martedì 14 maggio 2013

Il rimpasto mancato



Gli ultimi sviluppi della politica fermana che hanno portato alla farsa del mancato rimpasto della Giunta comunale, voluto a parole da FM e SEL, per ragioni diverse, oserei dire opposte, impongono una riflessione, ed una specificazione chiarificatrice del percorso che ha portato le forze di questo centro-sinistra, oggi slegate a livello comunale e nazionale, ad unirsi per proporsi in alternativa alla vecchia amministrazione capeggiata dall’ex sindaco Saturnino Di Ruscio.

Procediamo con ordine:

Mentre molte forze politiche di un ipotetico centro-sinistra si sedevano al tavolo della coalizione ancor prima di scegliere le componenti della coalizione stessa, acriticamente, a prescindere, quasi per osmosi, il Partito della Rifondazione Comunista fermano poneva un problema di non poco conto, un problema derivante dalla coalizione di centro-sinistra che aveva appena vinto le elezioni provinciali senza l’UdC all’interno, ma con l’apparentamento di una componente centrista come il Centro del Fermano, compagine guidata da Gaetano Massucci, che ha da subito abbandonato la coalizione stessa (forse proprio per candidarsi a sindaco di Fermo, chissà), creando non pochi problemi di ordine politico alla nascente amministrazione provinciale di Fabrizio Cesetti. Memori di queste scompostezze centriste e della continuità dell’UdC con la politica del centro-destra di Di Ruscio, il PRC fermano ha chiesto un incontro con l’allora segretario cittadino del PD, Peppino Buondonno, e il segretario provinciale, Cinzia De Santis. Questo dopo diversi passaggi interni al partito per trovare una linea comune da proporre, e da perseguire. All’incontro il PRC ha posto il veto sull’ingresso dell’UdC in coalizione, conditio sine qua non per iniziare un percorso assieme ad un possibile centro-sinistra, nei fatti ancora tutto da definire, nonostante i soliti noti si erano da subito seduti sulle rispettive sedie, poi diventate immancabilmente poltrone.

Ottenute le rassicurazioni del caso mezzo stampa (nell’ottobre 2010 esce il comunicato del PD che garantisce l’assenza dell’UdC dalla nascente coalizione di centro-sinistra), il PRC accetta di sedersi al tavolo politico. All’inizio si sono seduti anche alcuni esponenti de il Centro del Fermano, ma da subito se ne sono allontanati, nell’inconcludenza delle loro richieste e nella evidente distanza programmatica.
Dopo alcune discussioni accese inerenti il candidato Sindaco, si è giunti ad una sintesi sul nome della professoressa Nella Brambatti,  persona che sembrava mettere d’accordo tutti ed evitare le inutili Primarie, dalle quali esce sempre un candidato meno forte (vedi Bersani vs. Renzi alle ultime Primarie del PD), contrariamente a quello che si vorrebbe far credere.

Mentre tutto sembrava andare per il verso giusto, con un candidato Sindaco condiviso e in anticipo, nella consapevolezza di un centro-destra spaccato e alla deriva, con il Centro del Fermano uscitosene volontariamente, un fatto destinato a sconvolgere la coalizione e la futura amministrazione giunge come un fulmine a ciel sereno. Una serie di transfughi dell’UdC, negli anni passati contigui all’amministrazione Di Ruscio, e capeggiati dall’avvocato Giovanni Lanciotti, sembrano intenzionati a salire sul possibile carro dei vincitori (poi risultato tale, come sappiamo), e fanno pressione sulla coalizione nascente di centro-sinistra, attraverso la civica Fermo Insieme, di Bibi Iacoponi e Paolo Calcinaro, nata ai tempi del sostegno a Buondonno sindaco. Anche in quel caso gli unici a storcere il naso fummo noi del PRC, nella fattispecie il sottoscritto, decisamente contrario e convinto che sarebbero poi stati un problema. Ma il Circolo del partito decise di non ostacolare questo percorso nuovo, che avrebbe portato di lì a poco alla nascita di Fermo si Muove, con l’abdicazione di fatto sia di Bibi Iacoponi che di Paolo Calcinaro, quest’ultimo poi rientrato in gioco grazie all’incredibile risultato elettorale, che lo ha visto essere il più votato dai fermani.

Col senno di poi oggi tutti si sono resi conto che questo è stato il punto di non ritorno, l’orizzonte degli eventi del buco nero dell’amministrazione Brambatti. Qualcuno già subodorava, e proprio nell’opporsi alla nomina di Giovanni Lanciotti alla presidenza del Consiglio produceva il primo atto in discontinuità con la vecchia politica.
Questo atto, assieme alla critica della nomina di un assessore all’Urbanistica in contrasto con i requisiti richiesti dallo stesso nuovo sindaco Brambatti, cioè quelli delle preferenze e/o delle competenze, culmina con l’uscita del PRC dalla coalizione di centro-sinistra, dopo aver constatato anche la nomina del consigliere eletto Andrea Morroni alla presidenza della II Commissione consiliare, in contrasto con ogni logica di garanzia.
Tutte queste “spiacevoli sviste”, tanto per citare un assessore di questa giunta, hanno portato alle problematiche di oggi, che sembrano potersi risolvere con un semplice rimpasto. Una linea politica non discontinua con la precedente amministrazione e macchiata d’incapacità e pressappochismo non può risolversi spostando dei nomi come semplici pedine d’un gioco da tavolo. Non basta, non serve. In un nostro articolo uscito nel 2012 si riportava questo: Cambiare non un modello ma solo gli interlocutori: è questa per la “sinistra“ la più grossa e grave sconfitta.

Questi giochetti non portano più a nulla, i cittadini sono stanchi, e credo molto più consapevoli ora. La coalizione di centro-sinistra che amministra Fermo non rispecchia le dinamiche della politica italiana, che oggi vedono le larghe intese tra coloro che da noi continuano a dividersi sul nulla, consapevoli di aver fatto poco e male come amministrazione passata, e poco e male anche come amministrazione presente. 

Siamo al capolinea.

Il tempo, come sempre, è galantuomo. Oggi le scelte del PRC fermano sono riconosciute da tutti come le uniche possibili allora, e come tali vengono rispettate. Ma questo non basta, e non consola nessuno. Vedere questa amministrazione inconcludente non può che preoccupare, e nemmeno le dimissioni da segretario cittadino e il suo abbandono ultimo del PD da parte dell’uomo (Buondonno) che più ha impersonato questa metodologia politica ci può consolare, semplicemente perché il nostro Paese e la nostra città attraversano un momento di crisi talmente profondo da far passare in secondo piano queste dinamiche sterili e infruttifere. Troppo facile, troppo tardi, il mio laconico commento a questa vicenda.

Da semplice cittadino più che da ex segretario del PRC, mi auguro che alcune di quelle forze politiche di sinistra che a livello nazionale si stanno ravvedendo, pur non essendo immuni da colpe, nella formazione di “Italia. Bene comune”, nell’accettazione di tutti i diktat europei e delle Primarie interne al PD, oltre che nell’invocazione del voto utile in funzione antiberlusconiana (l’inganno più vergognoso degli ultimi anni, culminato nell’evidenza dell’inciucio); mi auguro che queste forze - dicevo - si armino di coerente coraggio e segnino un punto fermo, decretando la fine del fiancheggiamento amministrativo del PD anche a livello locale, segnando definitivamente la distanza tra la politica come megafono della protesta di popolo (redistribuzione, beni comuni, difesa del lavoro, reddito minimo), e la mera politica di Palazzo (inciuci, rimpasti, tatticismi, interessi privati).

Simone Tizi