mercoledì 21 maggio 2008

Diogene, il cinico


Encomiastico d'un cinico

1. Guardatemi: casa non ho, né patria, né averi o schiavi: dormo su nuda terra, non ho sposa, né figli, né pretorio, ma unicamente terra e cielo ed un solo consunto mantello. Eppure: che mi manca? Non sono senza paure, senza dolori, non sono libero?

2. “Che è un amico?”, si chiese a Diogene. “Un’anima in due corpi”.

3. Un ragazzino che beveva nel cavo delle mani vide un giorno; allora gettò via la ciotola gridando: “Un bimbo m’ha vinto in sobrietà!”

4. V’è un gran numero di topi e di donnole nelle case colme di cibi; così, diceva Diogene, i corpi farciti di cibi attirano un gran numero di malattie.

5. “Fra gli uomini chi è ricco?”, gli fu chiesto. “Chi basta a se stesso”, rispose.

6. Scorgendo servi intenti a trasportare suppellettili lussuose, Diogene chiese chi ne fosse il proprietario. “Anassimene”, risposero. “Non si vergogna” replicò “di possedere tante cose e di non possedere se stesso?”.

7. In pieno giorno, la lanterna accesa in mano, si aggirava proclamando: “Cerco l’uomo”.

8. Dichiarava Diogene: “Morte non è male, come non è disonore. Reputazione è baccano di folli. Star nudi” aggiungeva “è meglio che vestire di porpora; dormire su nuda terra è il più soave dei giacigli”. E ne dava prova con la sua fermezza, imperturbabilità e libertà, e ancora, col suo corpo splendente di salute.

9. “Di dove sei?”. “Cittadino del mondo sono”.

10. Lo rimproverava qualcuno di frequentare luoghi indecenti, ma si ebbe questa replica: “Anche nelle cloache penetra il sole e resta puro”.


(Tratto dalla raccolta curata da Luciano Parinetto Il vangelo dei cani. Aforismi dei primi cinici, Stampa Alternativa, 1995)

Diogene di Sinope

1 commento:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good