continua
martedì 29 settembre 2009
Il muro è crollato davvero
continua
lunedì 28 settembre 2009
Retroscena di un funerale di Stato
Al contrario, sembra che tutto sia stato centellinato dall'équipe di sostegno psicologico che in questi giorni circondano i familiari con un cordone sanitario strettissimo. Mi dice il militare interlocutore che lo scopo di questo gruppo di sostegno non è aiutare le famiglie ad elaborare la morte e il lutto, ma impedire che facciano scenate o mettano in atto comportamento lesivi dell'onore dell'esercito.
La mia fonte asserisce che buona parte di questo personale non è specializzata in psicologia, ma è un corpo speciale che ha un obiettivo preciso: la gestione dei giorni successivi alla morte e il contenimento o meglio l'annullamento della rabbia, della contestazione e della disperazione conseguenti che potrebbero portare a comportamenti di indignazione verso l'esercito e le istituzioni.
Le tecniche quindi mirano ad adeguare il pensiero delle famiglie allo «status di eroe» del congiunto perché appaia «coerente» con la «nobiltà della missione» del morto che diventa anche la «missione della famiglia». Sarebbe una tragedia per l'immagine militare se mogli, madri, figli e fidanzate si mettessero a gridare contro l'esercito e il governo che li ha mandati a farsi ammazzare.
In questa logica si capisce la retorica dell'«eroe», l'insulsaggine del servizio alla Patria, il sacrificio per la Pace nel mondo e anche la lotta al terrorismo. Tutti sanno tutto e giocano a fare i burattini. Se le informazioni che ho ricevuto sono vere, e non posso dubitare della serietà della fonte, i funerali dei sei militari uccisi e tutta l'opera dei pupi presente a San Paolo, è stata un'operazione terribile, ancora peggiore degli attacchi dei talebani. Tutto è gestito per deviare il Paese, le Coscienze e la Verità. E' una strategia scientificamente codificata.
Il vescovo militare (generale di corpo di armata) non ha risparmiato parole grosse di encomio e di osanna al servizio che i militari fanno alla Pace e alla Democrazia. Una sviolinata che neppure La Russa è capace di fare. A lui si è unito il cardinale Angelo Bagnasco che ha detto:
«Non è esagerato parlare di strage, tanto più assurda se si pensa ai compiti assolti dalla forza internazionale che opera in quel Paese e allo stile da tutti apprezzato con cui si muove in particolare il contingente italiano. Non è un caso che questo lutto, com'era successo per la strage di Nassiriya, abbia toccato il cuore dei nostri connazionali, commossi dalla testimonianza di altruismo e di dedizione di questi giovani quasi tutti figli delle generose terre del nostro Sud. E per questo il nostro popolo si è stretto alle famiglie dei colpiti con una partecipazione corale al loro immane dolore. Anche noi ci uniamo ai sentimenti prontamente espressi dal Santo Padre» (21-09-2009).
Mi dispiace per il signor cardinale, ma non posso associarmi a questa mistificazione collettiva. Enrico Peyretti mi dice che durante l'Eucaristia, pane spezzato per la fame del mondo, è risuonato l'urlo di guerra dei parà: «Folgore!» quasi una schioppettata nel cuore del Sacramento. Credo che si possa dire che la Messa è stata la cornice vacua di una parata militare con i propri riti.
Oggi (21-09-2009), infine, il cardinale Bagnasco ha parlato anche della questione morale e della legge sugli immigrati senza mai nominare e né l'uno e né l'altra. Nessun cenno esplicito alla legge sul reato di clandestinità: si intravede tra le righe un leggero senso di disapprovazione. Figuriamoci se chiamava per nome il Papi Priapeo. Si è limitato a fare una predica generalizzata, valida per tutti e, quindi per nessuno, come giustamente interpreta «Il Giornale» di famiglia.. Tutto va bene, madama la marchesa? Ma, sì! Diamoci una botta e via! «Domani è un altro giorno» diceva Rossella O'Hara o Tarcisio Bertone? Non ricordo bene.
Paolo Farinella
Qui
Agghiacciante...
sabato 26 settembre 2009
Uccisi dalle proprie mine
Le «Tc6» erano state date dagli americani ai mujaheddin all'epoca della resistenza contro l' Armata rossa
Le mine italiane arma preferita dai terroristi
Quigiovedì 17 settembre 2009
L'ipocrisia più grande
lunedì 14 settembre 2009
Mostruoso
Studenti disabili è già emergenza
di Maristella Iervasi
Gli insegnanti di sostengo in tutta Italia sono circa 90mila. Gli alunni con disabilità sono circa 180 mila. Dunque: il sostegno non è stato tagliato ma il numero degli alunni certificati è cresciuto. Ma la ministra unica dell’Istruzione non ha dato le risorse rispetto ai nuovi bisogni. Tutti pensano che a scuola ci sia un insegnante di sostegno ogni due alunni. In realtà, questa è una media non è un dato numerico. Nelle classi i docenti sono stati assegnati fino a tre o quattro casi. Se non di più.
Una questione delicata quella degli alunni con disabilità e il Miur ne era a conoscenza da tempo. L’Unità denunciò lo scenario nel marzo scorso. Il ministero intervenne con una secca nota, liquidando la questione in poche righe: “Scuola, confermato il limite di venti alunni nelle classi con disabili”. Glissando, anche nel comunicato stesso, sui veri contenuti. Il numero richiamato, infatti, era riferito esclusivamente al totale degli alunni della classe e non a quanti alunni disabili potevano essere iscritti in una classe composta da venti alunni.
Nel regolamento sulla riorganizzazione scolastica la Gelmini aveva tralasciato di fissare il tetto massimo degli alunni con disabilità nelle classi. Con grande disperazione dei dirigenti scolastici, lasciati soli a districare l’impietosa questione. Le associazioni che si interessano di integrazione scolastica speravano in una correzione ad hoc nelle linee guida attese per l’autunno. Invece, a sorpresa, il provvedimento è stato emanato in piena estate quando le famiglie e le scuole erano in vacanza. Anche in questo documento la questione è stata omessa, coperta da un velo di silenzio. Per gli studenti con disabilità l’amara constatazione entrando in classe: è come se la Gelmini gli avesse detto «Per voi la scuola finisce qui».
sabato 12 settembre 2009
Mi trattò da rettile. Non fingerò cordoglio
Beh lui è stato responsabile forse di un abbassamento generale della cultura italiana degli ultimi quarant’anni. La televisione purtroppo ha sostituito la scuola, ha sostituito la famiglia, l’oratorio. E la scuola ha fatto cultura, ma ha fatto la cultura televisiva, una cultura molto bassa e adesso ne paghiamo le conseguenze. Lui è stato uno dei capo fila di quei televisivi che cercavano disperatamente il consenso, cioè i numeri. Io trovo che sia stata quasi deleteria la sua presenza, insomma a me non piace, sarebbe facile come sempre fingere il grande cordoglio. No lui è stato straordinario, c’erano dei momenti in cui si poteva anche sospettare che certe gaffe incredibili che ha fatto fossero premeditate. Io l’ho conosciuto a un Festival di Sanremo dove ero un giovane esordiente e lui non aveva capito che il mio modo di bistrattare il pubblico era un modo disperato per cambiare il rapporto con il pubblico, di cambiare il linguaggio che era diventato già stantio quarant’anni fa e mi ha trattato con un po’ di disprezzo, mi ha trattato quasi come un rettile, come uno scarafaggio. E quando son salito sul palco con lui nella serata inaugurale mi ha detto: «Tu però vai giù tra il pubblico perché qui forse...» e io gli ho detto: «Non ti preoccupare Mike che non sporco, quindi non c’è problema». Ma ho sentito che lui in fin dei conti era fiero della sua mediocrità perché non capiva e non sapeva, non aveva la percezione di essere mediocre.
Beh nonostante dica queste parole non entusiasmanti sul personaggio trovo che lui sia un vero monumento della storia dell’Italia. E dico la verità un po’ mi dispiace perché mi ricorda anche un periodo felice di un’Italia che era appena uscita da una guerra terrificante e cominciava a rinascere. E in quei tempi magri, i tempi famosi di «Lascia o Raddoppia», sembrava addirittura che l’Italia fosse diventata o si fingeva che lo fosse, non si sa, un quarto paese industriale della terra. Vabbé sono invidioso dei funerali che avrà. Avrà dei funerali non in Duomo, ma avrà dei funerali molto importanti e io purtroppo non li avrò. Vedete non si può dire che lui fosse un grande, lui era molto famoso, i grandi che ci sono mancati veramente della nostra cultura sono stati Pasolini, Fellini, Moravia, ma non certo il suo linguaggio, il maledetto linguaggio televisivo. Comunque Mike dovunque tu sia buona fortuna, non ti preoccupare tu sei uno che nella vita se l’è cavata alla grande sempre, te la caverai anche adesso.
(Paolo Villaggio)
martedì 8 settembre 2009
La sporca guerra
L'aviazione colpisce un'autobotte di gasolio rubata dai talebani: uccise decine di civili
C'è chi parla di 200 morti. Al telefono con PeaceReporter, la soldatessa statunitense dell'ufficio stampa della Nato a Kabul non si sbilancia nemmeno sulla nazionalità degli aerei che la notte scorsa hanno bombardato due autocisterne di gasolio sequestrate dai talebani uccidendo 95 persone, di cui solo 45 guerriglieri secondo il governatore provinciale, 65 secondo il capo della polizia locale. Gli altri erano tutti civili, residenti nel villaggio di Haji Aman, nel distretto di Chahar Dara, che al momento del raid aereo si trovavano con taniche e secchi attorno a uno dei due camion rubati che si era impantanato nel greto di un fiume. Hadschi Amanullah e altri abitanti del villaggio hanno raccontato che i talebani avevano chiesto loro di aiutarli a svuotare il prezioso carico, consentendo loro di tenersene una parte. Verso le due e mezza di notte, il comando militare tedesco di Kunduz, dopo aver saputo del sequestro delle due cisterne di gasolio destinato ai Tornado della Luftwaffe, ha chiesto l'intervento dell'aviazione, che ha subito individuato e colpito gli obiettivi indicati. E' probabile che il raid sia stato condotto da cacciabombardieri dell'aviazione Usa.
Secondo fonti anonime della sicurezza afgana, i morti sarebbero addirittura 200, e altrettanti i feriti.
7.500 civili uccisi finora da Usa e Nato. Se confermata, questa ennesima strage di innocenti infliggerebbe un durissimo colpo alla credibilità della tanto pubblicizzata ‘nuova strategia’ degli Stati Uniti volta a minimizzare i ‘danni collaterali’, ovvero le perdite civili causate delle operazioni militari contro gli insorti, limitando il ricorso all’aviazione e all’artiglieria pesante.
Dall’inizio dell’anno, secondo i dati ufficiali dell’Onu, sono tra 300 e 400 i civili afgani uccisi dalle forze d’occupazione occidentali (seicento quelli vittime di attacchi talebani). Ma si tratta di cifre ampiamente sottostimate, poiché la maggior parte dei civili uccisi dalla Nato rimangono classificati ufficialmente come ‘insorti’. Quelli singolarmente conteggiati nel database del professor Marc Herold, dell’Università del New Hampshire sono almeno 600.
Nel 2008 erano stati 800 per l’Onu, quasi mille per il professor Herold, ancora di più secondo l’organizzazione non governativa Afghanistan Rights Monitor (Arm).
Nel 2007 la cifra ufficiale era 600 secondo le Nazioni Unite, il doppio secondo l’accademico statunitense.
Dall’invasione dell’Afghanistan nel 2001 a oggi, secondo le stime più attendibili, le vittime civili delle azioni militari straniere sono state oltre 7.500.
venerdì 4 settembre 2009
Esempi da seguire...
03/09/2009
Il direttore generale del Ministero degli Esteri israeliano, Yossi Gal, ha inviato una protesta ufficiale all'ambasciatore norvegese in Israele, Jakken Bjorn Lian, contro la decisione del governo norvegese di ritirare tutti gli investimenti nell'azienda israeliana Elbit.
La decisione del governo di Oslo arriva dopo che il Consiglio Etico del Ministero delle Finanze ha accertato che la Elbit ha partecipato alla costruzione del muro che separa Israele dalla Palestina.
Il Ministro delle Finanze norvegese ha dichiarato che "noi non vogliamo finanziare compagnie che contribuiscono in modo così diretto alla violazione delle leggi internazionali sui diritti umani".
La dichiarazione si riferisce alla delibera del 2004 della Corte Internazionale di Giustizia che attesta che il muro rappresenta una violazione delle leggi internazionali.
Una crescente campagna su queste questioni è stata portata avanti in Norvegia negli ultimi due anni: in prima linea la Coalition of Women for Peace che ha prodotto una relazione intitolata "chi guadagna sull'occupazione" che attesta che sono 41 le aziende israeliane finanziate con denaro pubblico norvegese.
giovedì 3 settembre 2009
Zibaldone
Giacomo Leopardi