sabato 30 gennaio 2010

Ab assuetis non fit passio


La verità su B. raccontata dal suo ex avvocato
«Conosco bene il modo con cui Berlusconi chiede ai suoi legali di fare le leggi ad personam, perché fino a pochi anni fa lo chiedeva a me. E, contrariamente a quello che sostiene in pubblico, con i suoi avvocati non ha alcun problema a dire che sono leggi per lui. Per questo oggi lo affermo con piena cognizione di causa: quelle che stanno facendo sono norme ad personam».

Carlo Taormina, 70 anni, è stato uno dei legali di punta del Cavaliere fino al 2008, quando ha mollato il premier e il suo giro – uscendo anche dal Parlamento – a seguito di quella che lui ora chiama «una crisi morale». Ormai libero da vincoli politici, in questa intervista a Piovonorane dice quello che pensa e che sa su Berlusconi e le sue leggi.

Avvocato, qual è il suo parere sulle due norme che il premier sta facendo passare in questi giorni, il processo breve e il legittimo impedimento?

«La correggo: le norme che gli servono per completare il suo disegno sono tre. Lei ha dimenticato il Lodo Alfano Bis, da approvare come legge costituzionale, che è fondamentale».

Mi spieghi meglio.
«Iniziamo dal processo breve: si tratta solo di un ballon d’essai, di una minaccia che Berlusconi usa per ottenere il legittimo impedimento. Il processo breve è stato approvato al Senato ma scommetterei che alla Camera non lo calendarizzeranno neanche, insomma finirà in un cassetto».

E perché?
«Perché il processo breve gli serve solo per alzare il prezzo della trattativa. A un certo punto rinuncerà al processo breve per avere in cambio il legittimo impedimento, cioè la possibilità di non presentarsi alle udienze dei suoi processi e di ottenere continui rinvii. Guardi, la trattativa è già in corso e l’Udc, ad esempio, ha detto che se lui rinuncia al processo breve, vota a favore del legittimo impedimentoı».

E poi che succede? Che c’entra il Lodo Alfano bis?
«Vede, la legge sul legittimo impedimento è palesemente incostituzionale, e quindi la Consulta la boccerà. Però intanto resterà in vigore per almeno un anno e mezzo: appunto fino alla bocciatura della Corte Costituzionale. E Berlusconi nel frattempo farà passare il Lodo Alfano bis, come legge costituzionale, quindi intoccabile dalla Consulta».

Mi faccia capire: Berlusconi sta facendo una legge – il legittimo impedimento -che già sa essere incostituzionale?
«Esatto. Non può essere costituzionale una legge in cui il presupposto dell’impedimento è una carica, in questo caso quella di presidente del consiglio. Non esiste proprio. L’impedimento per cui si può rinviare un’udienza è un impegno di quel giorno o di quei giorni, non una carica. Ad esempio, quando io avevo incarichi di governo, molte udienze a cui dovevo partecipare si facevano di sabato, che problema c’è? E si possono tenere udienze anche di domenica. Chiunque, quale che sia la sua carica, ha almeno un pomeriggio libero a settimana. Invece di andare a vedere il Milan, Berlusconi potrebbe andare alle sue udienze. E poi, seguendo la logica di questa legge, la pratica di ottenere rinvii potrebbe estendersi quasi all’infinito. Perché mai un sindaco, ad esempio, dovrebbe accettare di essere processato? Forse che per la sua città i suoi impegni istituzionali sono meno importanti? E così via. Insomma questa legge non sta in piedi, è destinata a una bocciatura alla Consulta. E Berlusconi lo sa, ma intanto la fa passare e la usa per un po’ di tempo, fino a che appunto non passa il Lodo Alfano bis, con cui si sistema definitivamente»....continua

Come fa a esserne così certo?
«Ho lavorato per anni per Berlusconi, conosco le sue strategie. Quando ero il suo consulente legale e mi chiedeva di scrivergli delle leggi che lo proteggessero dai magistrati, non faceva certo mistero del loro scopo ad personam. E io gliele scrivevo anche meglio di quanto facciano adesso Ghedini e Pecorella».

Tipo?
«Quella sulla legittima suspicione, mi pare fossimo nel 2002. Gli serviva per spostare i suoi processi da Milano a Roma. Lui ce la chiese apertamente e noi, fedeli esecutori della volontà del principe, ci siamo messi a scriverla. E abbiamo anche fatto un bel lavoretto, devo dire: sembrava tutto a posto. Poi una sera di fine ottobre, verso le 11, arrivò una telefonata di Ciampi».

Che all’epoca era Presidente della Repubblica.
«Esatto. E Ciampi chiese una modifica».

Quindi?
«Quindi io dissi a Berlusconi che con quella modifica non sarebbe servita più a niente. Lui ci pensò un po’ e poi rispose: “Intanto facciamola così, poi si vede”. Avevo ragione io: infatti la legge passò con quelle modifiche e non gli servì a niente».

Pentito?
«Guardi, la mia esperienza al Parlamento e al governo è stata interessantissima, direi quasi dal punto di vista scientifico. Ma molte cose che ho fatto in quel periodo non le rifarei più. Non ho imbarazzo a dire che ho vissuto una crisi morale, culminata quando ho visto come si stava strutturando l’entourage più ristretto del Cavaliere.

A chi si riferisce?
«A Cicchitto, a Bondi, a Denis Verdini, ma anche a Ghedini e Pecorella. Personaggi che hanno preso il sopravvento e che condizionano pesantemente il premier. E l’hanno portato a marginalizzare – a far fuori politicamente – persone come Martino, Pisanu e Pera. E adesso stanno lavorando su Schifani».

Prego?
«Sì, il prossimo che faranno fuori è Schifani. Al termine della legislatura farà la fine di Pera e Pisanu».

Ma mancano ancora tre anni e mezzo alla fine della legislatura…
«Non credo proprio. Penso che appena sistemate le sue questioni personali, diciamo nel 2011, Berlusconi andrà alle elezioni anticipate».

E perché?
«Perché gli conviene farlo finché l’opposizione è così debole, se non inesistente. Così vince un’altra volta e può aspettare serenamente che scada il mandato di Napolitano, fra tre anni, e prendere il suo posto».

Aiuto: mi sta dicendo che avremo Berlusconi fino al 2020?
«E’ quello a cui punta. E in assenza di un’opposizione forte può arrivarci tranquillamente. L’unica variabile che può intralciare questo disegno, più che il Pd, mi pare che sia il centro, cioè il lavorio tra Casini e Rutelli. Ma se questo lavorio funzionerà o no, lo vedremo solo dopo le regionali».

http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/01/29/la-verita-su-b-raccontata-dal-suo-ex-avvocato/

mercoledì 27 gennaio 2010

Dimenticanze


Non dimentico le Leggi Razziali e lo sterminio, ma di sicuro non dimentico che l'Olocausto ha visto morire comunisti, zingari, neri ed omosessuali. Di loro nessuno ne parla, morti ancora più sfortunati perché dimenticati. Invece il "popolo" di Israele si è rifatto dei torti subiti, perché loro non porgono l'atra guancia, la loro religione glielo impedisce, indi dente per dente, semita per semita.

mercoledì 20 gennaio 2010

Rovescismo migliorista


Craxi, oltre ad essere stato un corruttore corrotto, indi un DELINQUENTE (l'Italia intitola vie e piazze ad un delinquente, con il beneplacito del nostro Presidente, una vergogna, un'infamia), ha attuato politiche antioperaie, politiche contro la redistribuzione, contro l'equità. Ma quello che più mi fare ridere, al di là dell'indignazione per le volgari ed inopportune parole di Napolitano, è l'atteggiamento dei rovescisti dell'ultima ora che evitano accuratamente di parlare dell'unica situazione positiva del politico Craxi, cioè quell'apertura ai palestinesi, quell'aver paragonato i resistenti palestinesi a Mazzini, giustificandone la lotta armata. Di questo, ovviamente, nessuno ne parla.

Napolitano ha dimostrato di essere un uomo pessimo che pronuncia parole vergognose, indegne, indecenti.

Da queste cose deriva il male dell'Italia, molto più che dalle destre. Dal migliorismo vicino al partito socialista, dalle parole ignoranti sulle foibe, dal qualunquismo di luci ed ombre su Craxi. Eccetera.

Non è il mio Presidente, non lo è mai stato e mai lo sarà.

Detto questo, la rivalutazione del politico Craxi serve alle destre per difendere l'operato di Berlusconi contro la magistratura, prestarsi a questo gioco è oggi il fascismo.

venerdì 15 gennaio 2010

Annozero, Rosarno e la politica


Annozero: dall'uomo che lavorava e mangiava solo arance da 5 giorni, che ha schiaffeggiato un intero popolo con la semplice umanità dell'accettazione di una sconfitta, fino ai cadaveri nel deserto a causa dei nostri "soddisfacenti" accordi per i respingimenti. E poi quella ragazza costretta a mentire su di un manifesto contro la mafia, che è stata una pagina tra le più brutte di questa faccenda. Immane Vauro, come al solito.

Rosarno e la politica: è ovvio che questi eventi non possono altro che considerarsi "emergenziali", ma sono problemi politici. La politica, per definizione, è tutto ciò che attiene la città, è l'arte di governare gli Stati. Ma è soprattutto l'indirizzo, la linea da seguire, e deve fare cultura, una nuova cultura. Per questo serve una politica meno reazionaria, meno da colletti bianchi, una politica stradaiola ed internettiana al contempo, che sappia ancora indignarsi, metterci la faccia e picchiare duro, i pugni sui tavoli. Ma serve anche una politica del cittadino, serve un autocontrollo, un'autodisciplina, una cultura che riscopra la quintessenza della comunità, cioè la condivisione e la percezione che tutto ciò che accade agli altri interessa anche noi, direttamente o indirettamente. Che si torni a fare politica attiva, non solo nelle sedi di partito.

lunedì 4 gennaio 2010

venerdì 1 gennaio 2010

Anno nuovo, vecchi censori


Pescara, censurati i manifesti UAAR

La richiesta del circolo UAAR di Pescara di affiggere manifesti con la scritta Crocifisso a scuola? No grazie è stata respinta dall’amministrazione comunale. Il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia (centrodestra) ha dichiarato che “in qualità di legale rappresentante dell’amministrazione comunale” ha ritenuto “inopportuna” la concessione dell’autorizzazione, in quanto i manifesti “non intendono diffondere una propria convinzione di carattere religioso, ma piuttosto a mettere in discussione la credibilità di un simbolo, il crocifisso, storicamente condiviso dall’intera cristianità”. Il sindaco ha aggiunto che, a suo dire, “il dettato costituzionale” fa riferimento “proprio al ‘comune sentire’, ossia ai principi ampiamente condivisi dai cittadini e profondamente radicati nella collettività”. Ha inoltre ricordato che “il Regolamento comunale per le pubbliche affissioni, all’articolo 35 bis, comma 1, stabilisce che è facoltà dell’Ufficio competente rifiutare l’affissione di materiale pubblicitario il cui contenuto possa integrare ipotesi di reato. A tale proposito si pone l’attenzione sulla possibilità, ovviamente da approfondire nelle opportune sedi, che i contenuti dei manifesti in questione siano tali da configurare un delitto contro le confessioni religiose, di cui al titolo IV del Codice penale”.
Contro la decisione del sindaco si sono già espressi i consigliere regionali Maurizio Acerbo e Viola Arcuri di Rifondazione Comunista, i quali hanno definito la decisione del sindaco “illegittima e incostituzionale; perché in un paese democratico non è possibile sottoporre a censura le opinioni di cittadini, associazioni o partiti [...] queste cose accadono in Iran o in Arabia Saudita”. Il loro invito a revocare il provvedimento è accompagnato dalla constatazione di quanto sia “paradossale che, mentre sono regolarmente affissi manifesti del movimento Fascismo e Libertà con tanto di fascio littorio, l´UAAR debba attendere il visto della censura”.
L’UAAR si riserva ovviamente di tutelare in ogni sede il proprio costituzionale diritto alla libertà di espressione e di coscienza.