martedì 30 dicembre 2008

Gaza: fermiamo la guerra. Subito!


Gaza: fermiamo la guerra. Subito!
sabato 27 dicembre 2008
Paolo Ferrero e Fabio Amato
da Ramallah

La notizia dell’inizio dell’attacco israeliano a Gaza ci arriva mentre salutiamo Mustafà Barghouti, l’ultimo in ordine di tempo di una serie di incontri con i leaders di tutte le forze della sinistra palestinese. Ci aveva appena raccontato della drammatica situazione che aveva visto poche settimane prima, quando era riuscito ad aggirare il blocco della striscia, arrivando via mare, da Larnaca, a Gaza.
Una situazione disumana, con condizioni di vita sempre più misere. Più di un milione di persone senza cibo, medicinali, elettricità, acqua. Questa è la Gaza che viene bombardata indiscriminatamente dall’esercito israeliano. Questa è la Gaza che subisce una rappresaglia di violenza inaudita, sproporzionata e completamente ingiustificata, per la rottura del cessate il fuoco e l’irresponsabile lancio di missili qassam da parte di Hamas. Mesi di privazioni iniziate con la vittoria del movimento islamico nelle elezioni parlamentari del 2006 e che hanno visto solo peggiorare giorno dopo giorno la situazione. Due anni di blocco e assedio.
Le tv arabe rimandano in tutti i territori e in tutto il mondo le immagini di quella che è stata annunciata dall’esercito israeliano e accreditata dai suoi più accondiscendenti alleati - a partire dagli USA e dal governo italiano - come un operazione chirurgica. Al contrario, un massacro. Centinaia di corpi, di donne e uomini, di bambini, ricoperti di sangue, trasportati negli ospedali in cui manca di tutto. Sono queste immagini a scatenare la rabbia dei ragazzi di Qalandia, Ramallah, di Hebron, come di Jenin, che subito riempiono le strade o sfidano i soldati israeliani con il lancio di pietre e fionde. Li abbiamo visti al Check point di Qalandia –, accucciati dietro ad un terrapieni a tirare pietre mentre i soldati israeliani semplicemente sparavano con il fucile. E non sparavano lacrimogeni. Nessuno si aspettava un attacco cosi repentino. Si stava ancora cercando di far ripartire canali politico negoziali quando il girono di Natale abbiamo incontrato Abu Mazen ci aveva preannunciato la sua visita odierna in Arabia Saudita per tentare la ripresa di un canale diplomatico, sia con Israele che con Hamas. L’attacco degli aerei israeliani è stato sferrato mentre Abu Mazen era in volo, a segnare ancora di più quell’impotenza dell’autorità nazionale palestinese che uscirà da questa vicenda ancora più indebolita.
Perché in realtà la situazione è paradossalmente ancora più grave di quella che si possa immaginare guardando le immagine delle centinaia di morti di Gaza. Il problema vero è che oggi in Palestina non ci troviamo di fronte ad un processo di pace interrotto o che procede a rilento. Ci troviamo di fronte alla costruzione concreta di un regime di apartheid, che strutturalmente rende impossibile la realizzazione di quanto stabilito dagli accordi e cioè la costruzione di due stati per due popoli. La costruzione dell’apartheid non è dichiarata ma praticata e la costruzione del muro – meglio sarebbe dire dei muri – costituisce la sua affermazione concreta. Oggi in Medio Oriente non abbiamo un territorio palestinese e uno israeliano ma bensì un territorio israeliano che si espande progressivamente con nuovi insediamenti di “coloni” che vengono difesi dalla polizia e dall’esercito israeliano e uniti da strade che sono utilizzabili solo da auto con targa israeliana. Parallelamente i check point rendono gli spostamenti dei palestinesi dei calvari interminabili, senza contare che i varchi nel muro, possono essere chiusi in ogni momento. I diritti dei palestinesi semplicemente non esistono perché possono essere sospesi in ogni momento, in ogni luogo, per qualsiasi motivo, dalle forze dell’ordine. Come ci ha detto un pastore luterano incontrato a Betlemme, la Palestina sembra una fetta di gruviera, dove Israele ha il formaggio e i palestinesi i buchi. Questa condizione che caratterizza la situazione degli ultimi anni è oggi aggravata da due elementi.
Da un lato la campagna elettorale israeliana. Per paura che le forze della destra aumentino i consensi, le forze di governo hanno nei fatti cominciato la campagna elettorale attaccando Gaza. Mettere i palestinesi in una condizione ancora peggiore è il vero motivo su cui si giocheranno – in nome della sicurezza – due mesi di campagna elettorale.
In secondo luogo il cambio della leadership statunitense, con i fratelli musulmani di cui fa parte Hamas – e con l’appoggio dell’Iran - che hanno tutta l’intenzione di accreditarsi come vero interlocutore con cui dover scendere a patti da parte degli USA.
E’ quindi tutto il processo di pace e la possibilità di costruire due stati per due popoli che viene bombardato a Gaza.
Per questo è necessario che un aiuto immediato venga dall’esterno. Occorre lavorare da subito e mobilitarsi per richiedere la fine dell’aggressione a Gaza e la fine dell’operazione militare che negli annunci dell’esercito israeliano dovrebbe durare vari giorni ed estendersi ulteriormente. Dobbiamo chiedere che il governo italiano e l’Europa chiedano con nettezza la fine incondizionata dell’aggressione da parte israeliana. Si riunisca d'urgenza il consiglio generale delle Nazioni Unite. Occorre chiedere che queste non si accodino, come da troppo tempo succede, a quanto sosterranno gli Stati Uniti, o - peggio ancora - si producano in vuote dichiarazioni di buon senso a cui non seguirà nulla.
Il silenzio sul boicottaggio continuo, quotidiano degli accordi di pace, diventa complicità e questa complicità deve essere denunciata per poter essere fermata.
I ragazzi palestinesi sono scesi in piazza spontaneamente rischiando la vita. Domani (oggi per chi legge) è stato proclamato uno sciopero generale dei territori. Facciamo sentire la nostra voce anche noi, che non rischiamo nulla, per denunciare l’aggressione e per chiedere la fine immediata di ogni azione militare. Perché è con la politica e non con i missili che si può costruire la pace in Medio Oriente.

lunedì 29 dicembre 2008

AGGRESSIONE GENOCIDA


GIULIETTO CHIESA: E' AGGRESSIONE GENOCIDA, MA I GIORNALI LA CHIAMANO OFFENSIVA


Il Golia israeliano ha dimostrato ancor una volta come intende trattare il Davide palestinese: massacrandolo. Bilancio dell'aggressione: oltre 150 morti tra la popolazione civile, oltre 200 feriti. Caccia e missili contro kalashnikov.. Raffinatezze tecnologiche contro povera gente inerme. Adesso si sentirà il solito coro: ma Hamas tirava i razzi su Israele. Probabile, anzi vero. Bilancio dei razzi palestinesi: un morto.Si dirà che la contabilità dei morti è cosa miserabile. Ma andatelo a spiegare alle mamme che hanno perso i loro figli nel bombardamento del Golia aggressore. Andatelo a spiegare ai palestinesi che si sono visti portare vie le loro terre e che adesso non possono neanche più vederle perchè sono dietro a un muro. Ma, per noi europei, civilizzati e (ancora per poco) vincitori, esiste solo un muro, quello di Berlino, da ricordare fino alla nausea.Si dirà che Hamas è organizzazione terrorista. Ma aveva vinto le elezioni. Bisogna spiegarselo.Si dirà - per spiegarselo - che i palestinesi sono cattivi e antidemocratici, mentre gli israeliani sono buoni e democratici.Cioè si fara del razzismo. Dello sporco, intollerabile razzismo.


www.giuliettochiesa.it

domenica 28 dicembre 2008

Basta!


Basta! togliete lo Stato d'Israele da lì, togliete l'esercito ebreo-nazista da quei luoghi. Un popolo che non è un popolo in uno stato che non è uno stato. Vigliacchi, bastardi, assassini, porci, bestie:

M. O.: OLTRE 270 MORTI NEI RAID ISRAELIANI SU GAZA

Citta' di Gaza, 28 dic. - I bombardamenti dell'aviazione israeliana iniziati ieri contro obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza hanno fanno finora 271 morti e 620 feriti. Lo ha riferito il capo dei servizi d'emergenza del territorio palestinese, dottor Moawiya Hassanein. Sei sono state le vittime dei raid di questa mattina, ha sottolineato la stessa fonte. Gli aerei israeliani, ha fatto sapere l'esercito, hanno colpito 230 obiettivi nella Striscia di Gaza. "Tra questi infrastrutture di Hamas che comprendono edifici, depositi di armi e aree di lancio dei razzi" su Israele, ha detto una portavoce. Le vittime, secondo fonti sanitarie, sono perlopiu' membri del movimento fondamentalista e i feriti sono almeno 600. La risposta di Hamas e' venuta con il lancio di decine di razzi Qassam. Intanto Il Cairo ha accusato Hamas di non permettere il trasporto dei feriti negli ospedali egiziani nonostante l'apertura del valico di Rafah. "Non e' arrivato nessuno" ha detto un ufficiale della polizia di frontiera, "non sappiamo perche' il valico sia stato chiuso sulla parte palestinese". Sul lato egiziano decine di container di aiuti, 40 ambulanze e camioncini pieni di medicinali sono in attesa di poter entrare nella Striscia di Gaza. "Non viene permesso che i feriti passino il confine, noi li stiamo aspettando" ha denunciato il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abul Gheit che ha puntato il dito contro "coloro che controllano Gaza".
"Stiamo preparando gli elenchi delle vittime" si e' giustificato Mouneer al-Borsh del ministero della Sanita' gestito da Hamas, "e' che si tratta di moltissima gente, tra morti e feriti". Israele ha minacciato l'invio di truppe di terra se l'offensiva aerea non dovesse servire a fermare i lanci di razzi e migliaia di riservisti sono stati gia' richiamati. Al termine di una riunione straordinaria, il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha chiesto la cessazione immediata delle operazioni militari, ma il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barack, ha avvertito che "le forze armate andranno avanti e a fondo quanto sara' necessario".
"Siamo pronti a tutto" ha aggiunto, secondo quanto riferito dal suo portavoce, "se necessario anche a dispiegare truppe di terra per difendere i nostri cittadini" Aprendo una riunione e del suo governo, il premier Ehud Olmert ha detto che "l'operazione militare lanciata ieri ha lo scopo di restituire una vita normale agli abitanti del sud di Israele che da anni subiscono gli attacchi incessanti da parte di terroristi armati di mortai e razzi". Mentre da Damasco il leader di Hamas in esilio, Khaled Meshaal, lancia l'appello a una nuova intifada e promette la ripresa degli attacchi suicidi, l'offensiva su Gaza ha inasprito i rapporti tra Israele e Paesi arabi con cui ha siglato la pace, come Egitto e Giordania, dove 30 deputati hanno chiesto l'espulsione del'ambasciatore israeliano.

Foto: Bambine israeliane scrivono dediche sui missili poi lanciati in Libano. Uno dei punti più bassi mai raggiunti dall'umanità.

giovedì 25 dicembre 2008

Pensierino di Natale


Di seguito riporto quello che per me potrebbe essere un bel pensierino di Natale:

di Alberto Burgio e Vladimiro Giacché

In questi giorni è di gran moda tributare onori al vecchio Marx. La crisi del capitalismo incoraggia le palinodie. Ancora ieri era un reperto fossile, oggi è la mascotte di banchieri e economisti di radicata (e in realtà incrollabile) fede liberista.

Lasciamo andare ogni considerazione sulla scarsa decenza di tanti improvvisi ripensamenti. Proviamo piuttosto a divertirci un po' immaginando lo spasso che procurerebbero a Marx tutti questi discorsi e quanto sta accadendo in queste turbolente settimane. A Marx e non soltanto a lui. C'è un altro grande vecchio, di cui nessuno parla, che si sta godendo una tardiva ma non imprevista rivincita. Un vecchio molto caro all'autore del Capitale. Insomma, questa crisi è un momento di riscatto anche per Hegel, il grande maestro di Marx. Attenti a quei due.
La rappresentazione prevalente descrive un movimento che va dalla crisi finanziaria («originata - recita la vulgata - dalla caduta dei mutui subprime») all'economia reale.
Le implicazioni di questa narrazione ideologica sono principalmente due. La prima è che l'«economia reale» (in sostanza, il capitalismo) sarebbe di per sé sana; la seconda, che ne consegue, è che si tratta in definitiva di un problema di «assenza di regole e controlli» in grado di prevenire (e adeguatamente reprimere) i comportamenti «devianti» degli speculatori troppo ingordi.
Tale descrizione omette il dato essenziale. Prima del movimento descritto, ne opera uno opposto (dall'economia reale alla finanza) che si fa di tutto per occultare. Si capisce perché.
In realtà è il modo in cui funzionano la produzione e la riproduzione (cioè il rapporto capitale-lavoro) a decidere il ruolo della finanza e le forme concrete del suo funzionamento. Nella fattispecie, è l'ipersfruttamento del lavoro (a mezzo di precarizzazioni, delocalizzazioni, bassi salari e tagli del welfare) a far sì che all'indebitamento di massa sia affidato il ruolo di fondamentale volano della crescita. Non stupisce allora che su questo si cerchi di instaurare un tabù. Non si può dire chiaramente - pena l'esplicita delegittimazione del sistema - che all'origine della crisi è la crescente povertà imposta alle classi lavoratrici da trent'anni a questa parte.
Ma che c'entra Marx con questo e cosa c'entra soprattutto Hegel?
Proviamo a vederla così. Se è vero che l'economia reale è sia il luogo originario del processo di crisi, sia il terreno del suo compiuto dispiegarsi, allora si può dire che la produzione si serve della finanza per sopravvivere. Nel concreto, la speculazione finanziaria fondata sull'indebitamento è il mezzo che il capitale usa per svilupparsi in costanza del vincolo-base del neoliberismo: la deflazione salariale a tutela del saggio di profitto.
Ora, questo schema è identico a quello su cui riposa la critica marxiana della valorizzazione capitalistica. In base a tale schema, com'è noto, la quantità di valore aumenta passando attraverso la produzione di merce. La quale - dal punto di vista del capitale - non è che lo strumento necessario per riprodursi e svilupparsi.
Non si tratta di un'analogia formale né, tanto meno, accidentale. La finanza oggi svolge, in rapporto alla produzione capitalistica, una funzione identica a quella che, nel processo di riproduzione del capitale, è assolta dalla merce. La finanziarizzazione dell'economia, cuore del neoliberismo, affianca alla sequenza D-M-D1 (beninteso, l'unica nel contesto della quale si realizza un effettivo aumento di valore) la sequenza produzione-speculazione-produzione, funzionale a drenare cospicue masse di ricchezza dal lavoro al capitale: una sequenza nella quale si rispecchiano a un tempo il ruolo-chiave svolto dal denaro e la funzione decisiva assolta dalla povertà del lavoro.
A sua volta, questo schema è identico a quello che struttura l'analisi dialettica del reale nelle pagine di Hegel, in particolare nella Scienza della logica. Non tanto per la sua struttura triadica (a-b-a1: tesi-antitesi-sintesi), che ne costituisce la veste esteriore. Quanto per il nòcciolo teoretico che contiene, cioè l'idea che il passaggio da un ente a un altro (il negarsi a vantaggio dell'«altro da sé») sia in realtà (al di là di ciò che appare sul piano fenomenologico) un transito necessario al primo ente per conservarsi. In questo senso il primo ente è il protagonista dell'intero movimento, nella misura in cui trasforma se stesso e, trasformandosi, sopravvive.
Ce n'è già abbastanza, forse, per dire che la filosofia ogni tanto si prende delle grandi soddisfazioni. Sembra a prima vista un catalogo di criptiche astrazioni, si rivela invece una potente chiave per penetrare la realtà e decifrarne le dinamiche. L'astrazione coincide così col massimo di semplicità e di concretezza. Ma c'è dell'altro. Anzi, il bello viene proprio adesso.
La dialettica mostra che l'ente da cui il movimento prende avvio (la produzione capitalistica) è il protagonista della storia (della crisi). Ma mostra anche che la trasformazione dell'ente (necessaria alla sua sopravvivenza) implica quel passaggio (la finanziarizzazione), quel suo negarsi nell'altro. Mostra cioè che non vi è persistenza senza conflitto, senza duro contrasto, senza negazione di sé. Solo venendo meno, passando attraverso la propria morte, la cosa persiste e si sviluppa.
Questo è il punto, evidentemente gravido di conseguenze. La produzione capitalistica si rivolge alla finanza speculativa per una sua inderogabile esigenza (per realizzare la riproduzione allargata del capitale). Alla base opera la necessità di impoverire il lavoro, pena l'estinguersi dei margini di profitto, cioè del capitale stesso. Dopodiché la speculazione finanziaria torna sulla produzione in forma distruttiva. È indispensabile al capitale, ma è altresì incompatibile con la sua sopravvivenza. In altre parole, la produzione capitalistica si serve della speculazione per conservarsi ma, nel far ciò, è costretta anche - paradossalmente - a negare se stessa, a autodistruggersi a mezzo dell'onda d'urto della crisi finanziaria, che agisce come formidabile moltiplicatore economico degli effetti socialmente distruttivi dell'ipersfruttamento del lavoro vivo.
In cauda venenum. La filosofia è come un fascio di raggi X puntato sui processi reali e sulle loro rappresentazioni ideologiche. La dialettica è una potenza dinamitarda. Hegel e Marx, quei due «cani morti» che già in passato turbarono i sonni delle borghesie europee, ancora se la ridono.

da il manifesto

martedì 23 dicembre 2008

Carta d'Identità


Ricordate!
Sono un arabo
E la mia carta d’identita’ e’ la numero cinquantamila
Ho otto bambini
E il nono arrivera’ dopo l’estate.
V’irriterete?
Ricordate!
Sono un arabo,impiegato con gli operai nella cava
Ho otto bambini
Dalle rocce
ricavo il pane,
i vestiti e i libri.
Non chiedo la carità alle vostre porte
Ne’ mi umilio ai gradini della vostra camera
Perciò, sarete irritati?
Ricordate!
Sono un arabo,
ho un nome senza titoli
e resto paziente nella terra
la cui gente è irritata.
Le mie radici
furono usurpate prima della nascita del tempo
prima dell’apertura delle ere
prima dei pini, e degli alberi d’olivo
e prima che crescesse l’erba.
Mio padre…viene dalla stirpe dell’aratro,
non da un ceto privilegiato
e mio nonno, era un contadino
ne’ ben cresciuto, ne’ ben nato!
Mi ha insegnato l’orgoglio del sole
prima di insegnarmi a leggere,
e la mia casa e’ come la guardiola di un sorvegliante
fatta di vimini e paglia:
siete soddisfatti del mio stato?
Ho un nome senza titolo!
Ricordate!
Sono un arabo.
E voi avete rubato gli orti dei miei antenati
e la terra che coltivavo
Insieme ai miei figli,
senza lasciarci nulla
se non queste rocce,
e lo Stato prenderà anche queste,
come si mormora.
Perciò!
Segnatelo in cima alla vostra prima pagina:
non odio la gente
né ho mai abusato di alcuno
ma se divento affamato
la carne dell’usurpatore diverrà il mio cibo.
Prestate attenzione!
Prestate attenzione!
alla mia collera
ed alla mia fame!
Mahmoud Darwish (Poeta Palestinese)

giovedì 18 dicembre 2008

I potenti del mondo: il Gruppo Bilderberg


Il Gruppo Bilderberg (o conferenza Bilderberg) è una conferenza internazionale annuale, non ufficiale, ad invito di circa 130 esponenti, spesso con ruoli di rilievo nel mondo economico, finanziario o politico.

Dato che le discussioni durante questa conferenza non sono mai registrate o riportate all'esterno, questi incontri sono sia oggetto di forte critica sia la fonte di molte teorie del complotto.

L'obiettivo iniziale del gruppo sarebbe stato, nel contesto della guerra fredda, di rafforzare la cooperazione tra gli Stati Uniti ed i loro partner Europei. Inoltre, a causa del carattere molto riservato delle conferenze, il gruppo è stato a lungo considerato, da alcuni, una società segreta. Gli rimproverano possibilità di decisioni antidemocratiche che potrebbero essere prese da un gruppo così potente e in particolare, dalla caduta dell'Impero Sovietico, l'orchestrazione della mondializzazione economica.

Fonte Wikipedia

Tra i nomi degli italiani che via hanno partecipato una o più volte ci sono anche quelli degli Agnelli, di Tremonti, e, udite udite, quelli di Prodi e Veltroni.

Disinformazione

Comunismo


“La tradizione non è un patrimonio che si possa facilmente ereditare: chi vuole impossessarsene deve conquistarla con grande fatica. Essa esige che si abbia, anzitutto, un buon senso storico (…).
Avere senso storico significa essere consapevole non solo che il passato è passato, ma che è anche presente (...)

i|de|o|lo|gì|a
s.f.
1 CO complesso di idee e principi propri di un’epoca, di un gruppo, di una classe sociale e sim.

Quando le parole perdono il loro significato, la forza fisica prende il sopravvento...

Il comunismo s'identifica, in quanto naturalismo giunto al proprio compimento, con l'umanismo, e in quanto umanismo giunto al proprio compimento, col naturalismo.

E' la vera risoluzione dell'antagonismo tra la natura e l'uomo, tra l'uomo e l'uomo, tra l'esistenza e l'essenza, tra l'oggettivazione e l'autoaffermazione, tra libertà e la necessità, tra l'individuo e la specie.

E' la soluzione dell'enigma della storia, ed è consapevole di essere questa soluzione.

Karl Marx (Manoscritti economico-filosofici del 1844)

mercoledì 17 dicembre 2008

Occhettiani


Lo scontro al calor bianco è su soldi e immobili. Rifondazio­ne ha il finanziamento pubblico fino al 2011. Dice un bertinottiano di rango: «Rappresentiamo il 47 per cento del partito. Vogliamo il 47 per cento delle risorse». Un'ipotesi che non viene presa nemmeno in considerazione dell'attuale gruppo dirigente del partito: «Il Prc c'era, c'è e ci sarà. Chi se ne va, va via a mani vuote» afferma Grassi. Non solo. Rifondazione dispone di un patrimonio consistente di sedi, appartamenti, foresterie: «Se non ce le danno le occupiamo» dico­no i vendoliani che pensano di attuare il «metodo Cossutta». Nel '98 ai tempi della scissione che diede vite al Pdci — i cossuttiani si presero manu militari le federazioni dove avevano la maggioranza. Ora Vendola con­trolla tutto il Sud ma al quartier generale di Ferrero non vogliono mollare. E da ieri è partita la mo­ral suasion sui territori. Che suona più o meno così: «Che garanzie dà la prospettiva di fare un partitino con Sd, per poi andare nel Pd?». Ma la carta più forte che i seguaci di Ferrero si giocheranno sul territorio è l'orgoglio di partito. Nei giorni scorsi il segretario ha già bollato come «occhettiani» quelli che vogliono abbandonare la falce e martello. Un'accusa che gli uomini di Vendola considerano «rozza». Ma la battaglia riguarderà anche l'«onore del passato».

Dopo aver disertato il Cpn, ecco la battaglia dei vendoliani. Che tristezza...

giovedì 11 dicembre 2008

Proposte reali


«Non è accettabile – ha spiegato Ferrero – che un lavoratore paghi il 30% su quanto guadagna, mentre chi investe paga il 12,50%». Per risolvere questo squilibrio e per adeguare l'aliquota ai livelli europei, il ministro Ferrero ha insistito sulla necessità di una tassazione al 20%, «anche sui Buoni ordinari del Tesoro».

Oscurantismo


Giallo Rai: «Brokeback Mountain» tagliato, ma non si sa da chi


Il film è la storia di un amore gay, i fotogrammi amputati sono: un bacio tra i due protagonisti e un momento in cui si mima un rapporto sessuale...

Qui

mercoledì 10 dicembre 2008

Demitizzazioni (parte prima)


La posizione della missionaria

[...] Il suo integralismo la portò a comportamenti che denotano una ben scarsa umanità: dalla convinzione che la sofferenza dei poveri sia di grande aiuto per il mondo, al battesimo praticato in punto di morte a inermi induisti e musulmani, agli standard di assoluta inefficienza dei suoi ospedali (anche se poi, per i propri malanni, si faceva curare in costose cliniche occidentali). [...]

Qui

venerdì 5 dicembre 2008

Echevarria y Binetti


Bimbi disabili frutto del peccato?

Polemica tra Opus Dei e genitori


Catania. Il vescovo Javier Echevarria: in 90 casi su 100, gli handicap sono causati da chi non ha mantenuto la purezza del corpo prima del matrimonio. Le associazioni che tutelano i "down": non c'è fondamento scientifico, questo è terrorismo religioso.

Qui

mercoledì 3 dicembre 2008

Ghigliottinati!


Pur di salvare la sacra famiglia, il Vaticano manda a morte gli omosessuali

Pur di salvare la sacra famiglia, il Vaticano manda a morte gli omosessuali. E non è un'esagerazione. Messi di fronte alla scelta, da Oltretevere non hanno dubbi: sull'altare (è il caso di dire) devono essere sacrificati i gay. Riepiloghiamo. La Francia, a nome dei 27 paesi europei, si è fatta promotrice di una iniziativa (sottoscritta, per altro, anche dall'Italia) per chiedere all'Onu, in occasione dei sessant'anni della dichiarazione dei diritti umani (il prossimo 10 dicembre), la «depenalizzazione universale dell'omosessualità». Com'è noto, esistono ancora molti paesi (per la precisione 91) nei quali i rapporti omosessuali non solo sono reato (con annessi sanzioni, torture e carcere), ma sono puniti persino con la pena capitale. Cioè con la morte (una decina di stati islamici). Ebbene, il Vaticano che fa? Si schiera contro per paura che l'iniziativa europea sia l'anticamera (pure in Italia) del "matrimonio" tra persone dello stesso sesso. Proprio così. Parola di monsignor Celestino Migliore, nientemeno che rappresentante della Santa Sede alle Nazioni Unite a New York.
Romina Velchi su Liberazione del 2 dicembre 2008

domenica 30 novembre 2008

Memorie di un rivoluzionario



"Sin dall'infanzia, mi sembra d'aver sempre avuto, molto netto, il doppio sentimento che doveva dominarmi durante tutta la prima parte della mia vita: quello cioè di vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile"


L'incipit di Memorie di un rivoluzionario di Victor Serge, uno dei capolavori della memorialistica politica di questo secolo. Ristampato dalle Edizioni e/o.


Mi sembra che se, a dodici anni, mi avessero domandato: cos’è la vita? (e me lo chiedevo spesso), avrei risposto: non lo so, ma vedo che vuol dire: penserai, lotterai, avrai fame.

"Il concetto di lotta di classe spiega la storia degli ultimi vent'anni con un'esattezza illuminante; ciò significa che essa è intellegibile solo alla luce del marxismo. Soltanto il marxismo ci permette di capire la sconfitta del socialismo in Europa [...]. Le sconfitte del movimento socialista non sono necessariamente sconfitte per il marxismo [...]. Il fatto indiscutibile che siamo sconfitti non deve scoraggiarci troppo se riusciamo a comprendere perché e come siamo stati sconfitti"


"Serge -commenta il suo maggiore studioso italiano- conosce troppo bene, per averla vissuta dall'interno, la parabola della rivoluzione per ignorare che la degenerazione burocratico-totalitaria non è il prodotto fatale di un'ideologia, bensì il risultato del progressivo isolamento della rivoluzione nei confini di un paese arretrato, e per dimenticare che l'amalgama tra la Russia di Lenin e quella di Stalin è priva di qualsiasi fondamento, giacché lo stalinismo ha potuto affermarsi sul terreno della rivoluzione solo soffocando la rivoluzione stessa, negandone i presupposti, vanificandone i fini e massacrando un'intera generazione di rivoluzionari. In definitiva, si può affermare che tutta l'opera di Serge, proprio quando più aspra e serrata si fa la critica degli orrori dello stalinismo, testimonia a favore della rivoluzione e non contro di essa"


Approfondimento


La sua vita e le sue opere verranno raccontate in un prossimo Adrenocromo...

sabato 29 novembre 2008

Come fu inventato il popolo ebraico


Come fu inventato il popolo ebraico
di Shlomo Sand *

qui e qui

* Storico, docente all'università di Tel Aviv, autore di Comment le peuple juif fut inventé, prossima pubblicazione, settembre 2008, Fayard ed.

venerdì 28 novembre 2008

Lungimiranza



Claudio Fava : «Sì a un coordinamento a sinistra, ma aperto al Pd, Idv e Ps».

Io aggiungo: perchè, vista la concezione ampia che Fava ha dell'idea di "sinistra", non allargare questo coordinamento anche a UdC, Forza Italia, AN, La Destra, La Fiamma Tricolore, Forza Nuova, Azione Sociale, Fronte Sociale Nazionale, naziskin, i fascisti di Casa Pound ....

mercoledì 26 novembre 2008

Arruolato!


«La sai l'ultima? Gramsci si è convertito in punto di morte!» Sì, è proprio l'ultima! L'ultima barzelletta, in ordine di tempo. Perché quasi ogni giorno ce n'è una, di barzelletta sul comunista sardo. Tramontate le barzellette su Totti, le barzellette su Gramsci continuano a essere una moda nazionale. Non si tratta qui di riscrivere la storia, ma semplicemente di fregarsene, della storia. Di farne carne da porco. Basta spararne una "carina", che ovviamente abbia una qualche valenza anticomunista, e subito il "Corrierone" la rilancia sul suo sito, i giornali di destra ci faranno pagine e pagine, e qualche craxiano di ferro (esistono ancora) presto ci scriverà addirittura un libro («il libro delle barzellette su Gramsci»). Così, dopo Gramsci che organizzava orge nel sanatorio russo in cui era ricoverato, dopo Gramsci che in carcere si iscrisse al Psi, dopo Gramsci che in realtà era liberale, dopo Gramsci che si è suicidato buttandosi dalla finestra della clinica Quisisana, dopo Gramsci che è stato ucciso da Togliatti e da Stalin mascherati da Diabolik nella stessa clinica (tutto questo - si badi bene - è veramente già stato detto!), ecco ora Gramsci che si è convertito alla religione cattolica nei giorni precedenti alla morte, avvenuta il 27 aprile 1937. Sempre alla Quisisana di Roma, ovviamente, un posto che avrebbe potuto ispirare Le Carrè o Agata Christie.



Guido Liguori su Liberazione del 26.11.2008:

http://www.liberazione.it/giornale_jpg.php?id_pagina=59258&pagina=1&versione=sfogliabile&zoom=no

Baader Meinhof


La Germania chiude o forse, sarebbe meglio dire, schiude i suoi anni di piombo. Il via libera alla scarcerazione di Christian Klar, concessa due giorni fa dalla corte di appello di Stoccarda, porta lo Stato federale tedesco verso il definitivo azzeramento degli strascichi penali ancora aperti della stagione della lotta armata. A differenza di quelle passate, queste ultime scarcerazioni riguardano i prigionieri che hanno rifiutato di pentirsi o dissociarsi.



Paolo Persichetti su Liberazione del 26.11.2008:

lunedì 24 novembre 2008

Il crack della finanza spiegato al popolo


La crisi economica vista da Valerio Evangelisti. Pungente, sagace e marxisticamente ortodosso.
Qui la prima parte:
e qui la seconda:

domenica 16 novembre 2008

Political science



Strategia Politica


Non piacciamo a nessuno - Non so perché
Forse non siamo perfetti, ma il cielo sa che ci proviamo
Ma dovunque, anche i nostri vecchi amici ci buttano giù
Lasciamo cadere quella grande e guardiamo che succede

Diamo loro soldi - ma ci sono grati?
No, sono malevoli e pieni d'odio
Non ci rispettano - allora sorprendiamoli
Faremo cadere quella grande e li polverizzeremo

L'Asia è sovrappopolata e l'Europa è troppo vecchia
L'Africa è troppo calda
E il Canada è troppo freddo
E il Sud America ci ha rubato il nome
Lasciamo cadere quella grande
Non rimarrà nessuno ad accusarci

Salveremo l'Australia
Non vogliamo canguri feriti
Costruiremo un parco di divertimenti per tutti gli Americani, lì
Faranno pure surf

Boom su Londra e boom su Parigi
Più stanze per me e più stanze per te
E ogni città in tutto il mondo
Sarà un'altra città americana
Oh, che pace sarà
Lasceremo tutti liberi
Indosserai un kimono giapponese
E avrò scarpe italiane per me

Tutti quanti ci odiano, ad ogni modo
Allora lasciamo cadere quella grande adesso
Lasciamo cadere quella grande adesso


Randy Newman, dall'album Sail away (1972)

giovedì 13 novembre 2008

Zompa!



Marcorè imita un Capezzone famoso "zompatore", impagabile!

mercoledì 12 novembre 2008

Il sangue degli innocenti


Diaz, l´ultima immagine dello scandalo
ecco l´uomo che porta le molotov

In una ricostruzione della Bbc si vede un uomo che introduce nella scuola le bottiglie incendiarie
di Massimo Calandri

Qui

martedì 4 novembre 2008

P2 e fascismo



Il Venerabile della P2, Licio Gelli, che torna in Tv così. Un fascista fiero di esserlo, e Berlusconi ha la tessera della P2.

sabato 1 novembre 2008

A titolo personale


Binetti: “Esclusione gay dal sacerdozio per combattere pedofilia”, è polemica

La senatrice Paola Binetti, intervistata dal “Corriere” sulla presa di posizione vaticana tesa ad escludere gli omosessuali dal sacerdozio, plaude e afferma: “Le tendenze omosessuali fortemente radicate presuppongono la presenza di un istinto che può risultare incontrollabile. Ecco: da qui scaturisce il rischio di pedofilia”.
Il movimento gay reagisce indignato. Franco Grillini risponde con una lettera a Veltroni, in cui scrive: “con le dichiarazioni di oggi della signora Paola Binetti, deputata Pd, si va decisamente al di là della pur aspra polemica tra cattolici e laici, e si entra, viceversa nel terreno dell’intollerabile insulto razzista verso le persone omosessuali. Qui, caro Walter, siamo di fronte ad una gravissima sovrapposizione tra omosessualità e pedofilia, tanto falsa quanto delittuosa”. Il presidente di Arcigay Aurelio Mancuso chiede “all’Ordine nazionale dei Medici di pronunciarsi in modo chiaro e definitivo e di prendere le distanze da queste aberranti affermazioni” e rincara: “C’è da chiedersi infine come la Binetti possa militare in un partito il cui leader, Walter Veltroni, solo una settimana fa, ha denunciato l’omofobia dilagante in Italia”. Il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli critica le “parole gravissime che, se forse rivelano i retropensieri delle gerarchie cattoliche” che però “non trovano nessun riscontro nella realtà e nella letteratura scientifica, ma sono anzi atte a ingenerare allarme e fomentare odio e discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, la cui vita affettiva e sessuale non si esercita certo in istinti brutali e incontrollabili verso nessuno, tanto meno i bambini”.
Anche nel Pd emergono comunque decise prese di distanza rispetto alle parole della Binetti: Barbara Pollastrini, dicendosi “turbata”, spiega che “c’è una soglia oltre la quale diventa impossibile capirsi”, specie “in un partito che ha una sua cultura e valori che parlano chiaro a proposito del rispetto delle persone e della lettura della società”. Giorgio Tonini, senatore Pd e membro del coordinamento di partito, afferma: “è omofobia anche confondere l’orientamento omosessuale con la pedofilia: una mostruosità questa che, come è noto, può essere anche eterosessuale”. Assicura che il Pd “come tale” non può “esprimersi su una questione interna alla Chiesa come quella dell’ammissione degli omosessuale al sacerdozio”, spiegando però che “la distinzione tra peccato e reato è uno dei fondamenti della laicità”, che vale “in entrambe le direzioni”: “Non spetta alle confessioni religiose stabilire cosa è reato. Allo stesso modo non spetta alla politica decidere cosa è peccato. Naturalmente, in una società aperta, tutti possono esprimersi su tutto. Gli esponenti del Pd che hanno ritenuto di esprimere la loro opinione in materia lo hanno dunque fatto, come è ovvio, a titolo personale”.

Anche questo è il Pd. E non partecipano neanche alla raccolta firme per il referendum sul Lodo Alfano.

Boicottiamo il 4 novembre


Ripiegati su sé stessi, come vecchi mendicanti sotto i sacchi,
con le ginocchia ricurve, tossendo come streghe, imprecavamo fra la melma,
finché voltammo le spalle al bagliore dei proiettili traccianti,
e verso le nostre lontane retroviecominciammo a camminare faticosamente.
Gli uomini marciavano sonnambuli. Molti avevano perso gli scarponi,
e marciavano claudicanti, calzati di sangue. Finirono tutti zoppi; tutti ciechi;
ubriachi di fatica, sordi persino al sibilo
di stanche granate che indietro cadevano lontane.
Il gas, il gas! Svelti ragazzi! – Come in estasi annasparono,
appena in tempo infilandosi i goffi elmetti;
ma qualcuno continuava a gridare e a inciampare
e dimenarsi come un uomo in mezzo al fuoco o alla calce…
Confuso, attraverso le annebbiate lastre di vetro e la densa luce, verde
come sotto un mare, verde, lo vidi annegare.
In tutti i miei sogni, davanti ai miei occhi inermi,
si tuffa verso me, colando giù, soffocando, annegando.
Se in qualche sogno soffocante potessi anche tu metterti al passo
dietro il vagone in cui noi lo gettammo,
e vedessi i bianchi occhi contorcersi nel suo viso,
il suo viso penzolante, come un demone sazio di peccati;
se tu potessi udire, ad ogni sobbalzo, il sangue
uscire gorgogliante dai polmoni guastati dalla bava,
osceni come il cancro, sgradevoli come il vomito
di vili, incurabili piaghe su innocenti lingue,
amico mio, tu non diresti mai più con tale entusiasmo
ai bambini ardenti per qualche disperata gloria,
la vecchia menzogna: Dulce et Decorum est
Pro patria mori.
Wilfred Edward Salter Owen (18 marzo 1893 – 4 novembre 1918)

venerdì 31 ottobre 2008

Il Venerabile in Tv


Su Odeon tv da lunedì alle 22.20

Gelli conduttore in tv: «Venerabile Italia»

Il «Maestro» della loggia massonica segreta P2 condurrà un suo programma. Ospiti? Andreotti e Dell'Utri

MILANO - È ricordato principalmente per essere stato «Maestro Venerabile» della loggia massonica segreta P2. Per cui il titolo della sua trasmissione non può che essere «Venerabile Italia». Sottotitolo: «La vera storia di Licio Gelli». Quindi Licio Gelli sbarca in tv. Avrà un programma tutto suo da lunedì, alle 22.20, su Odeon tv .

IL PROGRAMMA - Sarà proprio il maestro della P2 la «voce narrante», assieme a Lucia Leonessi, di una «ricostruzione inedita della storia dell’ultimo secolo, «dalla Guerra di Spagna agli anni ’80, dai salotti di Roma alle rive del lago di Como, dall’epoca fascista al crac del Banco Ambrosiano». Il programma, presentato venerdì ufficialmente a Firenze, vedrà anche la partecipazione di personaggi politici e storici come Giulio Andreotti, Marcello Veneziani e Marcello Dell’Utri. Nella prima puntuta perlerà di fascismo.

CHI È GELLI - È ricordato principalmente per essere stato «Maestro Venerabile» della loggia massonica segreta P2. È stato camicia nera, ha aderito alla Repubblicà di Salò, qualcuno ipotizza che Gelli era molto vicino alla Cia. È stato accusato di aver un ruolo in «Gladio», amico stretto del leader argentino Peròn. Dopo la scoperta della P2, fuggi in Svizzera dove fu arrestato mentre cercava di ritirare decine di migliaia di dollari a Ginevra, ma riuscì ad evadere dalla prigione. Fuggì quindi in Sudamerica, prima di costituirsi nel 1987. Licio Gelli è stato condannato con sentenza definitiva per i seguenti reati: procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato, calunnia nei confronti dei magistrati milanesi Colombo, Turone e Viola, tentativi di depistaggio delle indagini sulla strage alla stazione di Bologna e Bancarotta fraudolenta (per il fallimento del Banco Ambrosiano è stato condannato a 12 anni).

Urge una rivoluzione, tutto ciò è intollerabile.

giovedì 30 ottobre 2008

mercoledì 29 ottobre 2008

Referendum contro il decreto Gelmini


Solo in Italia bisogna subire questo strazio del non diamogliela vinta, non aspettano altro, eccetera. Questi vanno attaccati frontalmente e bisogna scioperare ad oltranza, a costo di rimetterci stipendio e lavoro. Solo così possiamo mandarli a casa subito.

Difatti bisogna seguire l'esempio francese.

Non sto scherzando. Non c'è altra soluzione. A questo governo che la gente scenda in piazza a milioni a protestare pacificamente non importa, per quello non fanno altro che ricorrere all'intimidazione preventiva, perché vogliono scoraggiare le forme diverse di dissenso, non violente ma di contestazione vera, dura. Bisogna bloccare il sistema, chiudere le scuole, rimandare a casa i bambini, così le mamme non potranno andare al lavoro, e l'economia si bloccherà, che è l'unica cosa che li preoccupa, ci sono di mezzo i loro soldi e il Paese non potrebbe andare avanti come se nulla fosse.

Appunto, maestri ed insegnanti a protestare e bambini rispediti a casa a tirare le sottane delle mamme.

In più c'è da dire che questo decreto, oggi approvato in Senato con 162 voti a favore e 134 contrari, non ha seguito le più elementari regole democratiche. Nonostante tutti i sindacati (e le associazioni di dottorandi, dottori, ricercatori, eccetera) abbiano espresso parere contrario, il decreto è stato approvato senza nessuna forma di concertazione, ed oggi è diventato legge.

Cioè, vincere le elezioni non significa comandare, prendere il potere. Anche la stessa gente che ti ha votato può legittimamente cambiare idea, e può farlo già da subito, il giorno dopo come al primo provvedimento che non ritiene giusto. Ecco, la democrazia è proprio questo, votare liberamente e ripensarci liberamente il mese dopo, poterlo fare e poter far cadere l'esecutivo in carica da subito, dalle piazze, specialmente se è una protesta di massa che coinvolge tutti, senza colore politico né età. Questa è la democrazia, libero pensiero in libero dissenso in libere manifestazioni di piazza che cambiano i governi. Ma questi non ne hanno la minima idea perché sono autoritari ed intimamente fascisti, nell'accezione più ampia del termine.

E' stato proposto un referendum contro questo schifo, e tutte le forze dell'opposizione vi parteciperanno attivamente. Pane e coraggio.

sabato 25 ottobre 2008

Comunicato stampa Filtea


Chiediamo urgentemente che venga attivato un confronto tra istituzioni e forze sociali del territorio fermano per discutere delle possibili scelte da intraprendere per fronteggiare una crisi del settore calzaturiero sempre più preoccupante.

Il clima che troviamo in questi giorni nelle fabbriche è a dir poco spettrale, migliaia di lavoratori stanno a casa in cassa integrazione e altre migliaia continuano a lavorare in un clima di forte incertezza e con un salario assolutamente inadeguato a fronteggiare i costi della vita.

I dati sul terzo trimestre della C.I.G. diffusi dall’Inps in questi giorni segnalano numeri impressionanti, aumento delle disoccupazioni intorno al 40% rispetto ai primi nove mesi del 2007 e aumento della C.i.g.o. nel settore calzaturiero industria sempre rapportato allo stesso periodo del 171 %. Ciò significa che su 14.000 dipendenti del settore ormai quasi tutti, tranne quei pochi che lavorano in isole felici, sono stati interessati da periodi di crisi.

La crisi dei mercati finanziari internazionali sommata a problemi già esistenti rischia nei prossimi mesi di creare uno scenario veramente preoccupante.

Questo territorio deve dotarsi di strumenti agili per dare una immediata risposta alla crisi, a partire da un rafforzamento degli uffici dell’INPS che oggi non sono adeguati a rispondere ad un emergenza. Nella provincia di Macerata una disoccupazione o una mobilità viene pagata dopo 1 mese e mezzo dalla presentazione della domanda, a Fermo passano anche più di quattro mesi. Bisogna assolutamente snellire i percorsi di approvazione della Cassa integrazione in deroga, che deve essere assolutamente rifinanziata dal Governo, perché le risorse rimaste non saranno sufficienti per coprire le necessità.

Dall’altra parte vi è bisogno di un progetto di sviluppo economico del territorio che individui le priorità e indirizzi investimenti pubblici e privati sul versante della riqualificazione di prodotto della piccola e media industria e dei servizi.

Sentiamo parlare solo di candidature per la presidenza della nuova provincia, ma se continueranno ad occuparsi solo di ciò, probabilmente chi verrà eletto si troverà a gestire un territorio molto diverso da come lo immaginiamo e da come lo abbiamo conosciuto in passato, sicuramente molto più povero.

Ai grandi imprenditori di levatura nazionale di questo territorio consigliamo di dare esempi positivi nelle relazioni sindacali, perché spesso rappresentano modelli non positivi per risolvere problemi complessi e delicati come quelli che ci stiamo trovando davanti.

E’ facile parlare quando tutto va bene, ma purtroppo molte piccole imprese (e sono la maggioranza nel distretto) non vanno bene e in questi ultimi anni si sono dovute affidare alle commesse conto terzi dei grandi gruppi, perdendo una loro vocazione imprenditoriale vera.

Oggi molte di queste aziende dopo essere state munte fino allo stremo, vengono abbandonate da questi grandi “soloni” del distretto calzaturiero, come si usa dire, capitalizzare i profitti e socializzare le perdite.

Noi non staremo di certo a guardare, se non ci saranno risposte adeguate avvieremo una forte fase di mobilitazione in tutto il territorio.


Fermo li, 25.10.2008


Giuseppe Santarelli Segretario Filtea-Cgil Fermo

giovedì 23 ottobre 2008

Oscuri presagi

Giorgiana Masi 1958-1977

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
«Dipende, se ritiene d'essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché è l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c'è il granitito Pci ma l'evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà quantomeno una figuraccia».
Quali fatti dovrebbero seguire?
«A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno».
Ossia?
«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che?
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti?
«Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio».
Quale incendio?
«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E' dunque possibile che la storia si ripeta?
«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».
Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».
Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all'inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com'era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c'è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».
di Andrea Cangini
Il Resto del Carlino, 23 ottobre 2008

L'ipotesi di Calamandrei


"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.

Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"

(in Scuola Democratica, 20 marzo 1950.)

domenica 19 ottobre 2008

Sulla strada del bop


“Il bop è cominciato col jazz senonché un pomeriggio da qualche parte su un marciapiede forse 1939, 1940, Dizzy Gillespie o Charlie Parker o Thelonius Monk stavano passando davanti ad un negozio di abbigliamento maschile nella 42° strada o nella South Main a LA e improvvisamente sentì all’altoparlante un assurdo impossibile ERRORE nel jazz che si sarebbe potuto sentire solo nella sua testa immaginaria, e quella è una nuova arte. Il bop.” (da L’inizio del Bop, scritto di Jack Kerouac del 1959)



Charlie 'Bird' Parker

giovedì 16 ottobre 2008

Rovescismi a Fermo


Domani alle 17 e 45, sotto gli occhi della statua di Leopardi, tutte le forze antifasciste e di sinistra di Fermo si ritroveranno per fare volantinaggio e boicottare quest'iniziativa organizzata dalle sezioni fermana e marchigiana del Circolo del Buon Governo, che noi di Rifondazione abbiamo stigmatizzato tramite un comunicato inviato a tutti i quotidiani del fermano. Di seguito riporto il testo del comunicato e il link de L'espresso per approfondire:

Il rovescismo, quello che lo storico Angelo d’Orsi indica come la fase suprema del revisionismo, prende piede anche a Fermo, e il nostro Sindaco (nonché Assessore alla Cultura) se ne fa carico, incoraggiando le ambizioni, più che storiche, politiche, del senatore Marcello dell’Utri (un altro perseguitato dalle fantomatiche ‘toghe rosse’). Infatti il succitato Senatore è stato invitato, previa illustrazione da parte del Sindaco al Caffè letterario, dalle sezioni marchigiana e fermana del Circolo del Buon Governo per presentare ai fermani i chiacchierati diari di Mussolini, con l’intento evidente di esaltare la figura di questo ‘benemerito’ statista, che tanto bene ha fatto all’Italia nel ventennio, promulgando, tra l’altro, le leggi razziali del 1938.

Ora, non fosse già di per sé un’operazione del tutto fuori luogo, considerando anche il clima di violenza verso gli extracomunitari che preoccupa oggi il nostro Paese, bisogna ribadire che uno dei massimi storici internazionali del fascismo, Emilio Gentile, Docente di Storia contemporanea all'Università La Sapienza di Roma, li ha apertamente dichiarati un falso, un bluff: Risultato, la scoperta di strafalcioni tanto clamorosi e diffusi, da dover essere catalogati in quattro categorie: "Nomi errati ed errori grammaticali, discordanze cronologiche, incongruenze e inesattezze.”. (fonte L’espresso)

C’è inoltre da rimarcare il parere del Presidente Associazione Grafologi Professionisti, prof. Roberto Travaglini, che, dopo uno studio di due mesi, li ha dichiarati inequivocabilmente falsi, già nel 2005.

Dispiace vedere il Sindaco di una città come Fermo dare credito ad un’operazione politica così sfacciatamente raffazzonata e menzognera, vederlo concedere il Centro congressi di San Martino e vederlo salire sul palco; dispiace ancor di più pensare a quanti fermani prenderanno per vera questa bufala.


Fermani, venerdì prossimo fatevi un favore, statevene a casa; boicottate quest’operazione politica basata su di un revisionismo d’accatto.


Qui: La vera storia dei falsi diari

domenica 12 ottobre 2008

C'è solo la strada...



«L'opposizione è nelle nostre mani», recita lo slogan della manifestazione proposta a Roma dalla sinistra contro le politiche sociali del governo.
E le mani sono centinaia di migliaia - forse addirittura 200 mila persone - 300 mila secondo gli organizzatori. Militanti di Rifondazione, Verdi, Comunisti Italiani protestano contro i provvedimenti del governo, «la distruzione della scuola pubblica», «le leggi ad personam del premier». La prova che «si deve ripartire uniti».

I comunisti ci sono e vogliono fare opposizione radicale. Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione - lancia la proposta di un «coordinamento di tutte le opposizioni». Ma distingue le sinistre dal Pd e dall'Idv.

Grande successo; come e più di prima...

sabato 11 ottobre 2008

giovedì 9 ottobre 2008


Il Presidente della provincia di Ascoli Piceno Massimo Rossi risponde agli esponenti del PD e interpella la cittadinanza per esprimere un'opinione in merito alla vicenda inviandogli una
e-mail.

Le accuse e gli attacchi rivolti a me e ad altri componenti della mia Giunta da esponenti del PD sono assolutamente inaccettabili non soltanto dal punto di vista politico ma anche da quello etico. Pur di cercare di giustificare un'irresponsabile rottura preordinata per altri fini, si falsificano fatti e dati ben noti e ci si rimangia posizioni già assunte in piena condivisione.
Di fronte a tutto ciò, il dubbio lacerante che mi assale in queste ore è se si debbano buttare all'aria tutto il gran lavoro svolto e gli interessi del territorio proprio quando sono in vista alcuni importantissimi traguardi, o se accettare di continuare a condividere un'esperienza amministrativa con chi oramai dimostra di non essere interessato alle cose da fare per la comunità locale ma alle posizioni personali da raggiungere.
Chiunque abbia un minimo di senso di responsabilità non può non rendersi conto cosa possa significare abbandonare l'azione di governo in un momento di crisi come questo, lasciando per almeno otto mesi la Provincia senza una guida, proprio quando s'intravede il raggiungimento di obiettivi che possono rappresentare una svolta per il futuro di questo territorio.
Ne cito solo alcuni:
• L'acquisizione di consistenti risorse per la riconversione dell'SGL Carbon;
• La ripartizione dei fondi europei FERS per lo sviluppo locale destinati alla valorizzazione delle risorse culturali e naturali del territorio;
• La destinazione dei fondi FAS regionali (sia quelli assegnati alla Provincia per l'elettrificazione della Ascoli Porto d'Ascoli, il sottopasso di S. Benedetto e la Mezzina a Fermo, sia la quota di competenza regionale);
• La gestione del protocollo d'intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico per il rilancio industriale del Piceno, con la possibilità di accedere ad importantissimi canali di finanziamento come quelli di "Programma Industria 2015" e della Finanziaria 2008.
• L'Accordo di Programma Quadro (APQ) relativo alla bretella di San Benedetto ed al Polo logistico della bassa Valle del Tronto;
• L'istituzione del Parco marino del Piceno;
• L'avvio di investimenti pubblici e privati per un importo complessivo di oltre 35 milioni di euro in campo turistico, termale ed energetico nelle zone montane con importanti ricadute occupazionali;•
La seconda fase della stabilizzazione del personale precario dell'Ente.
Sono tutti progetti concreti, su cui abbiamo lavorato per anni, che abbiamo messo a punto grazie al confronto costante con tutti i soggetti interessati, dagli imprenditori ai Sindaci, dai sindacati alle Università. E' proprio grazie alla forza che viene dal consenso del territorio che questi progetti si stanno realizzando. E' giusto arrendersi ora perché c'è chi ha deciso, sulla base di un disegno preordinato, di tirare la corda sperando che si spezzi e che il moncone resti in mano agli altri?
Oltretutto l'interruzione della nostra esperienza comporterebbe effetti drammatici sulle due nuove Province la cui nascita, definita per legge nel 2004, è inarrestabile e avverrà comunque con le elezioni della primavera prossima. Senza le delibere di Giunta, il patrimonio, compresi gli edifici scolastici, le strade e le sedi resterà indiviso, con tutte le conseguenze per la loro manutenzione e gestione. Per non parlare del personale che, qualora non trasferito, farebbe immediatamente saltare l'equilibrio del bilancio della nuova Provincia di Ascoli oppure potrebbe essere trasferito d'ufficio senza le dovute tutele e concertazioni.
Mi rivolgo dunque al territorio, agli amministratori dei Comuni, alle associazioni degli imprenditori, degli artigiani, degli agricoltori, ai lavoratori dipendenti, ai centri di ricerca, alle donne e agli uomini che ci hanno seguiti e sostenuti in questi anni difficili ma entusiasmanti, che hanno assaporato con noi la soddisfazione di veder realizzate, o prossime alla realizzazione, tante belle idee che molti, quattro anni fa, bollavano come utopie. Chiedo a tutti di esprimersi scrivendomi (massimo.rossi@provincia.ap.it) o prendendo pubbliche posizioni nelle forme che si riterranno più congrue: ogni riflessione potrà aiutarmi a compiere la scelta giusta, anche se sono conscio che quest'ultima avverrà nella dolorosa consapevolezza che nulla potrà più essere come prima.

Contemporaneo


Ci sono artisti che fanno musica più o meno buona, e ci sono artisti che spiegano il mondo, con una carriera intera o con una sola canzone:

Voglio quel poco di potere
che cura la nevrosi
eppure ahimé la espande
ai desideri dei mediocri
ho dei figli obbedienti
una casa spaziosa elettronica
luminosa vistosa
amministrata da una donna
silenziosa.

Meno ideale più ragione/come dire meno sentimento/capacità di stare collegato/all'ordine del mondo/nel feroce futuro/un rigore metallico/discrezionalmente morale/sbranare chi capita/è volere di più.

Vorrei vorrei
un'automobile nuovissima
vorrei vorrei
anzi un prototipo
un congegno in mezzo al cuore
che si potesse programmare
aneliti palpiti e disordini
per sempre controllare.

Corro insieme a voi
corro e desidero
corro insieme a voi
contemporaneo.

Sogno con voi
un poco dei vostri
raggiungibili sogni.

Corro insieme a voi
corro e desidero
corro insieme a voi
contemporaneo.

L'approvazione la condivisione
il successo crescente dell'azienda
solida economia in solido occidente
economisti medici giudici tranquillizzanti
soluzioni collaudate rapide sapienti
è volere di più.

Così mantengo la regola/dei sentimenti immobili/l'individuale etico dei tempi/com'è lontano il novecento/com'è lontano/tutto andato via col vento.

Contemporaneo
non serve capire ogni parola
lo spirito muove il corpo
e anche l'idea
democrazia dei profitti perfetti
delle nude proprietà
distese e pretese.

Contemporaneo
che parola opportuna
che moto apparente
delle idee più contrastanti
se vuoi salire all'altare maggiore
di questi tempi
niente e nessuno può fermarti.

Corro insieme a voi
corro e desidero
corro insieme a voi
contemporaneo.

Sogno con voi
un po' dei vostri
raggiungibili sogni.

Corro insieme a voi
corro e desidero
corro insieme a voi
contemporaneo.

Sogno con voi
un po' dei vostri
raggiungibili sogni.

mp3

Every sperm is sacred

Comunismo internazionale

International philosophy