«Preoccupazione» e «indignazione». Non ci sono altre parole per descrivere la sciagura delle due bimbe rom che ieri sono annegate a Torregaveta, vicino a Pozzuoli, i cui cadaveri sono rimasti per ore in spiaggia tra l’indifferenza dei bagnanti. Parole forti quelle di Laura Boldrini, portavoce dell’alto commissario per i rifugiati dell’Onu. Cordoglio alle famiglie delle due bimbe che nell’assolata giornata di ieri, dopo ore sotto il sole a vendere conchiglie, braccialetti e portafortuna avevano deciso di farsi un bagno tra le onde agitate del mare.
La tragedia. Per Violetta e Cristina Ebrehmovich, 12 e 11 anni, non c’è stato nulla da fare nonostante il tentativo di salvataggio di due bagnini dei vicini stabilimenti privati. Le due ragazzine si gettano in mare insieme ad altre due amiche, Manuela di 15 e un’altra piccola di 8. Venivano dal campo nomadi di Scampìa, vicino a Secondigliano. Avevano preso la Cumana, il treno che collega Napoli con Pozzuoli e i centri della periferia.
Bimbe lavoratrici con la voglia di mare. Come ogni sabato a lavorare per raccogliere qualche euro. Ma le bimbe lavoratrici restano bimbe e non resistono alla voglia di tuffarsi in mare, nonostante le onde agitate che bagnano la spiaggia libera. Loro probabilmente non sanno nuotare, non hanno neanche il costume e si gettono in mare vestite. Disperate le grida d’aiuto delle bimbe. I due bagnini cercano disperatamente di salvarle. Dopo pochi minuti arriva l’ambulanza del 118 chiamata da una signora che ha assistito alla scena. In mare anche una motobarca dei vigili del fuoco. Si salveranno Manuela e la piccola di 8 anni, ma per Violetta e Cristina, i cui corpi sono stati recuperati a 150 metri dalla spiaggia, non c’è stato niente da fare.
I corpi lasciati per ore sulla spiaggia. Intanto sulla spiaggia un centinaio di bagnanti continuano a prendere il sole, come se nulla fosse successo. Come se quei due cadaveri rimasti per ore a terra, coperti con teli da mare, fosserso invisibili. Attraverso le testimonianze delle due bimbe salvate le forze dell’ordine hanno avvertito i parenti. Il papà e uno zio, di origine slave, con documenti d’identità italiani. Le bimbe inizialmente, spaventate, scappano alla vista delle forze dell’ordine. Particolare che ha contribuito al fatto che i due cadaveri restassero per ore in spiaggia.
Il cordoglio dell’Unhcr. Cordoglio ma «anche preoccupazione - ha detto Laura Boldrini, portavoce dell’alto commissario per i rifugiati dell’Onu - per quanto accaduto sulla spiaggia. Infatti, secondo quanto riportano i giornali, nessuno dei bagnanti sarebbe intervenuto a tentare di salvare le bambine prima dei soccorsi dei bagnini. Colpisce ed indigna anche il fatto che il recupero dei due corpi sia avvenuto nell’indifferenza generale, come se niente fosse avvenuto». E la Boldrini si chiede: «Si sarebbe tenuto lo stesso comportamento se si fosse trattato di due bambine italiane? Come possibile che le persone non danno più spazio alla commozione, di fronte ad un dramma simile?». La portavoce ha ricordato che il 20% dei rom presenti in Italia sono slavi, persone che hanno ottenuto lo status di rifugiati o la protezione umanitaria.
La tragedia. Per Violetta e Cristina Ebrehmovich, 12 e 11 anni, non c’è stato nulla da fare nonostante il tentativo di salvataggio di due bagnini dei vicini stabilimenti privati. Le due ragazzine si gettano in mare insieme ad altre due amiche, Manuela di 15 e un’altra piccola di 8. Venivano dal campo nomadi di Scampìa, vicino a Secondigliano. Avevano preso la Cumana, il treno che collega Napoli con Pozzuoli e i centri della periferia.
Bimbe lavoratrici con la voglia di mare. Come ogni sabato a lavorare per raccogliere qualche euro. Ma le bimbe lavoratrici restano bimbe e non resistono alla voglia di tuffarsi in mare, nonostante le onde agitate che bagnano la spiaggia libera. Loro probabilmente non sanno nuotare, non hanno neanche il costume e si gettono in mare vestite. Disperate le grida d’aiuto delle bimbe. I due bagnini cercano disperatamente di salvarle. Dopo pochi minuti arriva l’ambulanza del 118 chiamata da una signora che ha assistito alla scena. In mare anche una motobarca dei vigili del fuoco. Si salveranno Manuela e la piccola di 8 anni, ma per Violetta e Cristina, i cui corpi sono stati recuperati a 150 metri dalla spiaggia, non c’è stato niente da fare.
I corpi lasciati per ore sulla spiaggia. Intanto sulla spiaggia un centinaio di bagnanti continuano a prendere il sole, come se nulla fosse successo. Come se quei due cadaveri rimasti per ore a terra, coperti con teli da mare, fosserso invisibili. Attraverso le testimonianze delle due bimbe salvate le forze dell’ordine hanno avvertito i parenti. Il papà e uno zio, di origine slave, con documenti d’identità italiani. Le bimbe inizialmente, spaventate, scappano alla vista delle forze dell’ordine. Particolare che ha contribuito al fatto che i due cadaveri restassero per ore in spiaggia.
Il cordoglio dell’Unhcr. Cordoglio ma «anche preoccupazione - ha detto Laura Boldrini, portavoce dell’alto commissario per i rifugiati dell’Onu - per quanto accaduto sulla spiaggia. Infatti, secondo quanto riportano i giornali, nessuno dei bagnanti sarebbe intervenuto a tentare di salvare le bambine prima dei soccorsi dei bagnini. Colpisce ed indigna anche il fatto che il recupero dei due corpi sia avvenuto nell’indifferenza generale, come se niente fosse avvenuto». E la Boldrini si chiede: «Si sarebbe tenuto lo stesso comportamento se si fosse trattato di due bambine italiane? Come possibile che le persone non danno più spazio alla commozione, di fronte ad un dramma simile?». La portavoce ha ricordato che il 20% dei rom presenti in Italia sono slavi, persone che hanno ottenuto lo status di rifugiati o la protezione umanitaria.
2 commenti:
Che mondo di merda, che gente di merda...
Debord insiste fortemente nell’identificazione tra capitale e spettacolo giungendo ad una intuizione assolutamente geniale: “Lo spettacolo è il capitale a un tal grado di accumulazione da divenire immagine”. L’offerta, come voleva Marx, ha sicuramente superato la domanda assumendo l’inconsistente forma dell’immagine. Aggiunge Debord: “Il consumatore reale diviene consumatore di illusioni. La merce è questa illusione effettivamente reale, e lo spettacolo la sua manifestazione generale”. Questo è il surplus richiesto al lavoratore, non più inteso come proletario-operaio, come voleva l’economia politica nella prima fase dell’accumulazione capitalista, ma elevato al rango di consumatore durante il periodo di svago dal lavoro, bombardato da colossali investimenti in campo pubblicitario che garantiscono alla classe dominante di inculcare e imporre sempre più il modello di vita piccolo borghese, modello cinico, egoista, indifferente.
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