giovedì 31 luglio 2008

L'indispensabile svolta a sinistra



La deriva centrista dopo il Pci è stata una cosa spesso ridicola. Cambi di nomi assurdi e vergogna della propria identità. Le destre si sono radicalizzate ed hanno aumentato i voti, ed hanno vinto nettamente.

La realtà, l'unica verità è che negli ultimi anni (da Berlusconi in poi) le destre si sono prima sdoganate e poi radicalizzate. Non si vergognano del loro passato ma anzi lo sbandierano. Cercano di revisionare i libri di storia denigrando la Resistenza e giustificando il fascismo. In questi anni loro hanno lavorato bene sulla radicalizzazione e sulla convinzione di essere intimamente fascisti, tutti. Questo li rende non solo coerenti, ma anche rispettabili agli occhi dei loro elettori.

Invece i nostri hanno tagliato i ponti col passato per andare a prendere i voti dei centristi, cioè quelli della vecchia Dc, la parte a sinistra. Unendoli poi a quelli dei poveri cristi che hanno forgiato lavando loro via quel poco comunismo rimasto. Siamo arrivati ad un punto che molti quasi si vergognano del loro passato, spesso lo negano.

I nuovi partiti della pseudo sinistra sono una delle tante vittorie delle destre negli ultimi anni. Si sono radicalizzate ed hanno minato gli avversari al loro interno, spogliandoli della loro stessa identità, li hanno resi erranti senza meta e senza ideali, spersi.

Chi si presta a questo gioco è oggi un fascista.

mercoledì 30 luglio 2008

Iraq: invasione per il petrolio



di Noam Chomsky

L'accordo che il ministero del petrolio iracheno sta per firmare con quattro compagnie petrolifere occidentali solleva una serie di interrogativi sulla natura dell'occupazione statunitense dell'Iraq.

Interrogativi a cui i candidati alla presidenza dovrebbero cercare di rispondere e che dovrebbero essere oggetto di un serio dibattito sia negli Stati Uniti sia nell'Iraq occupato, dove la popolazione sembra tagliata fuori dalle decisioni sul futuro del paese.

Baghdad sta negoziando con Exxon Mobil, Shell, Total e Bp – le quattro partner originarie dell'Iraq petroleum company di qualche decennio fa, a cui ora si sono aggiunte la Chevron e qualche altra piccola compagnia – per rinnovare la concessione petrolifera perduta negli anni delle nazionalizzazioni, quando i paesi produttori di petrolio ripresero il controllo delle loro risorse.

I contratti senza gara d'appalto, a quanto pare scritti dalle stesse compagnie petrolifere con l'aiuto delle autorità americane, hanno prevalso sulle offerte di altre quaranta società, tra cui alcune cinesi, indiane e russe.

"Nel mondo arabo e nell'opinione pubblica statunitense circola il sospetto che l'America abbia occupato l'Iraq per assicurarsi il petrolio garantito da questi contratti", ha scritto Andrew E. Kramer sul New York Times. La parola "sospetto" è un gentile eufemismo.

La domanda di petrolio non è mai stata così forte. Le riserve dell'Iraq sono le seconde al mondo e l'estrazione è poco costosa. Per gli strateghi americani è fondamentale che l'Iraq rimanga sotto il controllo degli Stati Uniti e che, per quanto possibile, si comporti come uno stato-cliente docile, pronto a ospitare le loro basi militari nel cuore delle maggiori riserve di greggio del mondo. Che questo fosse lo scopo principale dell'invasione è sempre stato evidente, anche se si è cercato di nasconderlo con una serie di pretesti.

Nel novembre 2007 quest'obiettivo è apparso ancora più chiaro quando il presidente George W. Bush e il premier iracheno Nouri al Maliki hanno firmato una dichiarazione di princìpi senza consultare né il congresso statunitense né il parlamento iracheno, e meno che mai le popolazioni dei due paesi.

La dichiarazione lascia aperta la possibilità di una presenza militare statunitense in Iraq a tempo indeterminato. Il documento contiene anche una richiesta sfacciata sullo sfruttamento delle risorse irachene. Nel testo si dice che l'economia irachena, cioè le sue risorse petrolifere, dovrà essere aperta agli investimenti stranieri, "in particolare a quelli statunitensi".

Praticamente è come dire che abbiamo invaso il paese per controllarlo e avere un accesso privilegiato alle sue risorse.

A sentire la propaganda di Washington, i problemi degli Stati Uniti in Iraq sono tutti dovuti all'Iran. E la soluzione proposta dal segretario di stato Condoleezza Rice è semplicissima: tutte le "forze straniere" e le "armi straniere" dovrebbero essere allontanate dall'Iraq. Tranne quelle americane naturalmente. Lo scontro sul programma nucleare iraniano alza la tensione.

La tattica della Casa Bianca per imporre un "cambiamento di regime" in Iran si basa sulla minaccia dell'uso della forza (su questo entrambi i candidati alla presidenza sono d'accordo con Bush). La maggioranza degli statunitensi è favorevole all'uso della diplomazia e contraria a quello della forza. Ma l'opinione pubblica non incide sulle scelte del governo, e non solo in questo caso.

Paradossalmente, però, l'Iraq sta diventando un condominio iraniano-statunitense. Il governo di Al Maliki rappresenta la parte della società irachena più vicina a Teheran. Il cosiddetto esercito iracheno – poco più di una milizia – è costituito essenzialmente dalla brigata Badr, che è stata addestrata in Iran e ha combattuto con gli iraniani durante la guerra tra i due paesi.

Probabilmente Teheran è ben felice di vedere che gli Stati Uniti sostengono un governo iracheno che è sotto la sua influenza. Ma per il popolo iracheno quel governo è un disastro, e forse il peggio deve ancora venire.

Sulla rivista Foreign Affairs, Steven Simons fa notare che l'attuale tattica di controinsurrezione degli Stati Uniti sta "alimentando i tre fenomeni che storicamente hanno sempre reso instabili gli stati mediorientali: il tribalismo, il predominio dei signori della guerra e il settarismo". Il risultato potrebbe essere "uno stato forte e centralizzato governato da una giunta militare che somiglierebbe" al regime di Saddam.

In questa fase i democratici americani sono stati messi a tacere dal presunto successo della strategia del generale Petraeus. Ma il loro silenzio riflette anche il fatto che non hanno obiezioni di principio alla guerra. Questi sono gli occhi con cui si guarda il mondo: se si raggiunge l'obiettivo, la guerra e l'occupazione sono giustificate. E il tanto desiderato accordo petrolifero ne è una normale conseguenza.

In realtà, questa invasione è un crimine di guerra. Ma questo è un argomento di cui non si può discutere, né durante la campagna presidenziale né mai. Perché siamo in Iraq? Qual è il nostro debito con gli iracheni per aver distrutto il loro paese? La maggioranza degli americani è favorevole al ritiro. Qualcuno ascolterà la loro voce?

lunedì 28 luglio 2008

RICOMINCIAMO: UNA SVOLTA A SINISTRA

VII CONGRESSO PRC - Pubblichiamo il documento politico approvato dalla maggioranza (342 voti a favore su 646) della platea congressuale

Odg conclusivo
1. Il Congresso considera chiusa e superata la fase caratterizzata dalla collaborazione organica con il PD nella fallimentare esperienza di governo dell’Unione, dalla presentazione alle elezioni della lista della Sinistra Arcobaleno e dalla sbagliata gestione maggioritaria della direzione del partito.Il Congresso prende atto che nessuna delle mozioni poste alla base del VII Congresso nazionale del PRC è stata approvata.Ritiene necessario e prioritario un forte rilancio culturale, politico e organizzativo del Partito della Rifondazione Comunista.Respinge la proposta della Costituente di sinistra e qualsiasi ipotesi di superamento o confluenza del PRC in un’altra formazione politica. Il tema dell’unità a sinistra rimane un campo aperto di ricerca e sperimentazione, partendo da questa premessa.

2. Il rilancio del PRC deve essere caratterizzato in primo luogo da una svolta a sinistra. L’esperienza di governo dell’Unione ha mostrato l’impossibilità, data la linea del PD e i rapporti di forza esistenti, di un accordo organico per il governo del paese.La sconfitta delle destre populiste e della politica antioperaia della Confindustria è il nostro obiettivo di fase. A tale fine, la linea neocentrista che caratterizza oggi il Partito Democratico è del tutto inefficace e sarebbe quindi completamente sbagliata la proposta di ricostruzione del centro sinistra; ci ridurrebbe in una collocazione subalterna all’interno di un contesto bipolare.Al contrario è necessario costruire l’opposizione al governo Berlusconi, intrecciando la questione sociale con quella democratica e morale, in un quadro di autonomia del PRC e di alternatività al progetto strategico del PD.
E’ importante recuperare l’idea che l’opposizione non è una mera collocazione nel quadro politico ma si configura come una fase di ricostruzione, di radicamento e di relazioni sociali, di battaglia culturale e politica. Nella crisi della globalizzazione capitalistica l’alternativa la si costruisce nella lotta sociale e politica contro il governo Berlusconi, i progetti confindustriali e le visioni fondamentaliste e integraliste. Dentro questa prospettiva è indispensabile rafforzare la sinistra di alternativa, avviando una collaborazione fra le diverse soggettività anticapitaliste, comuniste, di sinistra e aggregando le realtà collettive ed individuali che si muovono al di fuori dei partiti politici sui diversi terreni sociali, sindacali e culturali.

3. Il rilancio del PRC parte dalla ripresa dell’iniziativa sociale e politica. La promozione di lotte, la costruzione di vertenze, la ricostruzione dei legami sociali a partire da forme di mutualità, sono indispensabili al fine di qualificare dal punto di vista dell’utilità sociale il ruolo storico dei comunisti e della sinistra. Così come sono elementi necessari per valutare l’efficacia della nostra presenza nelle istituzioni e per ribadire la nostra alterità e intransigente opposizione rispetto alle degenerazioni della politica. Anche in vista delle prossime elezioni amministrative, ferma restando la piena sovranità dei diversi livelli del partito, anche alla luce dell’importanza assunta dai governi locali nel dispiegarsi di politiche di sussidiarietà, privatizzazione e securitarie, è necessario verificare se gli accordi di governo siano coerenti con gli obiettivi generali che il partito si pone in questa fase.La lotta contro la manovra economica antipopolare del governo delle destre, l’opposizione alle iniziative razziste e discriminatorie contro i migranti e i rom, il contrasto ai progetti di attacco al pubblico impiego e alla pubblica amministrazione, l’opposizione alla controriforma della giustizia e la questione morale, rappresentano terreni decisivi di iniziativa, di mobilitazione e di allargamento di un movimento di massa contro le politiche del governo.E’ quindi necessario, fin da subito, che il nuovo gruppo dirigente del partito lavori ad ogni possibile forma di coordinamento della sinistra politica, sociale e culturale al fine di mettere in campo la più ampia e forte mobilitazione contro il governo e la Confindustria. In questo quadro è necessario lavorare per la realizzazione di un nuovo 20 ottobre, una grande manifestazione di massa e una campagna politica di autunno che, partendo da quanti diedero vita all’appuntamento dello scorso anno, raccolga nuove forze, in particolare le espressioni di movimento e di lotta. Rientra in questo percorso l’impegno ad organizzare per il prossimo autunno la Conferenza Nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori.Non è però sufficiente una manifestazione; la ripresa di una iniziativa di lotta, richiede in primo luogo la messa in campo di una forte iniziativa in difesa delle condizioni di vita e di lavoro delle classi popolari; dalla difesa dei Contratti Nazionali di Lavoro alla questione dei salari e delle pensioni, dalla questione dirimente della lotta alla precarietà all’iniziativa contro la disoccupazione nel Mezzogiorno, dalla lotta per la casa alla difesa e sviluppo del welfare.E’ centrale la questione del reddito, a partire dalla difesa del potere di acquisto di salari e pensioni che va tutelato anche attraverso un meccanismo di difesa automatica del valore reale delle retribuzioni e dal tema ineludibile del salario sociale.Si tratta di terreni decisivi per ricostruire l’unità del mondo del lavoro, tra nord e sud, tra lavoratori pubblici e privati, tra italiani e migranti, e per ricomporre le attuali cesure tra lavoratori garantiti e atipici. Si tratta di declinare queste lotte intrecciandole al conflitto di genere ed alle relazioni intergenerazionali. Solo la ripresa del conflitto di classe può evitare che la guerra tra i poveri prenda piede nel nostro paese, sedimentando razzismo e xenofobia.Pur nel rispetto dell’autonomia del sindacato, non possiamo che sottolineare la necessità assoluta che vengano superate le logiche concertative che hanno reso impossibile la difesa dei lavoratori e delle fasce a basso reddito. In questo quadro, riaffermando la necessità di una piena autonomia del sindacato da partiti, governo e padronato, auspichiamo la costruzione di una ampia sinistra sindacale che ponga al centro i nodi della democrazia e della ripresa del conflitto. Così come salutiamo positivamente ogni forma di coordinamento e di cooperazione nell’ambito del sindacalismo di base.Riteniamo opportuno favorire ogni elemento di conflitto dal basso nei luoghi di lavoro, la rinascita di un protagonismo dei lavoratori e delle lavoratrici, l’emergere di momenti di auto-organizzazione, tutti elementi decisivi affinché la battaglia anticoncertativa assuma una dimensione di massa. In questo quadro è necessario un forte investimento nella costruzione della presenza organizzata del partito nei luoghi di lavoro.Intrecciati con la questione sociale in senso stretto, sono cresciuti nel paese importanti movimenti di lotta su temi decisivi quali la laicità dello Stato, la difesa della Costituzione repubblicana e antifascista, il rilancio della scuola e dell’università pubblica, il diritto alla libertà di orientamento sessuale e la lotta contro ogni forma di discriminazione, omofobia, violenza alle donne e attacco alle loro libertà, al diritto di scelta e di decisione sul loro corpo com’è il tentativo di attacco alla 194 e la legge sulla procreazione assistita, la difesa dell’ambiente su questioni che interessano contesti locali ma pongono problemi generali relativi al modello di sviluppo. Basti pensare alle lotte contro la Tav, contro le grandi opere, contro la proliferazione di inceneritori e rigassificatori. Si deve dare un sostegno attivo a questi movimenti lavorando per una ricomposizione dei conflitti in una strategia globale di trasformazione.Diritti sociali, civili, ambientali sono per noi le diverse facce di uno stesso progetto: l’alternativa di società.In questo quadro il VII Congresso del PRC ritiene necessario il lancio di una stagione referendaria sulle questioni della precarietà, della democrazia sui luoghi di lavoro, dell’antiproibizionismo, da gestire con il più vasto schieramento possibile.

4. Il PRC, riprendendo il percorso cominciato a Genova, ribadisce la propria internità al movimento mondiale contro la globalizzazione capitalistica e, in questo quadro, la volontà di intensificare la collaborazione e le relazioni con i partiti comunisti e progressisti, con tutti i movimenti rivoluzionari e le importantissime esperienze latino-americane che si collocano contro le politiche neoliberiste e di guerra, con i popoli in lotta contro l’occupazione militare e per l’autodeterminazione.In Europa, in particolare, lavora ad un rafforzamento dell’unità delle forze comuniste e di sinistra alternative al Partito Socialista Europeo, sia nell’ambito del Partito della Sinistra Europea sia in quello del Gruppo Parlamentare Europeo della Sinistra Unitaria Europea-Sinistra Verde Nordica, al quale aderiranno i futuri eletti.Per questo motivo il Congresso dà mandato agli organismi dirigenti affinché alle prossime elezioni europee siano presentati il simbolo e la lista di Rifondazione Comunista – SE sulla base del programma che sarà definito nel prossimo autunno. Questa decisione si deve accompagnare alla ricerca di convergenze, in occasione delle elezioni europee, tra forze anticapitaliste, comuniste, di sinistra, sulla base di contenuti contrari al progetto di Trattato di Lisbona e all’impostazione neoliberista e di guerra dell’ Unione Europea. Il Congresso ritiene gravissima qualsiasi manomissione della legge elettorale per le europee e impegna tutto il partito a contrastare questo progetto con il massimo di mobilitazione democratica di massa.
In Italia, in vista del prossimo vertice del G8, il PRC si deve impegnare, nelle istanze del movimento contro la globalizzazione, a ricostruire lo schieramento di forze politiche e sociali che condusse la mobilitazione contro il G8 di Genova, senza tacere sulle responsabilità del governo Prodi e sull’accondiscendenza del governo Soru nell’individuazione della sede del vertice in Italia alla Maddalena.
Il PRC deve impegnarsi, nell’ambito del movimento pacifista, in ogni lotta contro le guerre in corso nel mondo, contro la NATO e contro tutte le basi militari straniere, a partire da quella di Vicenza, e deve impegnarsi per il ritiro dei contingenti italiani dai teatri di guerra.

5. Il Congresso ritiene necessario rilanciare il partito e il progetto strategico della rifondazione comunista ed impegna il nuovo gruppo dirigente a promuovere ed incoraggiare un effettivo e pluralistico dibattito politico e teorico che prosegua nel segno dell’innovazione e della ricerca. In questo quadro, la ricerca sul tema della nonviolenza non riguarda per noi un assoluto metafisico ma una pratica di lotta da agire nel conflitto e nella critica del potere.
E’ parimenti necessario rilanciare l’indagine sulla morfologia del capitalismo contemporaneo, allargare il lavoro di inchiesta sulla nuova composizione di classe e sulle forme di organizzazione del conflitto.Il rilancio del partito è impossibile senza la cura del partito stesso.Il Congresso impegna il nuovo gruppo dirigente a procedere nella riforma del partito, in particolare mettendo in discussione il carattere monosessuato e separato della politica, muovendo dalle indicazioni emerse dalla Conferenza di Organizzazione di Carrara.E’ necessario impedire ogni degenerazione del partito in senso leaderistico e plebiscitario ed ogni subordinazione del partito alle rappresentanze istituzionali e ai rapporti verticistici con altre forze politiche.La gestione unitaria del partito, nel rispetto di eventuali dialettiche interne agli organismi dirigenti a tutti i livelli, deve essere intesa come partecipazione ai processi decisionali e non come mero diritto di critica a decisioni assunte da maggioranze o, peggio ancora, da cerchie ristrette di dirigenti.
La democrazia non è una forma qualsiasi di funzionamento del partito. Non si deve ridurre alla pura dialettica tra diverse posizioni né confondere in alcun modo con forme plebiscitarie di consenso. Il tesseramento deve essere strumento di partecipazione alla vita del partito, al suo progetto politico e alle sue decisioni. Non deve mai ridursi a strumento burocratico di conta interna. La democrazia necessita di partecipazione libera ed informata alla formazione di decisioni circa gli indirizzi politici di fondo e le scelte più importanti. In questo quadro la democrazia di genere è elemento essenziale della trasformazione della società per un mondo in cui eguaglianza e differenza siano elementi fondativi dell’autocostituzione di soggettività critiche, consapevoli, sessuate.
Gli organismi dirigenti a tutti i livelli non devono essere retti da una logica elitaria e devono essere fondati sul principio di responsabilità. La rotazione degli incarichi, la non commistione di incarichi di partito con incarichi istituzionali di governo, il rinnovamento costante degli organismi e il superamento del loro carattere monosessuato, l’introduzione di codici etici relativi ai comportamenti connessi ai privilegi sono obiettivi che il Congresso indica come prioritari al nuovo gruppo dirigente.
Il Congresso impegna infine il nuovo gruppo dirigente a lavorare, con gli strumenti opportuni, al miglioramento della formazione di tutti gli iscritti, dai militanti di base ai dirigenti nazionali”.

Chianciano, 27 Luglio 2008

domenica 27 luglio 2008

A favore dei padroni



Se è vero che il Governo Prodi aveva fatto poco per il problema del precariato, e lo abbiamo ammesso con franchezza, a maggior ragione oggi dobbiamo puntare il dito sull'attuale maggioranza, che sta facendo di tutto per aumentare i precari ed avvantaggiare i padroni, anche quelli che commettono irregolarità nelle assunzioni. Il nocciolo della questione:

Finora il magistrato che riscontrava irregolarità sul ricorso a uno o più contratti a termine, poteva obbligare il datore di lavoro a riammettere in servizio il lavoratore con un contratto a tempo indeterminato. Se passerà la nuova norma, il giudice dovrà limitarsi ad applicare all'azienda una sanzione di entità variabile tra le 2,5 e le 6 mensilità (la stessa prevista per le imprese al di sotto dei 15 dipendenti). Con la sanatoria, il diritto al reintegro decadrà per chi in questo momento è in causa.

Qui

Catechismo: la guerra giusta, la guerra santa



L'altra sera stavo guardando Le ragioni dell'aragosta, il toccante film di Sabina Guzzanti dello scorso anno, e sono rimasto colpito da una notizia sulla modifica delle ragioni della guerra apportata al Catechismo (nell'articolo che si leggeva nel film risultava fatta dal nuovo Papa). Ora, di sicuro sono molti anni che non mi interesso del Catechismo, e quindi non sono in grado di verificare se quello che riporterò è effettivamente una modifica recente o è un concetto presente da sempre, ma al di là di questo quello che conta è il pensiero in sé, che è a dir poco aberrante se si considera che va letto a dei bambini. Ecco cosa inculcano nella mente dei piccoli:

2309 Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:

— che il danno causato dall'aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo;

— che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci;

che ci siano fondate condizioni di successo;

— che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.

Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della « guerra giusta ».

La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune.

venerdì 25 luglio 2008

Ces gens-là



Jacques Brel. L'antiborghese cantore dell'ipocrisia, oltre che dell'amore agro e del lato spirituale e mistico dell'uomo. Nei due brani quali Les bourgeois e Ces gens-là (amendue ripresi e riadattati da Gaber) il cantautore belga di lingua francese distrugge il modello piccolo borghese imperante. Riascoltati oggi non perdono nulla della loro caustica analisi, che anzi diventa sempre più attuale nelle dinamiche di tutti i giorni. Di seguito riporto il testo in italiano dei Ces gens-là (Che bella gente) rielaborato da Gaber e Luporini, ed un video dello stesso brano sottotitolato in italiano, con l'aggiunta dello stupendo Le moribond, che stravolge il comune e lugubre senso che si usa dare al trapasso:

parlato: Sì avvocato, lei mi parla così della provincia perché non li conosce.
Lei non sa mica come è fatta questa gente qua.
Lo vede quello là, sì quello col testone,

lui che a quest'ora qua non sa già più il suo nome,
un nome rispettato, la casa sulla piazza,
mai che abbia lavorato, arriva qui ogni sera
e inchioda il suo sedere davanti a un tavolino
e affoga nel barbera.
Poi quando vien mattino te lo ritrovi dove?
Ma in chiesa sissignore, dritto come una scopa
con l'occhio d'affogato va far la comunione
per smaltire il vino.

Mi creda avvocato che quel verme lì non pensa mica sa? No!
Prega!

E poi c'è il fratellino, un "temperapennini",
ragioniere al catasto, incassa bustarelle,
distribuisce inchini, peggio d'un dente guasto,
pensi che s'è sposato con una mezza gobba
solo perché ha la dote, ma non gli basta mai.
Col suo bel cappellino, col suo bel cappottino,
col suo bel "seicentino" fa pure lo strozzino!
Non manca una funzione, deve tenere d'occhio
sessanta debitori che lui tiene in ginocchio.

Mi creda avvocato che quel fetente là non prega mica sa?
Frega!

E poi ci sono gli altri, la madre sempre muta
che macina golfini e il padre possidente
che è morto scivolando sul pavimento a cera.
Da una cornice nera come da una finestra
osserva tutto il gregge che mangia la minestra
e senti fare ‘CHHIU-CHHIU', e senti fare ‘CHHIU-CHHIU'.
E poi c'è la bisnonna che trema ma non muore,
le contano le ore e invocano il momento
di chiudere la bara e aprire il testamento.

Mi creda avvocato ai funerali di quella gente lì mica si canta sa? No, ah, ah, no!
Si conta!

E poi, e poi, e poi
c'è Margherita che è bella come il sole
e lei non ha idea del bene che mi vuole,
sogniamo addirittura una casa nostra,
è piena di finestre e quasi niente mura
e dentro solo noi a ridere di gioia,
la cosa è già sicura, solo che c'è una noia:
la sua famiglia è contro, la sua famiglia è contro.

Ce l'hanno su con me, mi danno del pezzente,
mi danno del barbone, e già per quella gente
è meglio un delinquente ma con la posizione,
e anche se la figlia sembra differente
è nata ed è cresciuta in quel ambiente.

Da un mese a questa parte la tengono al guinzaglio
e quando ci incontriamo gli occhi di lei mi fissano
e sembra che mi dica che un giorno fuggirà,
che mi raggiungerà e allora in quel momento,
allora io le credo avvocato ma solo in quel momento,
perché da quelle case là nessuno scappa mai!

Ha capito avvocato? Da lì non si va via!

Oh come è tardi! Mi scusi, io torno a casa mia...

Ces gens-là

giovedì 24 luglio 2008

La sicurezza dei rom



BRUXELLES (Reuters) - Amnesty International si augura che oggi dall'Ue arrivino nuove critiche all'Italia per la gestione dell'emergenza nomadi, dopo quelle recentemente sollevate dalla Commissione e dall'Europarlamento.

Il Consiglio della Giustizia e degli Affari interni che si riunisce oggi a Bruxelles potrebbe infatti condannare il governo per una serie di iniziative tra cui quella di prendere le impronte ai rom, compresi i minori.

"Dopo le critiche della Commissione e del Parlamento europeo, ora è la volta per gli stati membri dell'Ue di pronunciarsi contro quella che è diventata chiaramente una campagna contro i rom", dice in una nota Nicolas Beger, direttore dell'ufficio europeo di Amnesty International.

Ieri è stata approvata in via definitiva al Senato la conversione in legge del dl sulla sicurezza, che prevede tra l'altro un gire di vite sui clandestini.

I recenti provvedimenti - inseriti dal governo Berlusconi nel quadro dell'emergenza sicurezza - per censire i Rom e altre etnie presenti nei campi nomadi in Italia ha spinto l'Europarlamento ad approvare il 10 luglio scorso una risoluzione critica verso l'esecutivo italiano.

"Siamo chiari: quella a cui assistiamo è una caccia alle streghe camuffata da timori per la sicurezza. Al momento c'è effettivamente una seria questione legata alla sicurezza in Italia: la sicurezza dei rom", aggiunge Nicolas Beger.

Secondo Amnesty, le misure adottate dall'Italia sono discriminatorie, inappropriate e ingiustificate, e in aperta contraddizione con la Convenzione europea sui diritti umani.

Amnesty chiede al Consiglio della Giustizia e degli Affari interni di promuovere tutti i passi necessari per fermare le pratiche discriminatorie e misure contro il linguaggio razzista usato da funzionari o politici, una nuova valutazione dell'emergenza e della legislazione per assicurarne la compatibilità con il diritto internazionale ed europeo, e un'indagine approfondita sugli attacchi a campi nomadi.

Martedì sera un vasto incendio, le cui cause restano da accertare, si è propagato alle porte di un campo nomadi alla periferia di Roma, quello da cui era partito il censimento dei rom voluto dal ministero dell'Interno.

Nei mesi scorsi si erano verificati altri casi di incendi appiccati a campi nomadi.

mercoledì 23 luglio 2008

Condannati a morte!


Se chiudono il manifesto e Liberazione...
La manovra economica che è stata votata in blocco - senza emendamenti - lunedì sera alla Camera, e che ora andrà al Senato, conteneva una norma che taglia - e praticamente azzera - i finanziamenti ai giornali politici. Questa norma può essere corretta dal Senato, oppure lasciata così com'è. Se sarà lasciata così com'è provocherà la chiusura - nel giro di un paio di mesi al massimo, ma forse anche prima - di alcune decine di testate giornalistiche, tra le quali il manifesto, L'Unità, Liberazione, il Secolo, la Padania, Europa, Avvenire. Alcuni di questi giornali sono sostenuti da gruppi editoriali privati potenti e ricchi, altri da partiti robusti e in grado di finanziare, altri ancora per vivere contano soltanto sulle proprie forze, sulle vendite, sul finanziamento pubblico. Se si chiude il rubinetto del finanziamento pubblico e si stabilisce che è giusto che il diritto ad informare sia riservato a chi possiede i capitali necessari, almeno due di questi giornali, e cioè Il manifesto e Liberazione, dovranno dichiarare fallimento e sparire dalla circolazione. Con la conseguenza che l'Italia - unico paese in Europa a non disporre di una rappresentanza parlamentare della sinistra tradizionale (socialista, o comunista, o ambientalista) si troverà anche senza giornali di sinistra. E paradossalmente questa scomparsa dei giornali di sinistra - che dal 1945 sono presenti senza interruzione, e per molti anni anche in gran numero, nelle edicole - sarebbe la conseguenza diretta di una legge dello Stato. Cioè potremmo dire, senza alcuna forzatura, che la stampa di sinistra, la stampa di opposizione, è stata chiusa per legge.Questa legge non prevede tagli indiscriminati all'editoria, ma tagli miratissimi: si annulla il finanziamento ai giornali di partito e si mantiene intatto il finanziamento ai grandi giornali. Per capirci bene, qualche cifra: Il manifesto e Liberazione, attualmente, ricevono dallo Stato un finanziamento che complessivamente arriva a circa 7 milioni all'anno (tra tutti e due, naturalmente). Il Corriere della Sera - che è un giornale largamente in attivo, e che dispone di sconfinate risorse pubblicitarie - riceve ogni anno circa 13 milioni di Euro. Il Sole 24 ore , quotidiano di Confindustria - che distribuisce svariati milioni di utili ai suoi azionisti - riceve 17 milioni di finanziamento. Tutti questi finanziamenti alla grande impresa non vengono tagliati. I fatti sono questi. Se non ci saranno correzioni, la nostra condanna a morte è segnata. Non so se poi si potrà dire con leggerezza che l'Italia comunque resta un paese libero, che in ogni caso qui la democrazia è padrona. E siccome noi siamo convinti che l'Italia sia davvero un paese libero, siamo anche convinti che il Senato cambierà la legge approvata alla Camera.

Piero Sansonetti su Liberazione del 23/07/2008

Censura ed autoritarismo: regime fascista



Informazione totalitaria ed asservita al potere. Menzogne, censura e manifestazioni imbavagliate. Questo accade oggi:

Napoli

L'autunno caldo



Mi chiedo, oggi con più forza, alla luce d'una Finanziaria che si prevede disastrosa, come gli italiani abbiano per la terza volta votato quell'accozzaglia di manigoldi che fanno capo a Berlusconi, o peggio quel contenitore vuoto del Pd, che tutto fa meno che opposizione. E già si prevede un autunno caldo (già hanno militarizzaro le città in previsione degli scontri di piazza):

Il grande sfracello
Gabriele Polo

Una Finanziaria feroce: autoritaria nel metodo, crudele nella sostanza. Questa è la manovra sbrigativamente approvata ieri dalla camera, in attesa del voto definitivo del senato. Una «pratica» da sbrigare in fretta, per poi andarsene allegramente in vacanza, in attesa di un autunno che sarà socialmente durissimo (per l'occupazione e per i redditi), ma che tutti fanno finta di rimuovere, preferendo perdersi nelle cortine fumogene di effimeri scontri, come quello sulla lesa maestà di un brutto inno nazionale. Mentre la vera lesione in corso è quella contro la democrazia di un parlamento posto nell'impossibilità di discutere alcunché e contro la costituzione materiale di una repubblica feudalizzata in potentati individuali. Primo fra tutti quello del principe di Arcore...

Continua

martedì 22 luglio 2008

Italiani brava gente, parte quinta


«Preoccupazione» e «indignazione». Non ci sono altre parole per descrivere la sciagura delle due bimbe rom che ieri sono annegate a Torregaveta, vicino a Pozzuoli, i cui cadaveri sono rimasti per ore in spiaggia tra l’indifferenza dei bagnanti. Parole forti quelle di Laura Boldrini, portavoce dell’alto commissario per i rifugiati dell’Onu. Cordoglio alle famiglie delle due bimbe che nell’assolata giornata di ieri, dopo ore sotto il sole a vendere conchiglie, braccialetti e portafortuna avevano deciso di farsi un bagno tra le onde agitate del mare.
La tragedia. Per Violetta e Cristina Ebrehmovich, 12 e 11 anni, non c’è stato nulla da fare nonostante il tentativo di salvataggio di due bagnini dei vicini stabilimenti privati. Le due ragazzine si gettano in mare insieme ad altre due amiche, Manuela di 15 e un’altra piccola di 8. Venivano dal campo nomadi di Scampìa, vicino a Secondigliano. Avevano preso la Cumana, il treno che collega Napoli con Pozzuoli e i centri della periferia.
Bimbe lavoratrici con la voglia di mare. Come ogni sabato a lavorare per raccogliere qualche euro. Ma le bimbe lavoratrici restano bimbe e non resistono alla voglia di tuffarsi in mare, nonostante le onde agitate che bagnano la spiaggia libera. Loro probabilmente non sanno nuotare, non hanno neanche il costume e si gettono in mare vestite. Disperate le grida d’aiuto delle bimbe. I due bagnini cercano disperatamente di salvarle. Dopo pochi minuti arriva l’ambulanza del 118 chiamata da una signora che ha assistito alla scena. In mare anche una motobarca dei vigili del fuoco. Si salveranno Manuela e la piccola di 8 anni, ma per Violetta e Cristina, i cui corpi sono stati recuperati a 150 metri dalla spiaggia, non c’è stato niente da fare.
I corpi lasciati per ore sulla spiaggia. Intanto sulla spiaggia un centinaio di bagnanti continuano a prendere il sole, come se nulla fosse successo. Come se quei due cadaveri rimasti per ore a terra, coperti con teli da mare, fosserso invisibili. Attraverso le testimonianze delle due bimbe salvate le forze dell’ordine hanno avvertito i parenti. Il papà e uno zio, di origine slave, con documenti d’identità italiani. Le bimbe inizialmente, spaventate, scappano alla vista delle forze dell’ordine. Particolare che ha contribuito al fatto che i due cadaveri restassero per ore in spiaggia.
Il cordoglio dell’Unhcr. Cordoglio ma «anche preoccupazione - ha detto Laura Boldrini, portavoce dell’alto commissario per i rifugiati dell’Onu - per quanto accaduto sulla spiaggia. Infatti, secondo quanto riportano i giornali, nessuno dei bagnanti sarebbe intervenuto a tentare di salvare le bambine prima dei soccorsi dei bagnini. Colpisce ed indigna anche il fatto che il recupero dei due corpi sia avvenuto nell’indifferenza generale, come se niente fosse avvenuto». E la Boldrini si chiede: «Si sarebbe tenuto lo stesso comportamento se si fosse trattato di due bambine italiane? Come possibile che le persone non danno più spazio alla commozione, di fronte ad un dramma simile?». La portavoce ha ricordato che il 20% dei rom presenti in Italia sono slavi, persone che hanno ottenuto lo status di rifugiati o la protezione umanitaria.

Offri un dito a Maroni


lunedì 21 luglio 2008

L'esilio della bellezza


Nel 1948 Camus scrive L'esilio di Elena, un saggio solare d'un'attualità sconcertante che lascia senza fiato. Ed in poche parole spiega il nostro tempo, che indietreggia lungo curve di retroguardia. Inizia così:

Il Mediterraneo ha la propria tragicità solare che non è quella delle nebbie.
Certe sere, sul mare, ai piedi delle montagne, cade la notte sulla curva perfetta d'una piccola baia e allora sale dalle acque silenziose un angosciante senso di pienezza.
In quei luoghi si può capire come i Greci abbiano sempre parlato della disperazione solo attraverso la bellezza e quanto essa ha di opprimente.
In questa infelicità dorata la tragedia giunge al sommo.
Invece la nostra epoca ha nutrito la propria disperazione nella bruttezza e nelle convulsioni.
Ecco perché l'Europa sarebbe ignobile, se mai il dolore potesse esserlo...

L'esilio di Elena

Lo scritto si trova su L'estate e altri saggi solari, Bompiani.

domenica 20 luglio 2008

Povera Italia!



Bossi: "Dopo il federalismo bisogna passare anche alla riforma della scuola. Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da gente che non viene dal nord".

sabato 19 luglio 2008

Testamento biologico? un euro



Lodevole iniziativa dei notai di Verona. Speriamo che gli altri seguano l'esempio:

I notai: testamento biologico a 1 euro

VENEZIA (18 luglio) - Un euro per lasciare il proprio «testamento di vita» o testamento biologico: la proposta è del presidente del Collegio Notai di Verona, Gabriele Noto. Una presa di posizione contro l'accanimento terapeutico che spiazza tutti, politica e giudici. Ma i notai non fanno invasioni di campo, sottolinea il Ernesto Marciano, presidente del Collegio Triveneto, che oggi nel proprio studio a Mestre ha messo il sigillo al primo testamento biologico a prezzo simbolico. Alla fine a decidere, spiega, saranno sempre i medici. «Il notaio è il giurista della prevenzione - osserva - In questo caso siamo giuristi di "prima linea", perché non esiste una legge che regoli la materia. Ma ci sono delle sentenze, anche di Cassazione, che delineano una cornice, norme che consentono un'interpretazione. Insomma, ci muoviamo all'interno di un'area lecita».

I veri attori del testamento, rileva Marciano, sono tre: «La persona che sottoscrive l'atto; il fiduciario, che dovrà rappresentarle queste volontà ai medici; i medici, che sono i soli, in ultima istanza, a dover decidere come curare il paziente seguendo la propria deontologia e il giuramento professionale». «Non c'è invasione di campo, una compressione di competenze altrui - aggiunge -. Si dà un strumento con cui far arrivare al medico le volontà del paziente che non può più parlare».

L'atto tecnicamente, spiega Gabriele Noto, presidente dei Notai di Verona, è equiparabile ad una procura al fiduciario, che contiene anche il testamento di vita. Tutti i testamenti confluiscono poi in un Registro generale presso il Consiglio nazionale del Notariato: «Non è un'invenzione di questi giorni un fulmine a ciel sereno - spiega Noto - Il Consiglio nazionale è intervenuto nel 2006, con una delibera sui testamenti di vita. È un atto simile a quello necessario per l'espianto di organi. Prima d'oggi - prosegue - il costo medio era intorno ai 70 euro. Ma essendo un'esigenza molto sentita in questo momento storico abbiamo deciso di offrire il testamento di vita al costo simbolico di un euro. Pensiamo che questa nostra scelta ha un grado di apprezzabilità sociale molto alto. E c'è una buona disponibilità del Consiglio nazionale ad attuare in tutta Italia questo prezzo simbolico».

lunedì 14 luglio 2008

Mors omnia solvit



Avrei voluto non doverne parlare. Difatti in un mondo civile e veramente laico sarebbe sceso un rispettoso silenzio sulla decisione giusta e legittima presa dalla Corte e dal padre, ma siccome (purtroppo) siamo in uno stato confessionale dobbiamo da una parte sopportare le scompostezze becere e volgari delle bestie della Chiesa, e dall'altra siamo obbligati a parlarne per creare un precedente che vada a favore di tutti gli altri casi presenti e futuri, siamo costretti a violare il silenzio per evitare dell'altro dolore muto.

Ed oggi ancor di più, dopo aver letto uno scritto di Giuliano Ferrara (lui insieme a tutti i porci porporati che continuano a ciarlare) sulla faccenda non riesco a tacere, non riesco a zittirmi, no!

Lui, lo stesso che giustifica la guerra in Iraq che ha fatto un milione di vittime civili (ma quelle in fin dei conti sono morti giuste di uomini lontani, mussulmani, brutti e che un po' puzzano pure. Si meritano di morire), oggi si scaglia contro il rispetto per un tempio di carne da tempo disabitato, svuotato della sua essenza, che altro non aspettava che una degna e quieta sepoltura. E così gli occidentali in coma da sedici anni sono costretti a straziare i propri genitori ancora, e ancora, e ancora. I mussulmani devono morire a milioni sventrati dalle bombe per il petrolio, ma i corpi senza più pensiero dei cristiani debbono restare per sempre, artificialmente, come icone, che lo stesso Dio in cui credono vietava. D'altronde questi poveri genitori i figli li hanno fatti, li hanno visti trasformarsi in silenti vegetali, li hanno accuditi lo stesso piangendone il ricordo, morendo con loro ogni giorno, ed ogni giorno sono risorti sperando di poter fare un patto col diavolo per riuscire così a scambiare la loro vita con quella che hanno donato, ma ancora non basta, no! Obesi senza ritegno, figli dell'occidentale opulenza dell'ingordigia (ma un tempo non andavano all'inferno?) si permettono di ciarlare oscenità per infilzare lame taglienti nella carne già violata di chi ha perso una parte di sé, un figlio. Mette tristezza, infinita tristezza... e non possiamo tacere; Eluana non può riposare, non ancora.

domenica 13 luglio 2008

Involuzione: dal Pci al Pd



È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività...

PPP
, Corriere della Sera, 14 novembre 1974

Non è cambiato nulla da allora. In verità è cambiato il Pci in Pd. E ho detto tutto...

sabato 12 luglio 2008

Fellatio



Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie appunto la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre…”.

PPP


Il consumatore è un lavoratore che non sa di lavorare

Jean Baudrillard


Lo spettacolo è il capitale a un tal grado di accumulazione da divenire immagine

Guy Debord

venerdì 11 luglio 2008

Baliani: Corpo di Stato. Il delitto Moro


Baliani: Corpo di Stato. Il delitto Moro

Riporto una recensione del bellissimo libro di Marco Baliani sul delitto Moro. Una visione molto realistica e scevra da perbenismi d'accatto. Il punto di vista di chi quei momenti li ha vissuti in prima persona, quando Moro per tutti rappresentava il potere da combattere, come scriveva e cantava Gaber: che Aldo Moro insieme a tutta la Democrazia Cristiana è il responsabile maggiore di trent'anni di cancrena italiana.

Un estratto:

Subito, in quei primi istanti, fui preso da un senso di eccitazione, una specie di euforia.
Lo so che potrei raccontare tutt’altro, non ci vuole molto, col senno di poi potrei dire che all’annuncio della radio provai sdegno, che condannai immediatamente l’azione delle Brigate rosse. No, non è vero, non andò così.
Provai un senso di esaltazione.
Com’era possibile? Io ero sempre stato lontano dai metodi di lotta delle Brigate rosse, non ero mai stato troppo convinto che lotta rivoluzionaria e lotta armata dovessero per forza coincidere, e in quelle forme poi, no di certo. Nonostante tutti i cambiamenti avvenuti in me in quegli anni, come era possibile che all’annuncio radiofonico del rapimento io provassi quel senso euforico di appartenenza?
Ma avevano rapito Moro! Il presidente della Democrazia cristiana, un simbolo del Potere, del Palazzo! Avevano colpito il cuore dello Stato, allora stavolta c’erano riusciti, non erano solo slogan. Ma come avevano fatto? L’impresa sembrava eccezionale. “Di geometrica potenza.” Poi scriveranno così: “di geometrica potenza”. E non fui solo io a essere preso da quel senso di eccitazione.
Ci furono assemblee spontanee in molte università, cortei improvvisati in cui si gridavano slogan poi rimasti incisi sui muri delle città.
Da qualche parte si arrivò addirittura a brindare all’avvenimento. […]

Marco Baliani, Corpo di stato

Di seguito riporto anche le parole spese dallo stesso Baliani per il nuovo lavoro di Angelo Ferracuti (che ci piacerebbe poter intervistare per il prossimo Adrenocromo):

Come ha scritto Marco Baliani a proposito della produzione teatrale dello scrittore marchigiano: “E’ un teatro spietato, come deve essere il grande teatro spietato di ogni tempo. (…) E’ un’arte difficile, perché si tratta di sporcarsi le mani, di stare coi piedi nella discarica, perché si tratta di avere occhi e orecchie appuntite e aperti, e questo è sempre doloroso.”

Ultravox - Dancing With Tears In My Eyes

Berlusconi: «Anche l'Italia nel progetto per costruire mille centrali nucleari nel mondo».

giovedì 10 luglio 2008

Penitentiagite

"La Chiesa ha sempre considerato le epidemie come flagelli voluti da Dio contro i quali ogni lotta veniva considerata un sacrilegio. Quando la peste faceva strage fra le popolazioni, essa emanava ogni volta degli editti che impedivano la distruzione dei ratti, ritenendoli i realizzatori della volontà di Dio. Nel 1829 Leone XII condannò le vaccinazioni scrivendo: "Chiunque procede alla vaccinazione cessa di essere figlio di Dio: il vaiolo è un castigo voluto da Dio, la vaccinazione è una sfida contro il Cielo".
Nel 1200 il Doge di Venezia sposò una principessa originaria di Bisanzio. Poichè questa principessa continuò a seguire alcuni usi della sua terra, ella scatenò subito le ire delle autorità ecclesiastiche che la minacciarono di castighi divini. Quando cadde malata, San Bonaventura (il dottore serafico) dichiarò che la sua malattia era la punizione di Dio alla quale la principessa si era esposta con il suo comportamento scandaloso che, dopo la sua morte, fu spiegato dalla Chiesa nei seguenti termini: "La principessa ha ricevuto da Dio la punizione che meritava perchè portava i cibi alla bocca non con le mani come è morale, ma per mezzo di forche (forchette) in oro a due denti".
Luigi Cascioli
La Favola di Cristo (Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù), 2007

No Cav Day. Andrea Camilleri

"Sei così ipocrita, che come l’ipocrisia ti avrà ucciso sarai all’inferno, e ti crederai in paradiso".
Pier Paolo Pasolini.

mercoledì 9 luglio 2008

Anni '50



Istat: per la prima volta dal 2002 calano i consumi delle famiglie in termini reali (soprattutto al Sud)
Spesa alimentare ferma a 466 euro al mese in media, scelta "low cost" per un terzo degli italiani

Meno carne, vestiti e vacanze
E' tornata l'Italia degli anni '50

Roberto Farneti
A furia di tagliare il potere d'acquisto di salari e pensioni, l'Italia sta tornando agli anni '50, quando comprarsi un paio di scarpe nuove o mangiare carne "rossa" era un privilegio per pochi. Può sembrare un'iperbole, ma i dati diffusi ieri dall'Istat parlano chiaro: ormai, per arrivare alla fine del mese, le famiglie italiane sono costrette a stringere la cinghia. La parola d'ordine per almeno un terzo dei nuclei (il 50% al Sud) è "risparmiare", il che vuol dire limitare gli acquisti all'indispensabile e comunque scegliere i prodotti che costano meno.
Si riduce il tenore di vita dell'italiano medio ma a rimetterci è l'intera economia, come testimoniano le stime sulla bassa crescita del nostro Prodotto interno lordo. Alla scarsa competitività di buona parte delle nostre imprese sui mercati internazionali, si somma la mancata spinta della domanda interna, come ha ammesso di recente anche la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
E' di ieri l'ennesimo campanello d'allarme: per la prima volta dal 2002, fa sapere l'Istat, nel 2007 la spesa media mensile per i consumi è calata in termini reali. Il calcolo è presto fatto: se in valori assoluti le statistiche hanno registrato un aumento dei soldi spesi - 2480 euro, 19 in più rispetto al 2006, pari allo 0,8% - è sufficiente depurare il dato dagli effetti indotti dalla dinamica inflazionistica (+1,8%) per capire che ci troviamo di fronte a una flessione negli acquisti.
Si cerca di risparmiare su tutto, anche (e soprattutto) sul mangiare. Si esce dai supermercati, preferibilmente discount, con il carrello sempre più vuoto e chi può si rivolge direttamente al contadino. I tecnici dell'Istat la chiamano "strategia generalizzata di contenimento della spesa".

No Cav Day. Sabina Guzzanti. Seconda parte

No Cav Day. Sabina Guzzanti. Prima parte

lunedì 7 luglio 2008

sabato 5 luglio 2008

Povertà: la sconfitta del capitalismo



Nel mondo (Fao):

862 milioni di poveri sottonutriti (non poveri, ma poveri sottonutriti, cioè un'aggravante) nel mondo, ovvero persone che sopravvivono con meno di due dollari al giorno; la grandissima parte dei quali abita nei Paesi in via di sviluppo. E’ questo il punto di partenza drammatico del Vertice mondiale della Fao iniziato ieri, 3 giugno, a Roma – e che si concluderà il 5 giugno - sul tema: “Sicurezza alimentare mondiale: le sfide del cambiamento climatico e delle bioenergie”.

Oltre alla Fao a promuovere il Vertice, che prevede la partecipazione di una cinquantina fra Capi di Stato e Ministri degli esteri, anche altre due agenzie delle Nazioni Unite impegnate sui temi dell’alimentazione e della povertà: il Wfp (World food program) e l’Ifad (International food and agricultural development), una sorta di banca mondiale del microcredito presa quasi d’assalto negli ultimi mesi dagli agricoltori dei Paesi poveri.

Se l’obiettivo posto dall’Onu nel 1996 era quello di dimezzare entro il 2015 i poveri di tutto il pianeta passando dagli allora 800 milioni a 400 milioni, oggi il quadro è drammaticamente negativo. Non solo non si sta seguendo quella strada ma le ultime stime, gli 862 milioni di persone sottoalimentate a livello planetario appunto, dimostrano che la crisi in atto è davvero senza precedenti.

In Europa (qualsiasi fonte):

Il fatto che la soglia di povertá sia stata "ritoccata” passando dai 938 euro del 2005 agli attuali 781 euro mensili, non aiuta molto a nascondere la realtá delle cose.

Il rapporto sulla povertà presentato oggi dal governo mette nero su bianco le cifre di un fenomeno ormai noto: l'aumento della povertá in Germania. A fronte di una "casta” di superricchi i cui redditi sono in costante crescita c'è un folto gruppo di persone (una su quattro) che vive in stato di indigenza o che dipende in tutto e per tutto dai sussidi dello stato.

700 euro sono povertà. Queste cose si commentano da sé. Mangiare significa fare tre pasti al giorno assolutamente bilanciati tra carboidrati, cereali, carne e frutta, tutti gli altri fanno la fame, che non significa solo morire di fame ma anche vivere da poveri affamati con un piatto di cereali al dì.

venerdì 4 luglio 2008

E' stato un massacro

(ANSA)- GENOVA, 4 LUG - "E' stato un massacro": cosi' il pm Cardona Albini, all'inizio della requisitoria al processo per l'irruzione della polizia nella scuola Diaz. Ieri il pm Zucca aveva detto che non vi fu una sassaiola contro la polizia, motivo addotto dai vertici della polizia per decidere l'irruzione nella scuola durante il G8. Il pm ha parlato poi dello sfondamento dei cancelli delle scuole da parte dei poliziotti e di pestaggi subiti dai no global inermi che si trovavano all'interno della Diaz.

giovedì 3 luglio 2008

WIRE - PRACTICE MAKES PERFECT

Perfette geometrie

mercoledì 2 luglio 2008

Povera patria


10.0

Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni! [...]

(Franco Battiato, Povera patria)

Un Nobel per il popolo Rom

Moni Ovadia.
Involuzione digitale. Ecco i nuovi bambini ebrei, le impronte dell'odio e della paura. Della discriminazione. I bambini sono il futuro. E questo è un futuro schedato. Inchiostro per le mani e filo spinato per gli uomini. E' solo il primo passo. Se fanno questo in tempi di pace cosa farebbero in tempi di guerra? Dopo le impronte digitali i numeri tatuati sull'avanbraccio... Ecco come è trattato, oggi, in Italia, chi meriterebbe il premio Nobel per la pace per non aver fatto la guerra a nessun altro popolo. Lo proponiamo, ancora, con la massima serietà. Premio Nobel al popolo rom.

martedì 1 luglio 2008

Passaparola...


Roma, 8 luglio, manifestazione in piazza Navona. Passaparola!

Colombo, Pardi, Flores d’Arcais: tutti in piazza contro le leggi-canaglia


MicroMega

TEST DEPT - GDANSK

Primi anni ottanta. Un gruppo dell'estrema periferia londinese imbraccia mazze e martelli e crea un vortice sonoro in cui non c'è spazio alcuno per la luce. Ma non per la speranza: antimilitaristi, a fianco dei minatori inglesi in lotta, sono stati capaci di mettere in musica la contraddizione tra il capitale ed il lavoro. Ricordo un loro concerto in una cava abbandonata di un piccolo paese romagnolo, primi anni novanta: una discesa in un inferno di muscoli e acciaio. Lascio agli altri i Modena City Ramblers e i gruppuscoli italioti da primo maggio, io continuo a godermi i Test Dept. Troppo snob? Peut etre.