roma, rissa davanti all'Università
I collettivi: «Aggrediti dai fascisti»
I disordini scoppiati davanti alla Sapienza. I ragazzi di sinistra: «Hanno accoltellato uno di noi»
quiSiamo al delirio...
In questi ultimi giorni media e politici si sono concentrati sui rom. Le televisioni aprono i loro telegiornali con servizi sugli zingari, come se questa fosse l'unica questione da risolvere, un'urgenza dell'ultima ora - anche se questa gente vive in Italia da diverse generazioni, è nata in Italia. E l'aria che si respira è aria di razzismo.
Evidentemente esiste da tempo un problema, più o meno latente, di immigrazione, di gestione dei flussi migratori, ma oggi stanno cavalcando l'onda del malcontento in maniera vergognosa e dannosa. E la cronaca degli ultimi giorni ne è la riprova, perché oramai è passato il messaggio che gli zingari rubano i bambini. Leggete questa notizia:
Madre denuncia rapimento del figlio di 3 anni da parte dei rom, ma il bimbo si era solo nascosto
Continuando di questo passo non solo ci inimicheremo mezza Europa, che già ci guarda con grave sospetto, ma arriveremo al linciaggio, al sangue versato in strada, alla solita guerra tra poveri.
Vi prego, vi esorto a pensare con la vostra testa e a non farvi coinvolgere in questo gioco al massacro, che porterà l'Italia allo scontro razziale, dimenticando il tragico e reale problema di una grande fetta di popolazione che non arriva a fine mese e vive alle soglie della povertà.
E ricordando a tutti che l'Italia è il paese che ha tre tra le più grandi organizzazioni criminali al mondo, ribadisco che non possono essere certo quattro zingari il nostro problema di sicurezza.
Follia antizigana
Notizia dell'ultima ora. Il Gruppo EveryOne ha concluso la prima fase delle le proprie indagini relative alla presunta rapitrice di Ponticelli.
Oltre alla conferma che si tratta di una montatura, Angelica è risultata essere una giovane slava e non una Romnì. Non è la prima volta che reati commessi da altre etnie (ma nel caso di Angelica si conferma anche la sua estraneità ai fatti delittuosi che le sono stati attribuiti) vengono addossati ai Rom al fine di giustificarne la persecuzione.
La testimonianza di Flora Martinelli, la madre della bambina, del padre di lei Ciro e dei loro vicini di casa è falsa. Il Gruppo EveryOne ha indagato accuratamente sull'evento che ha scatenato una vera e propria caccia al Rom, che da Napoli si è diffusa a macchia d'olio in tutta Italia...
Italiani brava gente, parte seconda
lunedì 26 maggio 2008
Italiani brava gente
Ieri mattina suo fratello voleva parlargli. Visto che Hassan Nejl non ha il telefono, ha chiamato al numero di cellulare di un altro immigrato marocchino trattenuto nel Cpt. «Sono andato per passargli la chiamata e l'ho visto — racconta — aveva gli occhi sbarrati e la bava alla bocca. Non respirava più». L'hanno portato di nuovo in infermeria. Ma era troppo tardi. Alle 8 di mattina il medico di guardia ha constato il decesso. Ora gli agenti dell'ufficio immigrazioni della questura sorvegliano le case gialle. Tutti gli immigrati hanno annunciato lo sciopero della fame: «Fate qualcosa per noi — urlano — dite la verità. Venite a vedere come siamo trattati. Qui siamo come in un canile, dove se abbai nessuno risponde». Mohammed Alhuiri è sconvolto: «Chiediamo giustizia per il nostro amico. Non ho paura di dirlo e non mi tiro indietro, ho visto bene quello che è successo. Se un giudice vuole sentirmi, io sono pronto».
sabato 24 maggio 2008
Poisoned Dead Frogs
La compilazione è scaricabile gratuitamente dal sito dell’etichetta:
I gabellotti, le origini della mafia
Fonte Wikipedia
Da Il brigantaggio
[...] E da un altro lato abbiamo noi esaminato tutti i danni di un tale stato di cose? La insurrezione è un pericolo; ma l'ozio, l'inerzia, il vagabondaggio e l'abbrutimento sono un pericolo non meno grave, specialmente per un popolo che vuoI essere libero. Il dispotismo si fonda sopra una società che lavora poco e spende poco; può quindi più facilmente tollerare l'ozio e l'abbrutimento, spesso ne ha anche bisogno per la sua sicurezza. Ma un popolo libero è invece un popolo che lavora e spende molto. Se noi avessimo prima trasformata la nostra società, per far poi la rivoluzione politica, non ci troveremmo nelle condizioni in cui siamo, appunto per aver fatto solo una rivoluzione politica, colla quale si sono mutati il governo e l'amministrazione. Le spese sono a un tratto immensamente cresciute, senza che la produzione cresca del pari. E questo stato di cose porta un deficit finanziario, il quale non sarà colmato neppur quando colle imposte avremo pareggiato le spese alle entrate. La più piccola scossa farà riapparire il disavanzo, e le economie necessarie ma forzate, che faremo per alcuni anni, saranno impossibili, se vorremo accrescere il benessere materiale e morale. Ma da un altro lato neppure le spese saranno possibili, se un aumento di lavoro e di produzione non comincerà nel paese. È un circolo vizioso, di certo; ma è pur chiaro che, per andare avanti, bisogna uscirne. E senza redimere queste classi numerose, che nell'abbrutimento in cui sono non lavorano punto o fanno un lavoro improduttivo, il problema non sarà mai risoluto. Questo è per noi non solamente un debito d'onore, ma è pure un nostro interesse: non faremo mai davvero e permanentemente il pareggio finanziario, senza prima fare il pareggio morale. [...]
Pasquale Villari, storico napoletano
In ultima analisi, si può ben capire come le colpe della presenza capillare della mafia in Sicilia, come nel resto dell'Italia, siano principalmente il frutto di uno Stato assente o peggio consenziente. Ecco perché non si possono additare i siciliani di essere a parte con la mafia se non se ne conoscono le storture iniziali, che non dipesero certo dagli stessi siciliani.
mercoledì 21 maggio 2008
Monaci o popolo del Tibet
di Enrica Collotti Pischel
[Sul Tibet esiste una pessima informazione, specie in questi giorni in cui la regione è all'onore delle cronache. Per fare un minimo di chiarezza sulla questione tibetana, riportiamo questo articolo della celebre sinologa Enrica Collotti Pischel, scomparsa nel 2003. L'articolo fu pubblicato da Il manifesto il 9 gennaio 2000. Naturalmente, narrare gli antecedenti e liberarli dalle speculazioni non significa legittimare la repressione violenta delle attuali autorità cinesi contro la protesta tibetana. Ringrazio l'amico Roberto Sassi per la segnalazione.] (V.E.)
La notizia della fuga dalla Cina del giovanissimo Lama Ugyen Trinley Dorje, terza autorità nella gerarchia delle reincarnazioni del buddhismo tibetano è stata ritenuta molto ghiotta dai giornali italiani e viene considerata un grave scacco per il governo cinese che non sarebbe riuscito a impedirla, nonostante il proprio apparato militare.
Quest'interpretazione ignora che i cinesi non hanno mai fatto nulla per fermare la fuga dei rappresentanti politici e religiosi tibetani dalla Cina: nel 1959 l'intera classe dirigente tibetana, con alla testa il Dalai Lama, si allontanò da Lhasa con una lunga fuga a piedi, nonostante il pattugliamento degli aerei da combattimento cinesi. Fa parte della politica delle autorità cinesi il pensare che gli avversari è sempre meglio tenerli fuori del paese che dentro, meglio lontani dai loro adepti che vicini. Se poi le circostanze equivoche di quest'ultimo episodio - cioè la mancata condanna di Pechino - possano far pensare a ipotesi di contatti con il Dalai Lama e di trattative di conciliazione, è difficile dirlo ora. Certamente il fatto che la grande organizzazione propagandistica che negli Stati Uniti (ma anche in Europa e nello stesso nostro scafato e realistico paese) sostiene la causa dell'indipendenza tibetana si sia buttata sull'episodio, non rende certo facile un'intesa: i cinesi sanno fare molto bene i compromessi e sono disposti a concluderli quando siano convenienti. Ma ritengono che debbano essere cercati e raggiunti con la massima discrezione e comunque al di fuori di pressioni che li possano far apparire come una resa a pressioni straniere. E non dimentichiamo mai che "straniero" per l'intera Asia orientale nell'ultimo secolo e mezzo ha significato umiliazione e asservimento: di essa fece parte anche il tentativo pi volte condotto di staccare il Tibet dalla Cina.
Il più povero
Molte cose dovrebbero essere dette a proposito del mito del Tibet che ha preso piede, anche nei ranghi della sinistra. Dal cinematografico Shangri-la, al di fuori del tempo, dello spazio e del clima, alle ovvie seduzioni di turismo "estremo", dalle tendenze a vedere esempi validi in civiltà rimaste primitive e tagliate fuori dal processo della storia, alla sistematica disinformazione diffusa da potenti mezzi mediatici statunitensi e al fascino che sugli occidentali delusi esercitano le religioni e le ideologie esotiche ed esoteriche, tutto confluito in un'affabulazione della quale sono stati vittime in primo luogo proprio i tibetani.
Certamente sono uno dei popoli più poveri del mondo, esposti a molteplici forme di oppressione: tra esse quella cinese è stata con ogni probabilità meno gravosa di quella esercitata dai monaci e dagli aristocratici, dei quali i pastori e i contadini erano fino al 1959 "schiavi", nel senso letterale del termine, in quanto sottoposti al diritto di vita e di morte dei loro padroni. Che poi tutti, ma con ben diverso vantaggio, trovassero conforto nel ricorso a una delle forme più degradate di buddhismo (il buddhismo tantrico tibetano popolato di fantasmi e di incantesimi ha ben poco a che vedere con la meditazione intellettuale e la creatività artistica dello Zen), si può anche comprenderlo.
Per fare un minimo di chiarezza è necessario comunque precisare alcune cose. Il Tibet non è stato "conquistato dalla Cina comunista nel 1950": dopo precedenti più discontinui rapporti, fu conquistato dall'impero cinese nella prima metà del secolo XVIII, e da allora è stato considerato parte dello stato cinese da tutti i governi della Cina, anche dal Guomindang. La Cina (in cinese "Stato del Centro") è stato ed è uno Stato multietnico nel quale è in corso da millenni un processo di trasferimenti di gruppi etnici e soprattutto di fusione dei gruppi periferici entro quello più importante, che rappresenta nove decimi dei cinesi ed è sempre stato capace di offrire ai suoi membri una maggiore prosperità e i benefici di una cultura più concreta. Mettere in discussione la natura multietnica della civiltà e dello Stato cinesi significherebbe mettere in moto la più spaventosa catastrofe degli ultimi secoli. Quella praticata dalla Cina non è mai stata una politica di "pulizia etnica", bensì di fusione entro un insieme non etnico ma contraddistinto da una comune cultura e da comuni pratiche produttive: più che sterminarle, i cinesi hanno comprato le minoranze.
E' vero che i tibetani per ragioni geografiche sono, entro lo "Stato del Centro", il gruppo più lontano dalla comune cultura, però da 250 anni sono stati sempre governati da funzionari cinesi nominati dal governo centrale: giuridicamente e istituzionalmente ciò ha un senso. Gli inglesi, all'apice del loro potere sull'India all'inizio del secolo XX, intrapresero, tuttavia, una serie di manovre per staccare il Tibet dalla Cina e porlo sotto la loro influenza, giungendo, nel 1913, a convocare una conferenza a Simla nella quale le autorità tibetane cedettero vasti territori all'India britannica. Nessun governo cinese ha mai accettato la validità di quella conferenza. Nel periodo precedente il 1949 il governo del Guomindang considerava il Tibet, a pieno diritto, parte del proprio territorio, tanto che durante la Seconda guerra mondiale concedeva il diritto di sorvolo agli aerei alleati.
Il ruolo della Cia
Non ha quindi alcun senso dire che la Cina conquistò il Tibet nel 1950; nel 1950 le forze di Mao completarono in Tibet il controllo sul territorio cinese; nel 1951 fu raggiunto un accordo con il Dalai Lama per la concessione di un regime di autonomia. Verso il 1957, nel pieno dell'assedio statunitense alla Cina, i servizi segreti inglesi e americani fomentarono una rivolta dei gruppi di tibetani arroccati sulle montagne delle regioni cinesi del Sichuan e dello Yunnan, lungo la strada che dalla Cina porta al Tibet. I cinesi repressero certamente la rivolta con pugno di ferro: nelle circostanze internazionali nelle quali si trovavano e nel loro contesto etnico non era razionale pensare che si comportassero diversamente. Alla fine del 1958 i servizi segreti inglesi annunciarono che, all'inizio del 1959, la rivolta si sarebbe trasferita a Lhasa e avrebbe cercato l'appoggio del Dalai Lama. Ed è infatti ciò che avvenne: sullo sfondo della rivolta, il Dalai Lama dichiarò decaduto l'accordo per il regime autonomo e fuggì con la maggioranza della classe dirigente tibetana in India, dove costituì un proprio governo in esilio e il proprio centro di propaganda. Nessun governo al mondo ha riconosciuto questa compagine. Recentemente la Cia (i servizi segreti americani sono infatti obbligati a rendicontare prima o poi le loro spese di fronte ai contribuenti) ha ammesso di avere finanziato tutta l'operazione della rivolta tibetana.
Pechino: autonomia no
Dopo il 1959 il governo cinese spossessò monasteri e aristocratici e "liberò gli schiavi", iniziando una politica di modernizzazione forzosa (vaccinazioni, costruzione di opere pubbliche) e di formazione di una classe dirigente locale, figlia di schiavi, sottoposta a un bombardamento educativo razionalista e anti-religioso. Furono questi giovani che durante la rivoluzione culturale distrussero templi e monasteri.
Dopo la morte di Mao, i governanti cinesi hanno cercato di ristabilire i rapporti con i tibetani, migliorando le sorti economiche dell'altipiano ma importando anche gran numero di cinesi, non solo militari. Hanno anche trattato indirettamente con il Dalai Lama, che - politico asiatico molto scaltro - non chiede l'indipendenza, ma una più o meno larga autonomia: Pechino non ha mai tuttavia voluto concedere un reale autogoverno, che aprirebbe rischi di secessione e metterebbe in discussione tutti i rapporti etnici del vasto paese. Alle spalle del Dalai Lama si è sviluppato, intanto, un vasto insieme di interessi della classe dirigente tibetana che ormai è nata all'estero e vi ha ricevuto una formazione culturale moderna: è questa che chiede un'indipendenza che potrebbe essere ottenuta solo con una guerra spietata alla Cina e potrebbe essere innestata dal reclutamento di giovani guerriglieri in India - segnali "terroristici" in questo senso ci sono già stati. Erano proprio dissennati i governanti cinesi che ritenevano che l'attacco alla Serbia, motivato dalla difesa dei "diritti umani" in Kosovo, fosse in effetti la prova generale di un attacco alla Cina?
Diogene, il cinico
1. Guardatemi: casa non ho, né patria, né averi o schiavi: dormo su nuda terra, non ho sposa, né figli, né pretorio, ma unicamente terra e cielo ed un solo consunto mantello. Eppure: che mi manca? Non sono senza paure, senza dolori, non sono libero?
2. “Che è un amico?”, si chiese a Diogene. “Un’anima in due corpi”.
3. Un ragazzino che beveva nel cavo delle mani vide un giorno; allora gettò via la ciotola gridando: “Un bimbo m’ha vinto in sobrietà!”
4. V’è un gran numero di topi e di donnole nelle case colme di cibi; così, diceva Diogene, i corpi farciti di cibi attirano un gran numero di malattie.
5. “Fra gli uomini chi è ricco?”, gli fu chiesto. “Chi basta a se stesso”, rispose.
6. Scorgendo servi intenti a trasportare suppellettili lussuose, Diogene chiese chi ne fosse il proprietario. “Anassimene”, risposero. “Non si vergogna” replicò “di possedere tante cose e di non possedere se stesso?”.
7. In pieno giorno, la lanterna accesa in mano, si aggirava proclamando: “Cerco l’uomo”.
8. Dichiarava Diogene: “Morte non è male, come non è disonore. Reputazione è baccano di folli. Star nudi” aggiungeva “è meglio che vestire di porpora; dormire su nuda terra è il più soave dei giacigli”. E ne dava prova con la sua fermezza, imperturbabilità e libertà, e ancora, col suo corpo splendente di salute.
9. “Di dove sei?”. “Cittadino del mondo sono”.
10. Lo rimproverava qualcuno di frequentare luoghi indecenti, ma si ebbe questa replica: “Anche nelle cloache penetra il sole e resta puro”.
martedì 20 maggio 2008
lunedì 19 maggio 2008
Negus, Ethiopian dream
L'etichetta francese Buda Musique ha pubblicato una serie di 21 CD intitolata Éthiopiques.
Qui se ne parla diffusamente
Qui i 21 cd
domenica 18 maggio 2008
Bohémien
“Prendi il sangue tra le mani e asciuga il tuo sorriso”
www.bohemien.net
www.myspace.com/thebohemien
sabato 17 maggio 2008
Emilio Lussu, rivoluzionario
Contro il razzismo e la persecuzione dei Rom
giovedì 15 maggio 2008
Politica e mafia: ancora sul caso Schifani
Oggi mi sono imbattuto in un pensiero di Paolo Borsellino riguardante i rapporti tra politici e mafia, che parla anche della differenza tra accertamento giudiziale della magistratura e giudizio politico. E credo che per chiudere definitivamente la questione Schifani possa essere sufficiente:
Paolo Borsellino (26 gennaio 1989)
mercoledì 14 maggio 2008
Vergogna!!!
martedì 13 maggio 2008
Quanto ci costa la Chiesa cattolica?
davanti ai tuoi occhi, son vissuti in stabbi e porcili.
Lo sapevi, peccare non significa fare il male:
non fare il bene, questo significa peccare.
Quanto bene tu potevi fare! E non l’ hai fatto:
non c’è stato un peccatore più grande di te.
Pier Paolo Pasolini, A un Papa
lunedì 12 maggio 2008
Giovane picchiato da sconosciuti all'uscita centro sociale padova
Clima insostenibile. Squadrismo a gogò.
Vietate e illegali le benedizioni pasquali
Vietate e illegali le benedizioni pasquali
I preti non potranno più andare a benedire le case, per sentenza della Corte Europea
Pd e Pdl in difesa di Schifani
Ma anche Anna Finocchiaro del Pd ha criticato la condotta di Travaglio: "Trovo inaccettabile che possano essere lanciate accuse così gravi, come quella di collusione mafiosa, nei confronti del presidente del Senato, in diretta tv su una rete pubblica, senza possibilità di contraddittorio"
Bene, voi credete sia possibile che un avvocato palermitano, specializzato nel recupero crediti (Mancuso docet) ed elettore di vecchia data della Dc, non sappia chi è mafioso o meno? ma è mai possibile che questi sono tutti sprovveduti ed ingenui che si associano a mafiosi per caso? ma è mai possibile? e perché a noi comuni mortali non accade mai di associarci a mafiosi per caso?
In un rapporto dei carabinieri del nucleo di Palermo, di cui "L'Espresso" è in grado di rivelare i contenuti, si ricostruisce la storia di un'altra strana società di cui il capogruppo di Forza Italia è stato socio e amministratore per poco più di un anno. Si chiama Sicula Brokers, fu istituita nel 1979 e oggi ha cambiato compagine azionaria. Tra i soci fondatori, accanto a un'assicurazione del nord, c'erano Renato Schifani e il ministro degli Affari regionali Enrico La Loggia, nonché soggetti come Benny D'Agostino, Giuseppe Lombardo e Nino Mandalà. Nomi che a Palermo indicano quella zona grigia in cui impresa, politica e mafia si confondono. Benny D'agostino è un imprenditore condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e, negli anni in cui era socio di Schifani e La Loggia, frequentava il gotha di Cosa Nostra. Lo ha ammesso lui stesso al processo Andreotti quando ha raccontato un viaggio memorabile sulla sua Ferrari da Napoli a Roma assieme a Michele Greco, il papa della mafia.
Travaglio riporta dei fatti in Tv e sia il Pdl che il Pd insorgono in difesa del presunto ingenuo Schifani, e attaccano il giornalista che sta facendo solo il suo lavoro. Saranno contenti gli elettori che hanno buttato nel cesso la democrazia votando "utilmente" questi omuncoli.
venerdì 9 maggio 2008
giovedì 8 maggio 2008
mercoledì 7 maggio 2008
Nico, The end
martedì 6 maggio 2008
Il dubbio
Che la terra ti sia lieve
Politici ed amministratori – di destra e, purtroppo, anche di sinistra – non hanno fatto altro che gettare benzina alimentando il fuoco della violenza. Così l’immigrato, il senza casa, il diverso diventano qualcosa da eliminare, come chi dice no alla richiesta di una sigaretta.
Non credo sia molto interessante sapere se i cinque assassini fossero o meno naziskin, fascisti o ultrà. E’ il clima in cui viviamo che è profondamente fascista: è fascista il clima creato dai nostri sindaci che inneggiano alle ronde di volontari per garantire la sicurezza dei loro cittadini; è fascista il clima creato dai media che fanno a gara per rappresentare una situazione di diffusa insicurezza per giustificare l’attuale deriva securitaria; è fascista il clima in cui una televisione criminale altera il senso comune di un’intera nazione - e massimamente dei suoi giovani – imponendo un modello sociale basato sulla competizione.
Nicola è morto di questo e forse anche noi, che ci diciamo di sinistra solo perché guardiamo Report o Anno Zero invece delle trasmissioni della De Filippi, abbiamo le nostre responsabilità.
Ciao Nicola, che la terra ti sia lieve.
Nihil
lunedì 5 maggio 2008
Imperialismi
Qui una recensione.
Imperialismi, Eric J.Hobsbawm
Rizzoli, 2007
sabato 3 maggio 2008
Gli Stati Uniti e la loro idea di civiltà e di democrazia
venerdì 2 maggio 2008
FASCISTI, VIGLIACCHI E DELINQUENTI
Era dedicata a tre martiri della guerra civile
di Marino Bisso
Il municipio di OstiaDistrutta la targa commemorativa delle vittime delle Fosse Ardeatine in piazza della Stazione Vecchia ad Ostia, vicino al municipio XIII. L´atto vandalico è avvenuto domenica notte: la lapide è stata frantumata, probabilmente con un piccone, e sopra è stato scritto, con la vernice «Il popolo di Ostia inneggia al Duce. Onore alla R.S.I.».
giovedì 1 maggio 2008
Appello agli internauti
La redazione ha deciso di aprire il giornale alla pubblicità, perciò chi ha un'attività e si riconosce nelle idee che questo gruppo di persone porta avanti con passione è invitato a contattarci, per un'eventuale collaborazione.