Baliani: Corpo di Stato. Il delitto Moro
Riporto una recensione del bellissimo libro di Marco Baliani sul delitto Moro. Una visione molto realistica e scevra da perbenismi d'accatto. Il punto di vista di chi quei momenti li ha vissuti in prima persona, quando Moro per tutti rappresentava il potere da combattere, come scriveva e cantava Gaber: che Aldo Moro insieme a tutta la Democrazia Cristiana è il responsabile maggiore di trent'anni di cancrena italiana.
Un estratto:
Subito, in quei primi istanti, fui preso da un senso di eccitazione, una specie di euforia.
Lo so che potrei raccontare tutt’altro, non ci vuole molto, col senno di poi potrei dire che all’annuncio della radio provai sdegno, che condannai immediatamente l’azione delle Brigate rosse. No, non è vero, non andò così.
Provai un senso di esaltazione.
Com’era possibile? Io ero sempre stato lontano dai metodi di lotta delle Brigate rosse, non ero mai stato troppo convinto che lotta rivoluzionaria e lotta armata dovessero per forza coincidere, e in quelle forme poi, no di certo. Nonostante tutti i cambiamenti avvenuti in me in quegli anni, come era possibile che all’annuncio radiofonico del rapimento io provassi quel senso euforico di appartenenza?
Ma avevano rapito Moro! Il presidente della Democrazia cristiana, un simbolo del Potere, del Palazzo! Avevano colpito il cuore dello Stato, allora stavolta c’erano riusciti, non erano solo slogan. Ma come avevano fatto? L’impresa sembrava eccezionale. “Di geometrica potenza.” Poi scriveranno così: “di geometrica potenza”. E non fui solo io a essere preso da quel senso di eccitazione.
Ci furono assemblee spontanee in molte università, cortei improvvisati in cui si gridavano slogan poi rimasti incisi sui muri delle città.
Da qualche parte si arrivò addirittura a brindare all’avvenimento. […]
Lo so che potrei raccontare tutt’altro, non ci vuole molto, col senno di poi potrei dire che all’annuncio della radio provai sdegno, che condannai immediatamente l’azione delle Brigate rosse. No, non è vero, non andò così.
Provai un senso di esaltazione.
Com’era possibile? Io ero sempre stato lontano dai metodi di lotta delle Brigate rosse, non ero mai stato troppo convinto che lotta rivoluzionaria e lotta armata dovessero per forza coincidere, e in quelle forme poi, no di certo. Nonostante tutti i cambiamenti avvenuti in me in quegli anni, come era possibile che all’annuncio radiofonico del rapimento io provassi quel senso euforico di appartenenza?
Ma avevano rapito Moro! Il presidente della Democrazia cristiana, un simbolo del Potere, del Palazzo! Avevano colpito il cuore dello Stato, allora stavolta c’erano riusciti, non erano solo slogan. Ma come avevano fatto? L’impresa sembrava eccezionale. “Di geometrica potenza.” Poi scriveranno così: “di geometrica potenza”. E non fui solo io a essere preso da quel senso di eccitazione.
Ci furono assemblee spontanee in molte università, cortei improvvisati in cui si gridavano slogan poi rimasti incisi sui muri delle città.
Da qualche parte si arrivò addirittura a brindare all’avvenimento. […]
Marco Baliani, Corpo di stato
Di seguito riporto anche le parole spese dallo stesso Baliani per il nuovo lavoro di Angelo Ferracuti (che ci piacerebbe poter intervistare per il prossimo Adrenocromo):
Come ha scritto Marco Baliani a proposito della produzione teatrale dello scrittore marchigiano: “E’ un teatro spietato, come deve essere il grande teatro spietato di ogni tempo. (…) E’ un’arte difficile, perché si tratta di sporcarsi le mani, di stare coi piedi nella discarica, perché si tratta di avere occhi e orecchie appuntite e aperti, e questo è sempre doloroso.”
Di seguito riporto anche le parole spese dallo stesso Baliani per il nuovo lavoro di Angelo Ferracuti (che ci piacerebbe poter intervistare per il prossimo Adrenocromo):
Come ha scritto Marco Baliani a proposito della produzione teatrale dello scrittore marchigiano: “E’ un teatro spietato, come deve essere il grande teatro spietato di ogni tempo. (…) E’ un’arte difficile, perché si tratta di sporcarsi le mani, di stare coi piedi nella discarica, perché si tratta di avere occhi e orecchie appuntite e aperti, e questo è sempre doloroso.”
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